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 2012  marzo 14 Mercoledì calendario

2 articoli – TESSERA DEL TIFOSO ADDIO. DIVENTA «FIDELITY CARD» — Non sarà soltanto un cambio di nome, ma nemmeno il ritorno a uno stadio «aperto», senza vincoli e restrizioni che spesso rendono difficile comperare un biglietto anche a chi è animato delle migliori intenzioni

2 articoli – TESSERA DEL TIFOSO ADDIO. DIVENTA «FIDELITY CARD» — Non sarà soltanto un cambio di nome, ma nemmeno il ritorno a uno stadio «aperto», senza vincoli e restrizioni che spesso rendono difficile comperare un biglietto anche a chi è animato delle migliori intenzioni. La tessera del tifoso, almeno nominalmente, va in pensione. La sostituiranno le «fidelity card», al plurale perché ogni club potrà personalizzarle. Ma hanno vinto gli ultrà, come sostiene l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, o ha vinto il buonsenso? I dati sui reati da stadio daranno la risposta, ma non c’è dubbio che l’addio alla tessera del tifoso sia un atto dovuto. Perché in tal senso si era già espresso il Consiglio di Stato e perché altre devono essere le misure per migliorare il calcio. Prima, anzi primissima, la legge per favorire la costruzione di stadi di proprietà dei club, bloccata da anni in Parlamento. Come spesso accade, quello che doveva restare in un ambito tecnico è diventato polemica politica. Maroni è stato molto critico: «Hanno vinto le tifoserie ultrà e violente, hanno vinto quelle società di calcio come la Roma, di cui è tifosissima il ministro Cancellieri, che mai avevano accettato le regole». Una presa di posizione che è piaciuta poco persino a Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio, suo ex compagno di maggioranza ma non di tifo (Maroni è milanista, Cicchitto romanista): «Maroni dice tante cose giuste e a volte qualcuna sbagliata. Questa è totalmente errata». Dalla prossima stagione sportiva la tessera del tifoso diventerà meno strumento di controllo («schedatura», hanno sempre detto gli ultrà, che ieri hanno festeggiato con uno striscione dei tifosi dell’Alessandria «Maroni abbiamo vinto noi» esposto a Spinetta Marengo dove Maroni partecipava a un incontro elettorale) e più carta dei servizi, con sconti e agevolazioni studiate dai club per favorire i tifosi. Nata nel 2009, per volontà del ministro leghista, la tessera del tifoso è stata distribuita in oltre un milione di copie. Una «card», qualunque sia il suo nome, sarà comunque necessaria per seguire la squadra del cuore in trasferta. Lo spiega il capo della polizia, Antonio Manganelli: «La tessera del tifoso manterrà inalterate le sue caratteristiche fondamentali, a cominciare dalla necessità del suo possesso per le trasferte e gli abbonamenti, sia per questo che per il prossimo torneo di calcio». Le procedure per ottenerla verranno però snellite, come ha annunciato il dg della Federcalcio, Antonello Valentini: «L’Osservatorio sulle manifestazioni sportive si è reso conto che si poteva dare fiducia alle tifoserie che hanno dimostrato di meritarla, facendo appello al senso di responsabilità degli appassionati in maniera sana». La Figc era già all’avanguardia con la sua card Vivo Azzurro. Della tessera del tifoso si era interessato anche il Consiglio di Stato. Il suo rilascio abbinato «inscindibilmente» ad una carta di credito prepagata era sembrato «una pratica commerciale scorretta». I giudici di Palazzo Spada, lo scorso dicembre, avevano motivato così l’accoglimento di un ricorso presentato da Codacons e Federsupporter. La Roma, società citata da Maroni, ha una «vera» tessera del tifoso — As Roma Club Privilege che fornisce vantaggi per trasferte, abbonamenti, sconti nei negozi, prelazioni — ma anche la As Roma Club Home, che dà la possibilità ai possessori di «abbonarsi» per un certo numero di partite. Entrambe le carte hanno gli stessi identici canoni di sicurezza ai fini del rilascio («Questura Online»). Assai più interessanti sono state due altre iniziative della Roma: il settore (a prezzi ribassati) solo per famiglie e il parco di intrattenimento fuori dall’Olimpico. Idee vere per riqualificare gli stadi. Luca Valdiserri LINEA SOFT PER CAMBIARE ROTTA - Salutiamo la tessera del tifoso, che ha avuto una vita breve ma intensa, mai capita e accettata dagli ultrà da stadio. Difatti Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno, inventore di quella tessera che schedava lo spettatore del pallone, polemizza e, lui sì stavolta con l’animo da ultrà, attacca la sua mutazione in «fidelity card»: «È la vittoria delle tifoserie violente e di quelle società come la Roma (di cui è tifosa il ministro Cancellieri) che non avevano mai accettato la tessera del tifoso». Polemiche da ballatoio della politica, meglio concentrarsi sugli effetti del provvedimento di ieri: si tranquillizzino tutti, soprattutto gli ultrà, quelli ufficiali s’intende, perché il tesseramento ministeriale resta, diventa solo più soft assumendo un lessico più vicino al marketing («fidelity card»). Lo stesso Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio che nulla c’entra ovviamente dal punto di vista legislativo ma che tanto sa quanto a calcio giocato e visto, precisa la vera anima della nuova tessera: «Sarà minore l’aspetto di controllo, la schedatura, e maggiore l’effetto sulla responsabilità dei tifosi che vogliono andare allo stadio, con procedure più snelle e l’inserimento di molti altri servizi vicini alle esigenze del tifoso». Ecco appunto, il calcio deve pensare di più a chi intende andare allo stadio, agevolandogli la vita se deve acquistare un biglietto, magari abbassando anche i prezzi, garantendogli un posto comodo, numerato, un po’ quello che succede a Torino con il nuovo stadio della Juventus o in mezza Europa. Si faccia un giro negli stadi italiani, quasi tutti vecchi e malconci, e si vedrà che le famiglie, intese come padre-madre-figlioli, sono rare, rarissime, allontanate dalla paura di incidenti, dal caro prezzi e dal tono sempre più avventuroso che ha assunto un’esperienza allo stadio. Si è pensato troppo ai diritti tv (ben vengano per carità, mantengono il circo del pallone) e quasi niente al tifoso da stadio. Invertire questa rotta, magari cominciando dalla neo fidelity card fino ad arrivare a una legge sugli stadi così tanto sbandierata ma mai approvata, sarebbe l’atto, questo sì, più fedele e vicino a chi ama per davvero il calcio e lo sport. Daniele Dallera