Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 13 Martedì calendario

HOMS, LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

L’orrore dei massacri di Homs torna al centro dell’attenzione internazionale e ripropone in toni da Guerra fredda il braccio di ferro tra Usa ed Europa da una parte e Russia e Cina dall’altra sul che fare per frenare la repressione del regime siriano. Sono trascorsi meno di 10 giorni da quando le truppe scelte di Bashar Assad hanno fatto irruzione nei quartieri della città martire che erano tenuti dalle milizie rivoluzionarie e nuove testimonianze segnalano eccidi gravissimi di civili inermi.
L’Osservatorio per la difesa dei diritti umani, una delle organizzazioni legate alla sommossa basata a Londra, riporta la morte di almeno 16 persone, «soprattutto donne e bambini». Per i comitati locali di coordinamento i morti documentati sarebbero «una cinquantina». Altre fonti locali segnalano 47 cadaveri di persone uccise nella notte tra sabato e lunedì, di cui 26 bambini e 21 donne. Un video su Internet mostra alcuni corpi avvolti in coperte e pronti per la sepoltura. Un medico a Homs citato dalle agenzie stampa occidentali fornisce particolari crudi: «Ho visto due ragazzine di dodici o tredici anni violentate prima di essere uccise. Alcuni cadaveri hanno la gola tagliata, specie nei quartieri di Khaldie e Karm El Zeytoun». Le rappresaglie per mano della Shabiha, la milizia lealista assoldata tra gli alauiti (la minoranza sciita di cui fa parte la famiglia presidenziale), continuerebbero con perquisizioni casa per casa anche nel quartiere di Bab Amr.
A Damasco i portavoce ufficiali per una volta non smentiscono. Anzi, la televisione nazionale e l’agenzia stampa Sana diffondono le immagini di civili ammazzati. Ma accusano come al solito i «terroristi armati» di uccidere cittadini legati al regime e poi di mostrarne i cadaveri per cercare di criminalizzare la macchina militare governativa. Per osservatori stranieri e stampa internazionale resta estremamente difficile verificare le notizie. Il regime blocca l’accesso alle zone dello scontro. I pochi reporter presenti in Siria segnalano comunque che negli ultimi giorni i soldati lealisti hanno inferto sconfitte molto gravi ai gruppi della resistenza. A Homs è praticamente cessata qualsiasi tipo di guerriglia. E ora i comandi siriani stanno allargando le operazioni per riprendere il controllo della zona di Idlib e nei villaggi lungo il confine con Turchia e Libano. Tutto ciò rilancia i toni delle polemiche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove il veto di Russia e Cina continua a paralizzare qualsiasi iniziativa tesa a deporre il presidente Assad. Ieri Hillary Clinton è tornata a puntare il dito contro il regime, ripetendo il suo rifiuto di mettere sullo stesso piano «l’assassinio premeditato di civili perpetuato dalla macchina militare di Assad e invece il diritto all’autodifesa dei civili siriani sotto assedio». Poco prima il segretario di Stato Usa si era incontrata a lungo all’Onu con il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, il quale però ha a sua volta accusato la ribellione di annoverare tra le sue file «terroristi legati ad Al Qaeda». Anche l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, appena tornato da una missione in Siria, ha accusato i militari siriani di «un utilizzo sproporzionato della forza contro la popolazione».
Lorenzo Cremonesi