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 2012  marzo 10 Sabato calendario

AFRICA, IL VIDEO-CHOC CHE SCUOTE IL MONDO —

Dopo Angelina Jolie, Taylor Swift, Justin Bieber, Sean «Diddy» Combs e Oprah Winfrey, anche il presidente americano Barack Obama è sceso in campo a favore del video di mezz’ora «Kony 2012», prodotto dall’organizzazione no profit «Invisible Children» per denunciare gli orrori e le atrocità compiuti dal generale ugandese Joseph Kony e dal suo esercito di bambini-soldato.
«Ci congratuliamo con le centinaia di migliaia di americani che si sono mobilitati di fronte a questa drammatica crisi di coscienza», ha affermato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney elogiando un film che su YouTube e già stato visto da oltre 70 milioni di utenti in tutto il mondo, scatenando una febbre virale tra gli under 25 definita «senza precedenti» dai più attenti osservatori del Web.
Carney ha promesso che «l’America continuerà a combattere contro l’Esercito di Resistenza del Signore (Lra)», guidato da Kony (che si proclama il «portavoce» di Dio) e i cui dirigenti sono stati accusati dalla Corte Penale Internazionale di gravissime violazioni dei diritti umani quali l’omicidio, le mutilazioni, la riduzione in schiavitù sessuale di donne e bambini, costretti, questi ultimi, ad impugnare le armi per lui.
Per fermare Kony, lo scorso ottobre il presidente Obama ha annunciato l’invio in Uganda di un centinaio di soldati Usa, a sostegno delle forze armate regionali impegnate contro i miliziani dell’Lra. «Con le truppe Americane sul campo — ha assicurato il mese scorso ai giornalisti l’ammiraglio Brian L. Losey, capo delle truppe Usa in Africa — l’eliminazione di Kony e compagni è solo questione di tempo».
A chi l’ha accusato di voler cambiare gli equilibri regionali nell’area, sostenendo l’intervento politico e militare americano in un continente lontano, Obama ha ribattuto che «la nostra operazione ha un sostegno bipartisan che va dai cristiani evangelici alle organizzazioni per la difesa dei diritti civili». «Chi conosce Kony e i suoi, sa che si tratta di killer sanguinari — ha incalzato il presidente Usa — che terrorizzano i villaggi, stuprano, massacrano e costringono i bambini a combattere e morire».
Per Obama, il cui padre era keniota, l’Africa è un pallino già prima di arrivare alla Casa Bianca. «Quand’era senatore dell’Illinois, si è distinto come uno dei più ardenti fautori di una politica americana interventista in Africa», spiega il generale J. Scott Gration, Ceo del Millennium Villages, volto a combattere la povertà in Africa.
Tra le «tappe» africane più importanti: nel 2006 Obama si è recato in Darfur; due anni dopo ha firmato un documento di condanna contro il regime di Khartoum «unico responsabile dei massacri» e nello stesso anno ha dichiarato «illegittimo e privo di credibilità» il governo di Robert Mugabe, appellandosi all’African National Congress per «fermare la repressione in Zimbabwe».
Alessandra Farkas