Giovanni Stringa, Corriere della Sera 10/03/2012, 10 marzo 2012
AZIENDE, LA CARICA DEI PREMI ANTI CRISI —
Non bastavano la disoccupazione ai minimi (da 20 anni) e il Pil ai massimi (di sempre). La locomotiva tedesca è riuscita, un’altra volta, a stupire i cugini europei alle prese con crisi del debito e recessione. Questa volta l’ennesimo scatto del «made in Germany» è partito da Wolfsburg, quartier generale della Volkswagen. Il gruppo automobilistico ha appena annunciato un premio di produzione di 7.500 euro, destinato agli oltre 100 mila dipendenti assunti con il contratto collettivo nelle sei fabbriche tedesche.
Ma, anche senza arrivare a quei 7.500 euro a testa, la politica dei premi non è certo morta appena si attraversano il Reno o l’Oder. E perfino scendendo un po’ più a Sud, oltre le Alpi, in Italia esistono — in questi anni non certo facili — aziende che riescono a versare una parte degli utili nelle buste paga di quadri, impiegati e operai. Casi che per fortuna non sono poi così pochi, nonostante tutto. Raccontarli tutti non è possibile: questo viaggio nell’Italia dei bonus ai colletti bianchi e alle tute blu è per forza di cose (e di spazi) non completo. Ma ha un suo inizio: gli stabilimenti della Danone in Italia, dove gli operai (e non solo loro) hanno visto il proprio cedolino di questo febbraio gonfiarsi di circa 3000-3700 euro lordi: la forchetta massima (dalle tute blu ai quadri) quando gli obiettivi sono pienamente raggiunti. È il cosiddetto «Ppo», premio annuale di partecipazione agli obiettivi, che è riuscito nel 2012 (sulla base dei risultati 2011) a far salire di circa il 13-15% lo stipendio di un operaio di quarto-quinto livello. E che nel 2013 dovrebbe trasformarsi in un bonus uguale per tutti, impiegati di concetto o operai alle prime armi.
C’è poi chi, addirittura, ha deciso di pagare le tasse (una parte, naturalmente) ai dipendenti. È il caso della romana Convert Italia, società del settore fotovoltaico, che quest’anno si accollerà la neonata Imu sulla prima casa di 35-40 dipendenti, quelli con un reddito familiare fino a 65 mila euro. Con tanto di percentuali: ai lavoratori con figli a carico sarà rimborsato il 100% dell’Imu, a quelli senza figli il 70%, fino a un massimo di 2 mila euro.
Tornando al Nord, e più precisamente a Sesto San Giovanni, alla Abb Italia sono in corso le contrattazioni aziendali per il rinnovo del premio di risultato, lanciato nel lontano 1992. L’anno scorso, sulla base dei conti del 2010, la società ha fatto i calcoli e ai dipendenti è andata una percentuale (il cosiddetto «pay out») tra il 75% e il 95% della «forchetta massima» di 1.500-4.300 euro.
Tra i «bonus storici» c’è poi quello di Luxottica: battezzato Pdr, premio di risultato, allunga di una riga la busta paga di luglio e l’anno scorso valeva circa 1.300 euro. Restando sempre sul «circa», due anni fa erano 1.100 euro e tre anni fa 1.200 euro. In totale, la somma fa 3.600 euro per tre anni di crisi internazionale (ma, evidentemente, non del gruppo), a cui dovrebbe aggiungersi quest’anno un premio (stimato) superiore a quello dell’anno scorso (sarà versato in estate).
Nel Centro Italia, invece, qualche anno fa è stata la Tod’s a trovarsi sotto i riflettori per la decisione, nel marzo del 2009 (a crisi internazionale già partita), di concedere a 1.400 dipendenti della produzione un bonus una tantum di 1.400 euro: un premio secco, improvviso, mentre i ricavi del gruppo decollavano ma le Borse mondiali toccavano i minimi. Negli stessi mesi alla fabbrica di velivoli Aermacchi, nel varesotto, si decideva un bonus da 3.900 euro l’anno. E un piano di 150 assunzioni.
La Germania, insomma, farà pure il pieno di assunzioni e di bonus, ma in Italia non ci sono solo le forbici che tagliano scrivanie e stipendi.
Giovanni Stringa