Federico Rampini, la Repubblica 10/3/2012, 10 marzo 2012
Moody´s "La Grecia è in default" – La Grecia è in default tecnico, anche se non è una bancarotta sostanziale, è la prima volta che un simile evento colpisce un paese sviluppato da 60 anni
Moody´s "La Grecia è in default" – La Grecia è in default tecnico, anche se non è una bancarotta sostanziale, è la prima volta che un simile evento colpisce un paese sviluppato da 60 anni. E un evento cruciale p erl`eurozonaanche se erastato previsto, perfino "desiderato" da alcuni investitori internazionali, in quanto fa scattare 3,2 miliardi di dollari di risarcimenti assicurativi a beneficio dicenti detentoridititoli delTesoro greci. Non si tratta di un crac improvviso. Questo default sancito dall`agenzia di rating Moody`s è l`effetto collaterale dell`accordo raggiuntofrail governo cliAtene, la "troika" chelo ha messo s ottovigilanza (Commissione Ue, B ce, Fmi), e le banche internazionali. Dalla troika arriva il via libera al salvataggio della Grecia. Prima l’annuncio ufficiale: «L`adesione allo Swap ha superato 1`85%». Poi la decisione del governo di attivare le clausole di azione collettiva, che porteranno il tasso finale di adesione al 95,7%. E, infine, l`approvazione dell`Eurogruppo. «Ci sono le cond i zioni p eril salvataggio» ha ammesso il presidente Jean-CIahde Junker cui ha fatto eco il sempre scettico ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaueble: «I ministri delle Finanze dell`Eurozona hanno sbloccato 35,5 miliardi di euro per sostenere lo scambio di debito della Grecia, il resto, 96 miliardi, arriverà lunedì quando saranno risolte le ultime formalità». Il Fondo monetario internazionale prop orrà p oi un nuovo prestito alla Grecia da 38 miliardi di euro (36,7 miliardi di dollari) , Lo ha annunciato il numero uno del Fmi, Cluistine Lagarde, «Oggi ho consultato il consiglio esecutivo del Fmi e, come discusso con il governo greco, ho intenzione di raccomandare un accordo per 28 miliardi di euro per sostenere l`ambizioso programma economico di Atene». "Ristrutturazione concordata", questo termine significa che la maggioranza delle banche creditrici ha accettato di subire perdite pesanti sul valore dei bond greci. C`è però unaminoranzaribelle, acuiilpesante taglio di valore dei b ond è stato im- posto: questo legalmente fa scattare la definizione del default. L`aspetto "positivo", per la finanza globale, è che verranno rispettati i contratti assicurativi detti credit default swap (Cds), Si era temuto che il "concordato" fraAtene, la troika e la maggioranza dei banchieri potesse annullare quei titoli assicurativi, creando un`insicurezza profonda per gli investitori che li hanno acquistati (anche a s cop o speculativo) . Restaaperto il problema di fondo: se questo primo default tecnico della Grecia, con annessa ristrutturazione dei debiti, sarà sufficiente. Oppure se Atene si avviterà in una recessione sempre peggiore, con relativo aumento del debito, fino a rendere inevitabile la sua uscita dall`euro. Wall Street ieri sera ha chiuso in positivo anche se proprio sul finale della seduta era giunta la notizia del default della Grecia, che riapre il "caso eurozona" anche per gli investitori Usa. L`associazione che gestisce i Cds ha sancito che la ristrutturazione del debito pubblico greco farà scattare il pagamento di quelle "polizze assicurative". Ai fini di questi titoli derivati, è come se la Grecia fosse fallita. Lo confermai` agenzia di rating Moody`s. Questo perché il governo di Atene ha imposto ad alcuni creditori di accettare le condizioni concordate con la maggioranza delle banche: quindilegalmente la riduzione dei pagamenti sui bond greci non sí può considerare "volontaria" per tutti. L`assenza di volontarietà fa scattare la definizione del default. L`associazione che gestisce i Cds, la International Swaps and Derivatives Association (Isda) terrà una prima asta per fissare il valore dei Cds i119 marzo. La questione greca e i costi del defaultdiAtene si sono riprop osti al termine di una giornata che era stata dominata dall`annuncio di un altro mese positivo per l`occupazione Usa, il 24esimo consecutivo. E il terzo mese con un risultato netto sopra i duecentomila posti. Perla precisione sono stati 227.000 a febbraio. È questo il saldo netto tra nuove assunzioni e licenziamenti. Ma forse una notizia ancora migliore è quella nascosta dietro un numero che è rimasto fermo: il tasso di disoccupazione pari all`8,3% della forza lavoro. Come può restare invariata quella percentuale, se l`occupazione cresce? La spiegazione sta nel fatto che finalmente tornano a presentarsi sul mercato del lavoro i "disoccupati scoraggiati", cioè tutti coloro che nella fase più dura della crisi avevano smesso di cercare un posto e quindi erano scomparsi dal conteggio della forza lavoro. Qualcosa può ancora far deragliare questa locomotiva americana? Nessuno ha dimenticato quel che accadde esatta- mente un anno fa, quando ci fu una "finta ripresa", poi abortita. I mesi di febbraio, marzo e aprile del 2011 registrarono tuttidegliaurnentinettidi occupazione superiori alle 200.000 unità. Poi però ci furono lo tsunami in Giappone e la crisi dell` eurozona, il pessimismo contagiò gli Stati Uniti, e ]a seconda metà dell`anno fu segnata daunrallentamento. Oraall` orizzonte c` è un altro tipo di minaccia, un possibile conflitto tra Israele e l`Iran che coinvolgerebbe gli Stati Uniti e potrebbe far schizzare ancora più su il prezzo del petrolio. Federico Rampini