13 marzo 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. A CHE PUNTO È LA SIRIA
CORRIERE.IT - primo articolo
MILANO- Le elezioni legislative in Siria si terranno il prossimo 7 maggio. Lo ha deciso il presidente Bashar al Assad, citato dal sito Internet del Parlamento siriano. Estremo tentativo di dimostrare un volto democratico in un Paese da mesi martoriato. Anche oggi.
«RIDICOLO» - Gli Stati Uniti hanno subito bollata come «ridicola» l’idea di organizzare delle elezioni «in mezzo agli scontri». Victoria Nuland, portavoce del dipartimento di Stato americano, ha ribadito che il voto «per un parlamento che non è altro che una camera di registrazione, nel mezzo delle violenze cui stiamo che assistendo in tutto il Paese, è ridicolo».
LE ULTIME VITTIME - Dodici membri dei servizi di sicurezza siriani sono stati uccisi in un’imboscata tesa dai ribelli vicino alla città di Dael, nella provincia meridionale di Daraa. Lo ha riportato l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh): «Si dirigevano verso la città di Dael per effettuare una serie di arresti quando il loro veicolo è finito in un’imboscata tesa da un gruppo di disertori armati», ha indicato l’organizzazione.
OTTOMILA MORTI - È l’ultimo episodio di un calvario che miete morti sui due fronti. Ottomila persone uccise in un anno. Questo è il bilancio dell’Onu delle vittime della repressione in Siria. Fra le vittime ci sono molti donne e bambini. Lo ha dichiarato il presidente dell’Assemblea generale, Nassir Abdulaziz al-Nasser, secondo cui le «violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche» e in questo «la comunità internazionale ha una sua responsabilità». Per l’opposizione siriana, il numero delle vittime è invece superiore a 9.000.
AL QUAIDA - Da un’inchiesta francese emerge che al Qaida (e per essa la sua ramificazione nella regione, Aqmi) è entrata direttamente nel conflitto interno in Siria, reclutando elementi, fatti arrivare seguendo un lungo percorso che ha avuto la Turchia come ultima tappa prima di valicare la frontiera turco-siriana.
IN TURCHIA- Intanto Kofi Annan, inviato dalle Nazioni Unite e dalla Lega Araba per una trattativa, ha spiegato di «attendere una risposta da Damasco» sulle «proposte concrete» per mettere fine a quasi un anno di violenze che lui stesso ha avanzato nei colloqui del fine settimana con il presidente Bashar al-Assad. Intanto l’opposizione siriana (il Consiglio nazionale siriano, Cns) ha promesso «piena cooperazione» politica.
A IDLIB- Prosegue l’assalto delle forze del governo siriano contro civili nel centro e nel nord del Paese. Lo denuncia l’attivista Mohamed Abdullah, precisando che «carri armari stanno colpendo la capitale provinciale di Idlib con artiglieria pesante dalle prime ore del mattino». In particolare a Idlib, un assalto ha provocato la morte di 10 soldati regolari.
LE MINE AI CONFINI - Truppe siriane hanno disposto mine lungo le strade usate dalle persone che fuggono dalle violenze verso la Turchia e il Libano. Lo ha fatto sapere Human rights watch (Hrw), in base alle testimonianze di profughi e di sminatori, precisando che le mine sono state piazzate nelle ultime settimane. Il regime di Assad sta minando le zone di confine lungo quei tragitti utilizzati dai profughi che cercano di fuggire dalle violenze in Siria. La posa delle mine è cominciata nel novembre scorso. Ma testimonianze e conferme arrivano solo oggi.
TESTIMONIANZE - Un ex sminatore dell’Esercito siriano, passato all’opposizione, ha detto di aver bonificato a inizio marzo un’area nei pressi di Hasanieih togliendo almeno 300 ordigni. L’uomo ha anche raccontato - riporta la Bbc online - che un ragazzo 15enne ha perso una gamba mentre aiutava una famiglia ad attraversare il confine con il Libano. «Qualsiasi uso di mine antiuomo è ingiustificabile», ha denunciato Steve Goose, direttore della divisione armamenti di HRW: «Non vi è nessuna giustificazione per l’uso di questi strumenti bellici da parte di un paese, per qualsivoglia scopo».
PROFUGHI - Sono 230mila i siriani fuggiti dalle loro case dall’inizio delle violenze nel Paese l’anno scorso. Lo ha fatto sapere Panos Moumtzis, il coordinatore per la Siria dell’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, precisando che 30mila persone sono già scappate in Turchia, Libano e Giordania. «Tutti i giorni - ha aggiunto - centinaia di persone attraversano il confine per recarsi in uno dei Paesi vicini». Parlando ai giornalisti a Ginevra Moumtzis ha spiegato che, secondo la Mezzaluna rossa, in Siria ci sono inoltre almeno 200mila sfollati interni. Circa 110mila rifugiati che vivono in Siria, soprattutto iracheni, stanno inoltre soffrendo a causa di condizioni di vita difficili, soprattutto l’aumento dei prezzi dei prodotti di base. I prezzi, ha riferito Moumtzis, «sono saliti alle stelle» a causa della svalutazione della lira siriana.
LA VERSIONE UFFICIALE - Un funzionario siriano e alcuni testimoni avevano detto a novembre ad Associated Press che la Siria aveva piazzato mine lungo alcune parti del confine con il Libano per prevenire il contrabbando di armi. Migliaia di siriani sono scappati in Turchia e in Libano dall’inizio della rivolta contro il governo del presidente Bashar Assad.
CORRIERE.IT - secondo articolo
E il segretario generale dell’Onu: «Da Damasco uso sproporzionato della forza»
Massacro a Homs, in un video l’orrore
dei corpi mutilati di donne e bambini
Uccisi dai miliziani lealisti dopo i colpi di artiglieria. Il regime non smentisce ma scarica le colpe sui «terroristi»
Le immagini choc del massacro MILANO - I corpi avvolti nelle coperte, buttati lì, con i volti dei bambini straziati mostrati dalle telecamere. Sul web sono stati pubblicati alcuni video amatoriali in cui appaiono le prime immagini dei corpi mutilati e senza vita di decine di bambini e donne, vittime secondo gli attivisti dei comitati di coordinamento locale di Homs, del massacro compiuto dalle milizie lealiste a Karm az Zeitun, quartiere a maggioranza sunnita della terza città siriana. I cadaveri sono decine.
L’ONU IN CAMPO - Nel frattempo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, è intervenuto per sottolineare che il governo siriano sta facendo un uso «sproporzionato» della forza in alcune città. Non solo: per il numero uno del palazzo di vetro, Damasco è responsabile di un «assalto militare» e di «operazioni vergognose». Ban Ki Moon ha poi esortato Assad a dare una risposta all’inviato speciale dell’Onu, Kofi Annan, che domenica ha chiesto la cessazione delle violenze e l’apertura di corridoi umanitari. Al tempo stesso il vertice delle Nazioni Unite auspica che il Consiglio di sicurezza riesca ad uscire dall’impasse sin qui creata dai veti di Cina e Russia e che sulla Siria inizi a parlare con voce sola. Annan, nel frattempo arrivato ad Ankara, ha sottolineato che «ie uccisioni di civili devono fermarsi adesso» e che «il mondo deve mandare un messaggio chiaro, che questa situazione è inaccettabile». Mentre Ban Ki Moon parlava a New York, al Consiglio dei diritti umani dell’Onu di Ginevra Paulo Pinheiro, presidente della Commissione d’inchiesta internazionale sulla Siria, ha presentato il suo rapporto: «L’esodo continua verso il Libano, la Giordania e la Turchia - ha spiegato Pinheiro -. La situazione disperata dei civili deve essere affrontata con urgenza assoluta». «È imperativo interrompere il ciclo di violenza in Siria - ha aggiunto - e scongiurare un escalation degli scontri armati in una guerra civile».
TAGLI ALLA GOLA - In uno dei filmati un attivista, identificato con lo pseudonimo di Omar al Homsi, mostra i corpi delle vittime. Molte salme presentano i crani spaccati. Altri hanno ancora gli occhi aperti, oppure un’occhio solo, mentre dall’altro è fuoriuscita materia celebrale. Dei corpi presentano segni di bruciature estese, altri hanno tagli alla gola o fori di pallottole in fronte. Secondo il racconto dell’attivista, le vittime sono state uccise dalle milizie lealiste che sono penetrate nei quartieri di Karm az Zeitun e Adawiy alla ricerca dei superstiti di intensi attacchi di artiglieria. I corpi mostrati apparterrebbero ad almeno 51 civili, tra donne e bambini.
LA RISPOSTA DEL REGIME - Il regime conferma implicitamente la notizia affidando al ministero dell’informazione un comunicato, diffuso dall’agenzia ufficiale Sana, nel quale si accusano non meglio precisati «terroristi» di aver sequestrato civili di Homs, di averli uccisi e mutilati e di aver inviato le immagini alle tv panarabe Al Jazeera e Al Arabiya con l’obiettivo di attribuire il crimine alle autorità. I Comitati di coordinamento hanno finora identificato una dozzina di corpi, tra i quali figurano quelli di bambini di cinque e sei anni e alcune donne. Intanto a Daraa, nel sud del Paese al confine con la Giordania, un’autobomba è esplosa secondo quanto riferiscono attivisti, uccidendo una ragazza e ferendo 25 studenti di una scuola nel centro cittadino. L’agenzia Sana non ha finora riportato nessuna notizia da Daraa.
SEQUESTRO - Sempre nella notte, nel nord della Siria, le brigate dell’esercito siriano, fedeli al presidente Bashar al-Assad, hanno sequestrato 35 persone, tutti civili, nei dintorni di Idlib. Secondo quanto ha riferito Abu al-Bará, rappresentante dei Comitati rivoluzionari della città siriana, tra le persone rapite ci sono anche donne e bambini. «I militari - ha affermato in collegamento con la tv satellitare Al Arabiya - minacciano di ucciderli se i soldati disertori, passati con l’esercito libero siriano, non si consegneranno nelle loro mani». L’oppositore sostiene inoltre che «le truppe del regime siriano hanno inviato ulteriori rinforzi a Idlib». Dopo la presa di Homs l’esercito siriano sta preparando una violenta offensiva contro la città settentrionale, dove sono presenti i gruppi ribelli. E nel frattempo centinaia di famiglie avrebbero abbandonato Homs, per timore di nuove violenze: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani.
REPUBBLICA.IT
ROMA - Sono più di 8.000 le persone che sono state uccise in Siria da quando, circa un anno fa, esplose la rivolta contro il regime di Bashar al Assad: Le cifre arrivano dal presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser, secondo il quale fra le vittime ci sono molti donne e bambini. Al-Nasser ha detto che "violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche 1" e in questo "la comunità internazionale ha una sua responsabilità". Secondo l’opposizione siriana, il numero delle vittime è invece superiore a 9.000. Cifre davanti alle quali la Lega Araba chiede un’indagine internazionale.
VIDEO: L’APPELLO DI AMNESTY
2Lega Araba chiede indagine. La Lega Araba ha chiesto un’inchiesta internazionale sui "crimini" contro i civili commessi in Siria, in particolare nella città centrale di Homs. "I media riportano orribili immagini di crimini commessi contro civili innocenti a Homs, a Idlib e in altre parti della Siria, che possono essere definiti crimini contro l’umanità - ha detto il segretario generale Nabil al-Arabi in un comunicato - Ci deve essere un’inchiesta internazionale indipendente per rivelare la verità su quanto sta succedendo, individuare i responsabili di questi
crimini e assicurarli alla giustizia", aggiunge la nota. Duri i toni dei Fratelli Musulmani di Giordania, che accusano Assad di "genocidio".
L’Onu attende risposte. Assad risponderà oggi alle proposte di pace presentate nei giorni scorsi dall’inviato dell’Onu Kofi Annan. Al termine della sua visita a Damasco, lo scorso fine settimana, Annan aveva detto di aver presentato "proposte concrete" ad assad per porre fine alla repressione e garantire un accesso umanitario alle città più colpite. Ieri, il ministro degli esteri francese Alain Juppe aveva fatto sapere che il presidente siriano ha accettato di dare una risposta entro "48 ore", e oggi alcuni diplomatici al palazzo di vetro hanno precisato che la risposta è attesa per questa mattina. "Oggi mi aspetto di ascoltare qualcosa dalle autorità siriane dato che gli ho lasciato proposte concrete da valutare. Quando avrò ricevuto quelle risposte sapremo come reagire" dice Kofi Annan. Nel frattempo l’opposizione siriana garantisce "piena cooperazione" politica, promettendo di deporre le armi "se la repressione siriana si fermerà", anche "l’esercito siriano libero cesserà di combattere". E’ questo il senso delle parole del portavoce del presidente del Consiglio nazionale siriano (Cns), Burhan Ghaloun, che ha incontrato Annan.
Elezioni. Le elezioni parlamentari in Siria si terranno il 7 maggio. Il voto doveva tenersi inizialmente a marzo, ma è stato posticipato in seguito al referendum sulla nuova Costituzione, che permette a nuovi partiti politici di candidarsi. In passato il Fronte nazionale progressista, di cui fa parte il partito Baath al potere e altri 11 gruppi collegati, aveva dominato le elezioni e l’assemblea nazionale
Gli scontri. Sul fronte degli scontri almeno dieci soldati siriani sono stati uccisi oggi all’alba in un attacco sferrato da ribelli nella città di Maaret al-Noomane, nella provincia ribelle di Idleb. Lo ha riportato l’osservatorio siriano dei diritti umani (osdh).
I soldati sono stati uccisi in "un attacco sferrato da un gruppo di disertori contro un checkpoin" ha precisato l’osdh. La città, che subisce bombardamenti a intermittenza, è controllata in parte dall’esercito e i combattimenti violenti nella città e in provincia hanno provocato decine di morti in alcuni giorni.
(13 marzo 2012)
REPUBBLICA.IT - SECONDO ARTICOLO
HOMS - Un’aggressione vergognosa, un uso sproporzionato della forza. Con queste durissime espressioni, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon, ha condannato una volta di più la repressione del regime siriano, nel giorno in cui è avvenuta a Homs la macabra scoperta del massacro di 47 tra donne e bambini ad opera dei fedelissimi del presidente Bashar Al Assad. Immagini dei corpi straziati sono state diffuse su internet e il Consiglio nazionale siriano (Cns) ha chiesto alla comunità internazionale un intervento militare e la creazione di una no-fly zone a protezione della popolazione.
Parlando al Consiglio di sicurezza, Ban ki-Moon ha rivolto al presidente Assad il pressante invito a "decidere entro pochi giorni" sulle proposte che ieri a Damasco gli ha esposto il mediatore delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Kofi Annan, per riportare la pace nel Paese. Al leader siriano, l’ex segretario generale Onu ha chiesto di compiere "passi immediati per mettere fine alla violenza e agli abusi, rispondere alla crisi umanitaria e avviare un processo pacifico e senza esclusioni che risponda alle aspirazioni del suo popolo".
"Il governo siriano ha fallito nell’adempiere alla responsabilità di proteggere il suo popolo, sottoponendo, al contrario, i suoi cittadini all’aggressione militare e a un uso sproporzionato della forza. Operazioni vergognose che continuano" la dichiarazione di Ban al Consiglio di sicurezza, in un dibattito a cui partecipano, tra gli altri, il segretario
di Stato Usa Hillary Clinton, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, i capi delle diplomazie di Francia, Alain Juppè, Gran Bretagna, William Hague, oltre a vari rappresentanti di Paesi arabi. Ban ha sottolineato che "in questo momento cruciale, è essenziale che il Consiglio agisca in fretta e parli con una voce sola" e si è augurato che il Consiglio "trovi la strada che gli permetta di raggiungere una risoluzione di consenso che mandi un segnale di ferma determinazione".
A New York è in programma anche il vertice del "quartetto" per il Medio Oriente (Onu, Ue, Usa, Russia). Ban ki-Moon ha espresso il proprio "apprezzamento" per le recenti iniziative diplomatiche di Russia e Cina. Nel fine settimana, dai colloqui tra il ministro degli Esteri russo, Lavrov, e i rappresentanti della Lega Araba, è emerso un piano articolato in cinque punti: cessazione della violenza, qualunque ne sia l’origine; controllo neutrale; nessuna interferenza straniera; accesso all’assistenza umanitaria; appoggio alla mediazione di Kofi Annan, inviato speciale di Lega araba e Onu. Il piano è appoggiato dalla Cina e Damasco, anche attraverso il proprio ambasciatore a Mosca, lo ha giudicato positivamente.
In un simile clima, persino Lavrov, che dall’inizio della crisi siriana ha lavorato per ammorbidire i progetti di risoluzione Onu contro Assad, si è detto "gravemente preoccupato" per l’evolversi della situazione in Siria. Ma ha nuovamente ammonito sulla possibilità di una "diffusione del conflitto", che potrebbe scaturire da "domande affrettate per un cambiamento di regime, dall’imposizione di sanzioni unilaterali concepite per innescare difficoltà economiche e tensioni sociali in Siria" e da azioni che possano "evocare sostegno al confronto armato e anche un intervento militare straniero". Lavrov ha quindi ribadito che "tutte le parti" devono mettere fine alle violenze. Pur riconoscendo che "le autorità siriane hanno gran parte delle responsabilità", secondo il ministro russo non si può ignorare che in molte circostanze le forze siriane "non lottano contro persone disarmate ma contro unità armate e gruppi estremisti, come terroristi di Al Qaeda".
Su quest’ultimo punto Hillary Clinton non ci sta. Il segretario di Stato Usa ha respinto ogni tentativo di equiparare gli "omicidi premeditati" orditi dalle forze governative con il diritto all’autodifesa dei civili. Piuttosto, Clinton ha duramente sottolineato il "cinismo" di Assad, al tavolo "per la pace" con Kofi Annan mentre lanciava era in corso l’azione repressiva delle sue forze armate. Senza riferirsi esplicitamente a Russia e Cina, il segretario di Stato americano ha invitato tutti a unirsi per una soluzione della crisi siriana: "Crediamo che sia il momento per tutte le nazioni, anche per quelle che finora hanno bloccato i nostri tentativi, di supportare l’approccio politico e umanitario della Lega Araba".
A Russia e Cina si è direttamente rivolto invece Juppé, perché ascoltino "la coscienza del mondo" e appoggino una risoluzione Onu di condanna della violenza in Siria. Il capo della diplomazia francese ha inoltre chiesto che i vertici del regime di Damasco siano giudicati da tribunali internazionali.
Orrore a Homs. Dalla città assurta a simbolo e roccaforte dell’opposizione al regime, gli attivisti danno la notizia del ritrovamento di 47 cadaveri in due quartieri della città, appartenenti a donne e bambini. Tutti sgozzati, sarebbero vittime di una vera e propria esecuzione di massa ad opera delle forze fedeli al presidente. I Comitati di coordinamento locale degli attivisti siriani anti-regime affermano di aver finora identificato i corpi di 12 vittime. Nella versione fornita dall’agenzia di Stato Sana e ribadita dal ministro dell’Informazione di Assad, si tratterebbe di un certo numero di "civili sequestrati, uccisi e corpi mutilati da gang terroriste" per impressionare l’opinione pubblica internazionale. L’orrore corre anche sul web: pubblicati in rete alcuni video amatoriali con le immagini dei corpi straziati. Intanto, Al Arabiya riporta dell’esplosione di un’autobomba a Deraa, sud della Siria, nei pressi di una scuola nel quartiere centrale di Mahatta: morta una ragazza, feriti altri 25 studenti.
Al diffondersi della notizia del massacro di donne e bambini a Homs, centinaia di famiglie sono fuggite da Homs, riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Il Consiglio nazionale siriano (Cns) ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu. Più tardi, con un comunicato letto durante una conferenza stampa a Istanbul da uno dei leader dell’opposizione, George Sabra, il Cns ha richiesto "un intervento militare internazionale e arabo urgente", la creazione di una "no-fly zone" e raid mirati contro l’apparato militare del regime di Assad.
"I cadaveri di almeno 26 bambini e 21 donne sono stati trovati nei quartieri di Karm al-Zeitoun e al-Adawiyé, alcuni sgozzati, altri pugnalati dai ’chabbiha’ (le milizie filo-regime)", ha spiegato Hadi Abdallah, della Commissione generale della rivoluzione siriana, mostrando un video a sostegno delle accuse.
In uno dei filmati finiti su internet, un attivista, identificato con lo pseudonimo di Omar al Homsi, mostra i corpi di donne e bambini. Molti presentano il cranio spaccato, altri hanno ancora gli occhi aperti, oppure un’occhio solo, mentre dall’altro è fuoriuscita materia celebrale. Alcuni cadaveri presentano segni di bruciature estese, altri hanno tagli alla gola o fori di pallottole in fronte. Secondo il racconto dell’attivista, le vittime sono state uccise dalle milizie lealiste penetrate nei quartieri di Karm al-Zeitoun e al-Adawiyé alla ricerca dei superstiti di intensi attacchi di artiglieria.
L’agenzia di Stato, Sana, ha diffuso la versione di regime sull’accaduto: "gruppi di terroristi hanno sequestrato, ucciso, mutilato" un numero imprecisato di civili a Homs "per filmarli e mandarli in onda" sulle tv satellitari, in particolare al Jazeera e al Arabiya. A seguire il ministro dell’Informazione, Adnane Mahmoud, che ha accusato del massacro "bande di terroristi", il cui obiettivo è di "sfruttare il sangue siriano per fare pressione e suscitare la reazione internazionale contro la Siria".
Riunione del "quartetto" a New York. Di tutto questo, all’Onu discute il "quartetto" per il Medio Oriente. Presenti il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, collegata in videoconferenza Catherine Ashton, capo della diplomazia Ue. A margine, Clinton e Lavrov intratterranno colloqui bilaterali molto attesi a causa delle forti divergenze tra Washington e Mosca sull’approccio al conflitto siriano. La Russia ha posto il veto a due risoluzioni del Consiglio di sicurezza, assieme alla Cina, e secondo alcuni diplomatici considera ancora troppo sbilanciata la bozza presentata negli ultimi giorni dagli Stati Uniti. I Paesi occidentali hanno ribadito più volte di non voler intervenire militarmente in Siria, a differenza di quanto accaduto in Libia contro Gheddafi, ma non hanno escluso la possibilità di fornire armi ai ribelli, progetto a cui si oppongono Mosca e Pechino.
"Fornire armi non è la soluzione". "E’ imperativo interrompere il ciclo di violenza in Siria e scongiurare un escalation degli scontri armati in una guerra civile". Lo ha affermato oggi a Ginevra Paulo Pinheiro, presidente della Commissione di inchiesta sulla Siria, istituita dal Consiglio Onu per i diritti umani nell’agosto 2011. "Accrescere la militarizzazione e fornire armi non è la risposta giusta - ha aggiunto, presentando il rapporto della commissione al Consiglio -. L’accesso umanitario illimitato deve essere la regola e non l’eccezione".
Annan: "Fermare ora le uccisioni di civili". Nel frattempo, il mediatore Kofi Annan ha lasciato ieri Damasco, dove ha incontrato Assad, senza trovare un accordo per la fine del conflitto, ed è arrivato questa mattina in Qatar per incontrare alcune autorità del governo locale. Il ministro qatariota degli affari esteri, sceicco Hamad Bin Jassem Al Thani, ha denunciato sabato "un genocidio sistematico da parte del governo siriano" e ha stimato che è giunto il tempo di inviare truppe arabe e internazionali in Siria. A fine febbraio, Al Thani si era detto favorevole alla fornitura di armi all’opposizione siriana. Dopo il Qatar, Annan si è trasferito in Turchia, per riferire al premier turco Erdogan sui colloqui avuti con Assad. Al suo arrivo ad Ankara, Annan ha dichiarato: "Le uccisioni di civili devono fermarsi adesso. Il mondo deve mandare (al regime siriano) un messaggio chiaro, che questa situazione è inaccettabile".
Iran: "Occidente e arabi per instabilità della Siria". Chi invece garantisce il pieno sostegno ad Assad è l’Iran. "La Repubblica Islamica dell’Iran sottolinea il suo totale sostegno al popolo e al governo siriano", ha detto il viceministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian, citato dall’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna. Amir-Abdollahian ha accusato l’Occidente e i Paesi arabi di "lavorare per l’insicurezza e l’instabilità in Siria" e di essere "responsabili per l’aggravarsi della crisi". Teheran, ha concluso il viceministro degli Esteri, continua a ritenere che l’unica soluzione sia quella "politica" sulla base delle "riforme" promosse dal presidente siriano Bashar Al Assad.
Libano, Hariri: "Assad criminale, fine è vicina". "Il massacro di donne, bambini e anziani innocenti a Homs è un segnale: la fine del regime di Bashar Al Assad è vicina. Il presidente siriano avrà il destino che spetta ai criminali". Lo ha affermato l’ex premier libanese e leader del movimento di opposizione al-Mustaqbal, che ha parlato del massacro di Homs come di un’"altra pagina nera scritta" da Assad. Hariri ha ribadito il suo sostegno alla popolazione siriana e chiesto "alla comunità araba e internazionale di sostenerla".
(12 marzo 2012)
ESTRATTI DALLA RASSEGNA.
DAI GIORNALI DEL 27 FEBBRAIO
##Siria referendum costituzionale sotto le bombe
• In Siria è stato il giorno del referendum popolare sulla nuova costituzione. Seggi aperti fino alla 22 (inizialmente doveva essere fino alle 19), a Damasco file di cittadini ripresi dalle telecamere, Assad si è fatto veder al seggio con la moglie Asma. Sembra scontata la vittoria di sì che porterebbero all’instaurazione del pluralismo democratico e a libere elezioni entro 90 giorni. Nel testo è poi previsto che il presidente rimanga in carica massimo due mandati (ma per Assad partirebbero da dopo la fine del suo attuale), che deve essere musulmano e nato in Siria e non può avere una moglie straniera, L’opposizione ha considerato il voto una farsa e si è rifiutata di votare. Intanto sono continuato i bombardamenti su Homs, con almeno nove morti. [Stabile, Rep]
##Clinton: «Armare i ribelli in Siria aiuterebbe al Qaeda»
• Intervistata da Bbc e Cnn, Hillary Clinton ha detto che «un intervento in Siria aumenterebbe i rischi di una guerra civile. Non c’è consenso all’Onu, molti in Siria non vogliono un intervento, e armare i ribelli può voler dire sostenere Al Qaeda in Siria». [Stabile, Rep] In realtà, secondo il giornale arabo Asharq AlAwsat, il Pentagono sta preparando un intervento modello Kosovo. L’operazione partirebbe senza il via libera dell’Onu, per creare con la Croce Rossa una zona cuscinetto umanitaria al confine con la Turchia, finalizzata ad aiutare i rifugiati. La sicurezza di questa zona richiederebbe di imporre il blocco dello spazio aereo siriano, aiutando così le operazioni sul terreno dei ribelli. [MaStrolilli, Sta]
DAI GIORNALI DEL 29 FEBBRAIO 2012
Gli Stati Uniti hanno già pronto un piano militare per la Siria, nel caso in cui la situazione nel Paese mediorientale si faccia intollerabile.
##Il Pentagono è pronto per l’attacco alla Siria
• Secondo la Cnn il Pentagono ha già pronto un piano dettagliato per l’intervento militare in Siria, con la definizione precisa delle forze che sarebbero impiegate. Intensificati negli ultimi giorni le operazione di spionaggio satellitare ed elettronico e le intercettazioni delle comunicazioni tra Assad e i suoi militari. [Rampini, Rep]
DAI GIORNALI DEL 2 MARZO 2012
Putin: «Noi vogliamo evitare che in Siria succeda quel che è successo in Libia, con quell’esecuzione medievale di Gheddafi»
##Homs, cade il quartiere dei ribelli
• Dopo 27 giorni di assedio incessante, le forze del regime siriano hanno conquistato Bab Amro, il quartiere di Homs simbolo della resistenza. I ribelli si sono ritirati e, secondo notizie diffuse dalle organizzazioni dell’opposizione, i soldati avrebbero condotto rastrellamenti e una caccia all’uomo contro gli ultimi militanti armati: 17 i morti. Ma in pratica ad Homs non si combatte più. La Croce Rossa internazionale e quella siriana sono potute entrare nel quartiere per soccorrere le quattromila persone che erano rimaste nelle loro case. [Stabile, Rep]
DAI GIORNALI DEL 9 MARZO 2012
##Siria, viceministro e tre generali abbandonano Assad
• Il governo di Bashar Assad perde i pezzi. Ieri si è dimesso il viceministro del Petrolio Abdo Hussameddin, che in un filmato su YouTube ha annunciato di volersi unire alla rivoluzione. Secondo la tv saudita Al Arabiya, sempre ieri tre generali hanno disertato e sono fuggiti in Turchia. [Stabile, Sta]
la rinuncia, almeno finora, a qualsiasi intervento occidentale o arabo in Siria - dove al-Assad massacra a man salva gli oppositori - per timore che il prossimo regime si riveli più pericoloso dell´attuale (Lucio Caracciolo)