Marina Forti, il manifesto 13/03/2012, 13 marzo 2012
IL REATO DI FRACKING
Un ampio fronte di gruppi ambientalisti e cittadini si è mobilitato negli ultimi tempi negli Usa contro la costruzione di un oleodotto che dovrebbe trasportare il petrolio estratto delle sabbie bituminose in Alberta, in Canada, fino alle raffinerie del Texas. Grandi proteste suscita anche l’espansione del «fracking», cioè l’estrazione di gas di scisto con la tecnica della «fratturazione idraulica» che consiste nell’iniettare nelle viscere della terra acqua ad alta pressione mischiata a vari agenti chimici, così da far esplodere le rocce che racchiudono il gas: tecnica molto controversa, sia per il suo gran consumo d’acqua e l’inquinamento delle falde idriche, sia perché è ormai accertato che ha provocato dei terremoti. E però l’estrazione del gas di scisto si espande - e anche il movimento che vi si oppone.
Qual è il punto? Che il Federal Bureau of Investigation, Fbi, ha incluso il movimento anti-fracking nella propria definizione di «eco-terrorismo», e ha messo sotto vigilanza gli attivisti ambientali che ne fanno parte. Lo segnala Common Dreams, sito della «progressive community» americana. Spiega che in passato la definizione di «ecoterrorismo», di per sé alquanto vaga, è stata usata per indicare atti di sabotaggio, incursioni per liberare i visoni dagli allevamenti, proteste davanti a casa di dirigenti di industrie inquinanti o cose simili - e molti attivisti ambientalisti, che si sono visti appioppare questa etichetta, hanno subito condanne alla galera (perfino sentenze di massima sicurezza) per reati non-violenti. «Ora, proprio mentre il Fbi suggerisce che l’ecoterrorismo è in declino, il Washington Post riferisce che lo stesso Fbi ha rafforzato la sorveglianza di attivisti ambientalisti», scrive Common Dreams. In un articolo del 28 febbraio il quotidiano di Washington cita il caso di Ben Kessler, studente dell’Università del North Texas, ambientalista convinto e organizzatore nazionale di un gruppo non violento chiamato Rising Tide North America (letteralmente «marea montante»), che si batte appunto contro il fracking: un giorno un agente del Fbi è andato a interrogare il suo professore di filosofia e i suoi conoscenti per sapere delle sue abitudini e delle sue attività, e se dava l’impressione di poter virare verso gesti estremisti. Poi l’agente è andato dallo studente stesso e gli ha spiegato di aver ricevuto segnalazioni sulla sua opposizione al fracking, aggiungendo che il Bureau rispetta la libertà di espressione «ma si preoccupa che le cose non arrivino a un livello estremo».
Insomma, libertà ma sotto sorveglianza. Sia il professore che lo studente in questione non si sono lasciati intimidire, e la storia è finita su un grande giornale. «Anche se le espressioni più estremiste dell’attivismo ambientale e dei diritti degli animali sono in declino, risulta da interviste con numerosi attivisti, documenti interni del Fbi e da un’osservazione delle iniziative legislative prese un po’ in tutto il paese, che le autorità a livello federale, statale e locale continuano a prendere di mira i gruppi che etichettano come minaccia alla sicurezza nazionale», si legge sul Washington Post. Cita ad esempio il governatore del Iowa (Terry Brandstad, repubblicano), che il mese scorso spalleggiato dalla lobby delle imprese agricole ha firmato una legge che definisce reato fingersi un dipendente di qualche azienda per accedere a informazioni allo scopo di denunciare le crudeltà verso gli animali. Una legge simile è stata approvata nello Utah. Il mese scorso un ventenne è stato condannato a ben 5 anni di galera, il massimo della pena, per aver tentato di liberare dei visoni da un allevamento per le pellicce. Visoni d’allevamento o fracking, il punto resta una preoccupante tendenza a criminalizzare movimenti di cittadini.