Tony Damascelli, il Giornale 12/3/2012, 12 marzo 2012
El Pibe de Oro ha nostalgia - La mano de Dios chiede una mano al Fisco italiano. Diego Armando Maradona è pronto a mettersi in ginocchio, come da repertorio sudamericano, dinanzi all’Erario
El Pibe de Oro ha nostalgia - La mano de Dios chiede una mano al Fisco italiano. Diego Armando Maradona è pronto a mettersi in ginocchio, come da repertorio sudamericano, dinanzi all’Erario. Ballano 40 miliardi di lire, al cambio contemporaneo meno di venti milioni di euro, un sospeso che risale ai favolosi anni Ottanta del calcio Napoli. Allora l’agenzia delle entrate entrò a piedi uniti sui conti di tre tesserati del club di Corrado Ferlaino: Alemao, Careca e Maradona. Avevano creato società di comodo per lo sfruttamento dell’immagine, i primi due a Londra e l’argentino a Vaduz. La cartella di accertamento venne notificataregolarmente a Careca e Alemao che incaricarono i propri legali di chiarire la posi-zione e di raggiungere un accordo. Maradona reagì con il tipico atteggiamento del re arrogante a capriccioso, stracciò il documento, sicuro di essere intoccabile in campo e fuori. Il dribbling fu inutile. La pratica era ormai avviata, l’esposizione pubblica dell’evasore non permetteva soluzioni agevolate. Maradona nulla faceva per volare basso, si faceva fotografare a bordo di Ferrari, brillava di gol e monili d’oro, il suo ingaggio per le comparsate in tv e nelle serate di gala, viaggiavano su Tav. Un paio d’anni dopo, il messo giudiziario incaricato di recapitare la nuova notifica a Maradona così scrisse nel suo rapporto: «Non ho potuto notificare la presente cartella perché all’ indirizzo il destinatario risulta irreperibile. Recatomi a tale indirizzo ho constatato l’irreperibilità del destinatario che il portiere dichiara da tempo sloggiato ». Il portiere, ovviamente, non era Garella ma il custode dello stabile che l’Armando aveva abbandonato per traslocare all’estero. Da quel tempo sono trascorsi anni venti, numero uguale ai milioni da versare per tasse non pagate. Anche se «non sono mai stato condannato dalla Cassazione e una sentenza del tribunale del 1994 dice che non ho debiti». Maradona è riapparso ogni tanto nel luogo di gloria, tra una amichevole organizzata da Ciro Ferrara e un tango nello show della Carlucci con le stelle. I suoi compensi, come impone la legge, sono stati bloccati e con loro anche un paio di orecchini di brillanti sequestrati dalla Finanza per un valore di euro quattromila, riacquistati all’asta dal salentino Fabrizio Miccoli, attaccante del Palermo, innamorato pazzo del suo idolo. Ora Maradona implora la pace, chiede di essere perdonato: «Voglio parlare con Equitalia per chiarire. Io non sono un evasore e voglio dimostrarlo. Anzi, ritengo che sia giusto pagare le tasse». Maradona è addolorato, afferma di avere perso gli amici e vent’anni di vita italiana, ama il nostro Paese e chiede, come noi tutti, un trattamento umano. Proprio cosi, umano. Il combattente compagno di Chavez e Fidel Castro è in fondo un uomo fragile, un ragazzo di cinquantuno anni che ha voglia di passeggiare per via Caracciolo, andare al San Paolo e scaldare ancora il popolo napoletano. La sceneggiata è pronta, prevedo cortei di protesta e sit in davanti a equitalia affinchè sciolga il proprio sangue. Giggino De Magistris da ex magistrato e oggi sindaco di Napoli dovrà dire qualcosa. Di sinistra. É il momento della verità.