Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 11 Domenica calendario

Baristi ammutinati, Cipriani serve ai tavoli - Uno «spritz» in faccia al re del Bellini. Lui, Arrigo Cipriani, il gran signore dell’Harry’s Bar, quella metaforica bicchierata sul viso dai suoi camerieri non se l’aspettava proprio

Baristi ammutinati, Cipriani serve ai tavoli - Uno «spritz» in faccia al re del Bellini. Lui, Arrigo Cipriani, il gran signore dell’Harry’s Bar, quella metaforica bicchierata sul viso dai suoi camerieri non se l’aspettava proprio. Il patriarca di uno dei locali più noti di Venezia minimizza («Non esageriamo... tanto clamore per nulla...), ma chi lo conosce bene sa che il cavalier Arrigo c’è rimasto male, eccome. L’improvviso «ammutinamen­to » di una parte del suo equipag­gio lo ha colto di sorpresa, come accadde al capitano del Bounty, William Bligh. Ma- a differenza di Bligh (e tantopiù del comandante Schettino) - Cipriani non ha ab­bandonato la nave, anzi ha impu­gn­ato il timone ancora più decisa­mente. E si è messo a servire ai ta­voli, al posto dei camerieri che lo avevano abbandonato a causa di una protesta sindacale.Lo sciope­ro del­le maestranze è scattato gio­vedì sera all’ora di cena: i camerie­ri hanno appeso le divise al chio­do e sono usciti dal locale sotto gli occhi sbigottiti di Cipriani. «È stata una cosa improvvisa ­dichiara all’ Ansa l’uomo-simbo­lo dell’Harrys Bar- .Con i pochi ri­masti abbiamo fatto tutto e servi­to ai tavoli, cosa per me assoluta­mente abituale. E alla fine abbia­mo ricevuto un battimani da par­te dei clienti». A trasformare per una sera el paron in garzone di lus­so, pare sia stato l’inasprirsi della vertenza interna per il rinnovo del contratto integrativo: insomma, tanti bei soldini. Sul piatto (o me­glio, sul vassoio) c’è in discussio­ne la composizione delle voci del­lo stipendio; secondo i sindacati per i dipendenti del locale fonda­to nel 1931 da Giuseppe Cipriani ci sarebbe il rischio di una decurta­zione della busta paga. «Se la trattativa non andrà in porto - minaccia il sindacato - , quella della scorsa settimana sarà solo una prova generale per altre ulteriori iniziative di protesta». Uno scontro che rischia di rovina­re­la festa proprio nell’anno che ve­de il ristorante caro a Hemingway e al jet set compiere 81 anni. «Mar­tedì - ribatte Cipriani - abbiamo un incontro con i sindacati. Sia­mo in un momento di trattativa. Quanto accaduto è solo un ricor­do, adesso stiamo lavorando co­me tutti gli altri giorni». Ma un’eventuale protesta-bis non sconvolge Cipriani «Rivestirei i panni del cameriere, l’ho sempre fatto in tutti questi anni lavando perfino i piatti sporchi. E ne vado orgoglioso». Imprenditore di suc­cesso, monsieur Arrigò , è pronto a rimboccarsi le maniche ma an­che a comportarsi con i suoi «ra­gazzi » da buon padre di famiglia: «La crisi si sente. Ma io non ho mai licenziato nessuno». Nel 2010 Ci­priani aveva ridotto del 10% i prez­zi del menù ( che comunque resta­no, per lo più, solo alla portata dei ricchi turisti stranieri...). Poi, nel luglio scorso, era stata aperta la vertenza sul ritocco degli stipen­di, proponendo una sforbiciata al­le «voci variabili». Corsi e ricorsi storici. E così la mente va a un’altra vicenda di«dif­ficoltà economica» che segnò la nascita dell’Harry’s Bar, il cui no­me deriva da quello del giovane studente americano Harry Picke­ring che, trasferitosi negli anni venti a Venezia con una zia, venne da questa piantato in asso con po­chissimi soldi. Giuseppe Cipriani (il papà di Arrigo), all’epoca bar­man nell’hotel in cui risiedeva l’americano, impietosito dalla vi­cenda prestò al giovane 10 mila li­re, somma considerevole per l’epoca, per consentirgli di rientra­re in patria. Qualche anno dopo, il giovane, guarito dall’alcolismo, tornò a Venezia e, rintracciato Ci­priani, in segno di gratitudine gli restituì l’intera somma aggiun­gendovi 30 mila lire perché potes­se aprire una sua attività in pro­prio. Cipriani decise quindi di chiamare il suo locale «Harry’s Bar» in onore del suo benefattore, inaugurando la sua attività il 13 maggio 1931. E fu proprio allora che venne shekerato il primo, miti­co, Bellini. Prosit.