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 2012  marzo 11 Domenica calendario

IL PROCURATORE GENERALE DI CASSAZIONE

Libertà di pensiero, corret­tezza, preparazione: se­condo i suoi colleghi sono queste qualità che fanno di Fran­cesco Iacoviello un «grande» ma­gistrato. Il sostituto procuratore gener­a­le della Cassazione che ha chiesto e ottenuto dai supremi giudici l’annullamento del processo Del­­l’Utri è una delle toghe più stima­te. Per la sua indipendenza di giu­dizio, prima ancora che per i suoi studi e le sue batta­glie i­n difesa dei dirit­ti dell’uomo e delle re­gole del «giusto pro­cesso ».
Non può certo esse­re s­ospettato di favori­tismi politici, perché viene da una militan­za nelle fila del «Movi­mento per la giusti­zia » e quattro anni fa fu candidato senza successo da «Area», la lista che riunisce le due correnti di sini­stra, al Consiglio di­rettivo della Cassazio­ne( l’organismodi au­togoverno dei magi­strati della Suprema Corte).
Oggi che è diventa­to scomodo per la si­nistra, liquidando 15 anni di inchieste e di giudizi e ottenendo un nuovo processo d’Appello per Marcel­­lo dell’Utri, è diventa­to un bersaglio.
Il Fatto lo critica aspramente, definendolo «estroso» per le sue posizioni personali, il «Pg smonta­prove » che mina la lotta alla ma­fia.
In tanti agitano contro di lui il fantasma di Giovanni Falcone, che ideò il concorso esterno in as­sociazione mafiosa, definito da Ia­coviello «un reato autonomo, in­definito, al quale non crede più nessuno». E Nando Dalla Chiesa parla di «una vendetta postuma» nei confronti del magistrato ucci­so dalla mafia.
Il leader di Magistratura Demo­cratica, Piergiorgio Morosini, de­finisce «sorprendenti» le parole del Pg sul concorso esterno: «Ci credono tre sentenze delle Sezio­ni unite della Cassazione e molti procedimenti si basano su questo istituto».
Ma solo 15 giorni fa, al Csm, era tutto un peana su di lui. Dalla Ter­za Commissione è arrivata in ple­num la proposta appoggiata da molti di sceglierlo come rappre­sentante della Procura generale della Cassazione nel «Comitato dei saggi» che deve valutare la pro­fessionalità, le capacità scientifi­che e di interpretazione delle nor­me dei nuovi magistrati che vo­gliono accedere alla Suprema Corte. Togati delle diverse corren­ti, laici di centrodestra e centrosi­nistra, per una volta hanno con­cordato sulle qualità di equilibrio e preparazione di Iacoviello.
«È senza alcuna ombra di dub­bio - disse allora all’assemblea il procuratore generale Vitaliano Esposito - uno dei migliori magi­strati che ho conosciuto nella mia lunga carriera».Una frase condivi­sa a larghissima maggioranza. La proposta è passata e il 15 marzo Ia­coviello sarà a Palazzo de’ Mare­scialli per la prima riunione della Commissione tecnica (composta da 3 toghe, un avvocato e un do­cente universitario) che incontre­rà la Terza Commissione del Csm per avviare i lavori.
Meno di 60 anni, nato a Giuglia­no di Campania, per anni sostitu­to procuratore a Ravenna, moglie consigliere di Cassazione nel set­tore civile e due figlie, giovanile e sportivo, di Iacoviello racconta­no che per rilassarsi e tenersi in forma ama fare footing appena può.
Di processi delicati e controver­si nella sua carriera ne ha seguiti molti. E ogni volta si è attirato lodi e critiche, ma sempre accompa­gnate dal riconoscimento della sua statura professionale. Iaco­viello è quello che ha ottenuto l’annullamento delle condanne del giudice Renato Squillante nel processo Imi-Sir e del capo della polizia Gianni De Gennaro per la vicenda della scuola Diaz al G8 di Genova. È quello che ha voluto la conferma dell’assoluzione di Ca­logero Mannino e ha bocciato il ri­corso dei magistrati di Milano contro il proscioglimento di Sil­vio Berlusconi per il Lodo Monda­dori. Convinto della mancanza di prove sui rapporti tra Giulio An­dreotti e la mafia, ha chiesto la conferma dell’assoluzione con prescrizione per i fatti ante 1980 e ha bollato come «indagine socio­logica » la sentenza della Corte d’appello. Posizioni in cui si può seguire il filo logico di una coeren­za non minata da pregiudizi ma fondata su solide convinzioni. Un filo che spiega la sua posizione an­che nel caso Del­l’Utri.
Uomo di cultu­ra dai molti inte­ressi, Iacoviello è anche professore all’Università di Cassino, relatore di conferenze e convegni, autore di molte pubblicazioni scientifi­che di alto livello e studioso so­prattutto di procedura penale e delle regole del «giusto proces­so ».
La sua passione sono i diritti umani e l’approfondimento di tut­ti gli aspetti giuridici che li riguar­dano.
Infatti, segue in modo parti­colare la Corte europea di Stra­sburgo e ha pubblicato degli studi sulla sua giurisprudenza.
«Nessun imputato - ha detto nella sua requisitoria in Cassazio­ne - deve avere più diritti degli al­tri ma nessun imputato deve ave­re meno diritti degli altri e nel ca­so di dell’Utri non è stato rispetta­to nemmeno il principio del ragio­nevole dubbio».