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 2012  marzo 11 Domenica calendario

Il partito di Montezemolo c’è. Mancano i voti - Rombano i motori nella scu­deria politica di Luca Cordero di Montezemolo

Il partito di Montezemolo c’è. Mancano i voti - Rombano i motori nella scu­deria politica di Luca Cordero di Montezemolo. La sua Italia Futu­ra, in silenzio e con determina­zione, si sta preparando all’ap­puntamento elettorale del 2013. L’associazione di cui è presiden­te, Italia Futura, pianta bandieri­ne in tutta Italia. Per il momento le sedi regionali sono otto,ma en­­tro l’estate l’intero Paese sarà co­perto e l’intenzione è arrivare al­l’autunno con recapiti in ogni provincia. Non è un partito e non lo sarà. Tessere e congressi sono viste come la «vecchia politica». È un movimento associativo, «un luogo di ideazione civile, po­litica ed economica », come si leg­ge sul manifesto programmati­co. Montezemolo ha rotto gli indu­gi. La strategia è decisa.L’obietti­vo è arrivare preparati tra un an­no, alle elezioni politiche. Il pri­mo passo è stato cogliere la dispo­nibilità dell’opinione pubblica e il risultato è stato lusinghiero. In tutta Italia gli aderenti sono oltre 45mila, spiega Andrea Causin, uno dei tre neo-coordinatori per il Veneto: qui le adesioni sono tre­mila. Non ci sono tessere da sot­toscrivere, è sufficiente associar­si via internet. Questo consenso va strutturato, e Italia Futura è proprio in questa fase. Finora Montezemolo e il suo coordinatore nazionale, Federi­co Vecchioni, hanno aperto sette associazioni regionali: Basilica­ta, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Romagna, To­scana e Veneto. È imminente l’in­sediamento in Piemonte cui se­guirà la Lombardia. Il radica­mento sul territorio è fondamen­tale per la raccolta del consenso. In autunno sarà il momento di mettere a punto il programma elettorale. Saltate a pie’ pari le elezioni amministrative di mag­gio. Non c’è tempo:sono tutti pre­si a inaugurare le sezioni. Chi sarà il candidato di Italia fu­tura? Lo stesso Montezemolo? Monti, Passera, Casini? La parti­ta è apertissima. «L’incognita ri­guarda lo scenario istituzionale del 2013, le regole del gioco», di­ce Causin. Cioè con quale siste­ma elettorale si andrà al voto. «Se rimane il bipolarismo bloccato non avremo grandi spazi, se sarà introdotta una riforma in senso proporzionale vedremo». L’ipo­tesi allo studio della maggioran­za che sostiene il governo Monti è dunque molto ben vista. Ma sul nome da candidare a Palazzo Chigi i montezemoliani tengono la bocca cucitissima. Italia futura è un mix di intellet­tuali, professori, politici di pro­fessione, imprenditori e gente co­mune. Nel comitato direttivo e nel comitato promotore siedono costituzionalisti (Michele Ai­nis), economisti (Giancarlo Bru­no e Irene Tinagli), storici (Mi­guel Gotor), industriali (Maria Paola Merloni e Andrea Mondel­­lo), un critico d’arte come Fran­cesco Bonami, per fare qualche nome. Giornalisti come Angelo Mellone e Giulia Innocenzi, ex spalla di Michele Santoro a Rai­due . C’è il sottosegretario Michel Martone, quello dei fuoricorso «sfigati». I politici provengono in gran parte dal Pd: personaggi delusi come Nicola Rossi o in rotta con il partito. È il caso dello stesso Causin o di Diego Bottacin, en­t­rambi consiglieri regionali vene­ti da tempo passati al gruppo mi­sto. Bottacin fa parte del movi­mento «Verso Nord» che ha co­me riferimento Massimo Caccia­ri. Ma sono numerosi anche il dis­sidenti del Pdl, come – per resta­re in Veneto – il gruppo legato al­l’ex sindaco di Padova Giustina Destro. Forte anche la compo­nente delle categorie produttive: il coordinatore nazionale è stato presidente di Confagricoltura, uno dei coordinatori veneti (Ja­copo Silva) è presidente uscente dei giovani imprenditori regiona­li. Facce nuove, un taglio con il passato, anche se qualche vec­chio politico si sta avvicinando. «Ci vuole chi sa gestire bene la macchina organizzativa», glissa Causin. Uno spaccato trasversale della società italiana, rappresentativo di tanti interessi. Ma è evidente il tentativo di diventare il nuovo ri­ferimento delle partite Iva. L’im­prenditoria è nel Dna di Italia fu­tura e le zone di primo radica­mento sono quelle dei distretti in­dustriali che continuano a rap­presentare la spina dorsale del prodotto interno: il Nordest, gli assi Romagna-Toscana-Marche e Puglia-Basilicata, la Liguria. Con l’insediamento a Milano e Torino la matrice del mondo pro­duttivo sarà ancora meglio deli­neata. «Abbiamo l’ambizione di fare politica con la stessa efficacia di un partito tradizionale pur non essendolo – confessa Causin- la stagione dei tecnici apre nuovi spazi». Il governo Monti è visto con favore: «Sta facendo ciò che si doveva fare da tempo, come la riforma delle pensioni». E co­sa dovrebbe fare ancora? «Esse­re più incisivo nel contenimen­to­della spesa pubblica e accom­pagnare l’Imu con la revisione del catasto. Devono pagare tut­ti » .