Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 12 Lunedì calendario

I soldati possono impazzire? - Ancora un episodio di follia in Afghanistan; che cosa sta accadendo ai soldati americani? Ogni episodio di cieca violenza contro i civili ha una storia a sé, ma tutti potrebbero essere il frutto di una situazione ormai arrivata ai limiti

I soldati possono impazzire? - Ancora un episodio di follia in Afghanistan; che cosa sta accadendo ai soldati americani? Ogni episodio di cieca violenza contro i civili ha una storia a sé, ma tutti potrebbero essere il frutto di una situazione ormai arrivata ai limiti. La strage di ieri ha contorni ancora confusi: all’inizio sembrava che si trattasse del gesto di un folle, poi, con il passare delle ore, è emerso che si tratta di un’operazione a cui hanno partecipato molti soldati. Qualunque sarà la ricostruzione, comunque, si tratta di una tragedia che renderà ancora più difficile la situazione in Afghanistan. La tensione è infatti già molto alta: dall’inizio dell’anno si è verificato un episodio di violenza al mese. Che cos’è accaduto a febbraio? Un ufficiale americano in servizio presso la base militare di Bagram ha dato ordine di distruggere con il fuoco materiale religioso islamico, tra cui alcune copie del Corano. La popolazione musulmana ha considerato il gesto un sacrilegio, anche se i militari si sono giustificati, spiegando che i volumi erano stati sequestrati ai prigionieri della base e servivano a far passare messaggi. La protesta ha contagiato anche il vicino Pakistan e alla fine sono morti una trentina di afghani, oltre a sei soldati statunitensi, dopo giorni e giorni di violenze. A nulla è servita la lettera di scuse inviata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama alle autorità di Kabul, promettendo un’inchiesta: le milizie talebane hanno sfruttato la vicenda, invitando la popolazione a «non fermarsi alle proteste», ma a colpire le basi e il personale militare dell’Isaf. E a gennaio? Su YouTube è comparso un video che ritrae un gruppo di uomini che indossano le uniformi dei marines e che vengono ripresi mentre urinano sui cadaveri di tre combattenti, apparentemente talebani. Oltre alle immagini il video permette di ascoltare i militari scherzare su quello che stanno facendo. «Buona giornata, amico», dice uno. «Dorata come una doccia», aggiunge un altro. La provenienza del video è ancora sconosciuta, così come l’identità degli uomini. I marines - che hanno parlato di «azioni che niente hanno a che vedere con i valori del nostro corpo» - hanno annunciato ieri di aver aperto un’indagine, mentre il Pentagono si è detto »profondamente turbato». Come mai così tanti episodi in questi ultimi tempi? Gli atti di violenza fanno parte delle guerre, sono ampiamente denunciati, documentati e sono stati raccontati in un film celebre come «Full Metal Jacket», che permette di capire la follia che a volte si impadronisce dei soldati. La reazione traumatica viene scatenata dal confronto, diretto o indiretto, con la morte violenta: come rimanere ferito o vedere un compagno che cade morto. Quando si è iniziato a studiare gli effetti della guerra sugli uomini? Fin dalla seconda guerra mondiale. Ma è stato dopo la guerra in Vietnam che si è capito che il problema era serio e andava affrontato. Negli Anni 70 gli americani si trovarono con oltre 3 milioni di veterani che ritornavano dal Vietnam e di questi il 25% con gravi disturbi psichici. Nel 1980 fu introdotta la sindrome post-traumatica da stress nel «Dsm IV» - il manuale diagnostico psichiatrico. La sindrome fu poi estesa anche al mondo civile. Casi di reduci dal Vietnam con «Ptsd» continuano a venire alla luce ancora oggi. Ma tutti i conflitti nati in questo ultimo mezzo secolo hanno avuto come ulteriore effetto negativo l’aumento dell’alcolismo, dei suicidi e di comportamenti estremamente aggressivi. Da che cosa dipende? Probabilmente anche dalla sempre minore motivazione dei soldati inviati a combattere guerre che sono loro totalmente estranee e nell’opposizione della società civile, che rende ancora più alienante una situazione che per altri versi è sempre invece più violenta e distruttiva. Quanti sono gli ammalati per la follia della guerra? Nulla di scientifico, si hanno però delle stime. Sul piano psicologico il Vietnam è stata la guerra più devastante. Secondo alcune fonti, il numero di suicidi dei soldati rientrati dal fronte ha superato il numero dei morti al fronte: 58 mila morti in battaglia contro 60 mila suicidi. Durante la prima Guerra del Golfo, scoppiata neli Anni 90 , il numero dei casi di «Ptsd» è stato alto, ma i numeri restano ancora vaghi: sarebbero alcune decine di migliaia. Gli studi effettuati durante quel conflitto hanno permesso di scoprire che in chi ha combattutto si è ridotta di circa il 10% l’area della memoria, quella in cui si elaborano i ricordi traumatici. In seguito al secondo conflitto in Iraq e a quello in Afghanistan i soldati americani che hanno riportato danni psicologici sarebbero quasi 300 mila. A questi, poi, vanno sommate le altre migliaia appartenenti alle altre forze della coalizione internazionale.