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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

La scuola dei magistrati? Già pagata, anche se non c’è - Pochi mesi dopo il subentrato ministro della Giustizia Clemente Mastella la sposta nella sua città

La scuola dei magistrati? Già pagata, anche se non c’è - Pochi mesi dopo il subentrato ministro della Giustizia Clemente Mastella la sposta nella sua città. Catanzaro insorge, si mobilita e ricorre al Tar, che nel 2009 dà ragione ai calabresi. Ma tra il 2010 e il 2011 i ministri Angelino Alfano e Francesco Nitto Palma, al di là di impegni verbali, deludono Catanzaro: sentenza non eseguita, scuola congelata. Pareggio. Benevento non si dà per vinta, si rivolge al Consiglio di Stato che ora ribalta la prima sentenza, restituendo la scuola ai sanniti. E non è finita. Catanzaro già prepara un nuovo disperato ricorso. Nel frattempo, sia Catanzaro che Benevento hanno ristrutturato e allestito prestigiosi immobili, con spese milionarie. Per una scuola che finora non ha celebrato nemmeno una lezione. La scuola di magistratura era un cardine della riforma dell’ordinamento giudiziario partorita dal governo Berlusconi tra il 2005 e il 2006. Dovrebbe servire agli aspiranti magistrati per preparare i concorsi e alle toghe per i corsi di aggiornamento. Il 27 aprile 2006 - due settimane dopo le elezioni vinte dall’Unione di Prodi - Roberto Castelli, mentre prepara gli scatoloni al ministero della Giustizia, firma il decreto che sceglie le tre sedi: Bergamo, Latina e Catanzaro. La prima è in quota Lega, la seconda ripara a un torto storico (il Lazio è l’unica grande regione con una sola corte d’appello, perché Latina e Frosinone non si sono mai messe d’accordo), la terza viene «subappaltata» all’influente delegazione di parlamentari catanzaresi del Pdl. Tutti contenti: ogni sede dovrebbe portare decine di assunzioni e cospicui affari, con migliaia di studenti e magistrati ad affollare hotel e ristoranti. Ma da Roma, dopo le elezioni del 2006, arriva la doccia scozzese, anzi sannita. Il neoministro Clemente Mastella cancella Latina e Catanzaro, sostituendole con Firenze (su cui nessuno eccepisce) e Benevento, sua città e feudo elettorale. «Catanzaro non aveva una sede adatta ed è in posizione decentrata - spiega Mastella - Poi, dovendo scegliere tra Benevento e un’altra città del Sud... Ma almeno io lo dico, mentre gli altri lo fanno ugualmente ma non lo ammettono». Benevento festeggia: gli enti locali mettono a disposizione la vecchia caserma Guidoni e fanno partire i lavori di ristrutturazione. Catanzaro grida allo «scippo mastelliano», scende in piazza, chiede giustizia. «La sede c’è, lo splendido Palazzo Doria rimesso a nuovo, e poi noi siamo a 25 chilometri dall’aeroporto di Lamezia, tutt’altro che decentrati», obietta l’ex sindaco Rosario Olivo. Nel 2009 il Tar restituisce la scuola a Catanzaro, che per la seconda volta tira fuori dal freezer lo champagne. La sentenza del Tar dovrebbe essere esecutiva, ma resta nel limbo. Sebbene Comune e Provincia di Catanzaro (in mano al Pdl) facciano pressing sui nuovi Guardasigilli del Pdl (prima Alfano, poi Nitto Palma peraltro eletto in Calabria), nulla si muove. Risultato: sia Catanzaro sia Benevento (che nel frattempo propone ricorso al Consiglio di Stato) vanno avanti mettendo a punto le rispettive sedi, per non trovarsi impreparate all’ora della verità. Che arriva pochi giorni fa, quando il Consiglio di Stato riporta la scuola a Benevento, per un vizio di forma del primo ricorso dei calabresi. Una beffa. Catanzaro non ci sta. Chiede udienza al catanzarese Antonio Catricalà, potente sottosegretario a Palazzo Chigi, e prepara un ultimo ricorso per la revocazione della sentenza del Consiglio di Stato. La guerra continua. Ma chi paga? Secondo una stima del sito Linkiesta.it, il conto è già salato. Due milioni a Catanzaro per Palazzo Doria; 5 milioni a Benevento per l’ex caserma Guidoni; 14 milioni a Scandicci (Firenze) per Villa Castelpulci; 250 mila euro l’anno di affitto (alla Curia) a Bergamo per il Collegio Sant’Alessandro. In tutto circa 22 milioni di euro (poco meno di quelli necessari al restauro del Colosseo, che lo Stato non ha trovato). Già pagati per quattro sedi virtuali di una scuola fantasma che, secondo la presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, «forse non nascerà mai né qui né a Benevento».