Massimo Nava, Corriere della Sera 12/03/2012, 12 marzo 2012
PROTEZIONISTA E CONTRARIO A SCHENGEN IL SARKOZY IN VERSIONE ELETTORALE
La Francia minaccia di sospendere gli accordi di Schengen. Detto così, suona come un altro colpo di barra a destra di Nicolas Sarkozy per recuperare l’ elettorato più sensibile alle problematiche dell’ immigrazione clandestina e della difesa di frontiere e prerogative nazionali. Pur con lo sguardo alle elezioni di aprile, il presidente francese ha però voluto lanciare un messaggio anche ai governi europei, per dire in sostanza che non basteranno il fiscal compact e le misure di austerità a salvare l’ Europa, se non accompagnate da un nuovo protezionismo sovranazionale delle frontiere continentali, sia naturali sia economiche. Al governo politico dell’ economia e al controllo delle frontiere europee, dovrebbe affiancarsi la governance comunitaria dei mercati, della concorrenza, dei commerci. Sarkozy fa l’ esempio degli Usa, «il Paese più liberista del mondo» che però privilegia e protegge imprese e prodotti nazionali. Non si tratta di mettere in discussione la libera concorrenza, ma di difendere nella competitività globale le attività europee dalla concorrenza sleale, economica e finanziaria. Quel protezionismo che Sarkozy non ha disdegnato di applicare al proprio Paese, anche a prezzo di critiche e richiami in sede europea, dovrebbe essere introdotto su scala continentale. Altrimenti, come il caso Grecia insegna, l’ Europa rischia di implodere fra crisi di rigetto dei cittadini, lentezza dei processi decisionali e misure di rigore che, da sole, mortificano gli ideali per cui l’ Europa è stata costruita. Sarkozy s’ impegna a convincere gli altri governi europei o minaccia di prendere rapidamente decisioni unilaterali, come appunto l’ uscita da Schengen. Naturalmente, se sarà rieletto. Ipotesi meno improbabile di quanto dicano i sondaggi. La campagna è entrata soltanto ora nel vivo e potrebbe rovesciarli. Sarkozy ha scelto di giocare le sue carte sull’ unico terreno che per il momento gli è favorevole, ossia la scena internazionale ed europea, dove il suo rivale, il socialista François Hollande, appare invece in difficoltà, fra errori di comunicazione (come il proposito di rinegoziare il fiscal compact ) e non esaltante considerazione della sua figura nelle capitali europee. Il presidente non può vantare un bilancio florido del suo quinquennato, ma vuole convincere i francesi di aver salvato il Paese dal baratro della crisi e della depressione.
Massimo Nava