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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

BARI - Alla fine il berlusconismo non è caduto al Nord, in una città rigorosa come la Torino azionista, ma al Sud, nella Bari levantina dei traffici e dei piaceri

BARI - Alla fine il berlusconismo non è caduto al Nord, in una città rigorosa come la Torino azionista, ma al Sud, nella Bari levantina dei traffici e dei piaceri. La città di Tarantini e della D’Addario, di Graziana Capone detta la Angelina Jolie pugliese e di Terry De Niccolò tangente umana per il vicepresidente pd della Regione, della cocaina e delle escort. La capitale di una borghesia che lo stesso sindaco Emiliano, molto amato nei quartieri popolari e meno nei palazzi murattiani, descrive come dedita alla droga del venerdì sera, se di destra, o succube di circoli e salotti, se di sinistra: «Il giorno in cui lei sentirà la borghesia barese parlare bene di me, vorrà dire che ho fallito». C’erano qui a Bari, vent’anni fa, due giovani magistrati della direzione distrettuale antimafia: Michele Emiliano e Gianrico Carofiglio. Amici da sempre: a Roma per l’esame erano andati in macchina insieme. Poi entrambi conobbero uno choc, e cambiarono mestiere. A Emiliano, caduto in disgrazia dopo l’inchiesta sulla Protezione civile ai tempi del Kosovo e del governo D’Alema, fu affidata la questione della torre dell’orologio di Acquaviva. Fu allora che un avvocato di Rifondazione propose a un amico farmacista di far inserire Emiliano nei sondaggi per il candidato sindaco. Nel primo romanzo del collega Carofiglio — Testimone inconsapevole — c’è l’eco di una vicenda davvero accaduta, la scomparsa di una zingarella: due poliziotte di origine rom sbagliarono a tradurre le intercettazioni, furono arrestati i genitori; il corpo della ragazzina, in realtà morta soffocata in una rete, fu trovato vicino all’incrocio dove mendicava. Racconta però Carofiglio che la sua seconda vita da scrittore iniziò la notte in cui si fermò davanti al teatro Margherita, perennemente chiuso, e cominciò a fantasticare sul mondo segreto nascosto lì dentro. La Bari di Tarantini invece era già in un altro libro, Closin’ Time di Alessio Viola, pubblicato da Laterza: avvocati e commercialisti rapaci, spregiudicati rappresentanti di articoli sanitari, mezzani, sussiegosi professori di sinistra che vendevano esami per una notte d’amore; scambi di coppie, donne giocate a carte nei circoli, discoteche con vasche da bagno piene di champagne. Non a caso è ambientato a Bari La riffa, il film che rivelò Monica Bellucci, giovane vedova che mette in palio se stessa in una lotteria da cento milioni a biglietto (c’erano ancora le lire). È da quel mondo che spuntò una ragazza bionda, ex assistente del mago Copperfield, con la mania di registrare tutti gli incontri e le conversazioni. In procura e al commissariato se la vedevano arrivare di continuo, sempre pronta a denunciare qualcuno. Fino a quando un produttore di protesi sanitarie non le aprì la casa del presidente del Consiglio. Notte sulla volante Oggi le luci di Bari si sono spente. Le temute liste d’attesa per Arcore, con i nomi delle mogli di imprenditori e commercialisti, non sono mai uscite e chissà se sono davvero esistite. Durante la settimana i locali e i club storici sono chiusi: abbassata la serranda del Gorgeous, sbarrato il cancello elettrico del Njlaya; solo Villa Rotondo è aperta, ma per una festa di compleanno. Dai bagni dei bar sono sparite le mensole su cui si allungavano le strisce bianche, i posti dello spaccio sono frequentati dai poveracci: i ricchi si fanno portare la droga a domicilio dai pony, gli altri bussano alle case trasformate da alacri famiglie in supermarket della cocaina. La città è piena di locali sgargianti ma innocui, insegne multicolori e interni rosso fuoco: braceria, focacceria, baguetteria, antipasteria. I muri del commissariato di Bari Vecchia fino a poco fa erano sforacchiati di proiettili, sparati per sfregio dalle case di fronte, proprietà del clan Capriati. Ora i Capriati sono in galera, come gli Strisciuglio, boss del quartiere Libertà, e i Parisi, ex padroni di Iapigia. Le case sono state confiscate, l’intonaco riparato. Restano i fori negli infissi delle finestre, a ricordare che questo era il territorio della mala e dello scippo. All’epoca il Cassano più noto non era Antonio, piccolo genio del calcio, ma suo cugino Giovanni detto Giuan U Nane, bandito di leggendaria agilità, specializzato nella tecnica del calcio volante con cui colpiva al petto rivali e agenti alti mezzo metro più di lui. Un giorno, quando Antonio giocava già in prima squadra nel Bari, il nuovo questore come rito di insediamento venne a passeggiare nella città vecchia. Incontrato il giovane calciatore, si presentò con una certa solennità: «Sono il capo della polizia». E Cassano, rivolto agli amici: «E ci è cusse?», questo chi è? Oggi il questore è Mimmo Pinzello, palermitano, già collaboratore di Falcone. Guida una macchina da 1.250 poliziotti per 320 mila abitanti. La città è racchiusa nella sala operativa della Questura, dove 158 telecamere inquadrano gli angoli più difficili ma non possono impedire i 17 omicidi, i 273 scippi e le 1.100 rapine dell’anno 2011, che fanno di Bari una città non certo pacificata, per quanto meno pericolosa delle altre metropoli del Sud. Passiamo la notte sulla volante UdineTorino01, con il vicequestore aggiunto Giorgio Oliva e l’assistente capo Francesco Amatulli. C’è da controllare che i detenuti mandati ai domiciliari dal decreto svuotacarceri siano davvero in casa. Giriamo nei quartieri popolari, microcosmi di una città fatta di mondi incomunicanti, da San Paolo a Enziteto ribattezzata San Pio in onore del frate che si ritrova ovunque, nei ristoranti chic e nei posti più sordidi, dove i pregiudicati giocano a carte e salutano i poliziotti come vecchi conoscenti. Ad aprire la porta di casa vengono padri di famiglia dagli occhi spaventati e ragazzotti arroganti. Il signor Michele si è fatto otto anni. Questa è la penultima notte che deve passare chiuso nel bilocale di San Nicola. È in canottiera, stava guardando la Champions. Gli altri hanno i capelli rasati con la cresta, sono bruschi, strafottenti, qualcuno tornerà in galera presto. Quelli che la fanno franca sono i georgiani: scassinatori formidabili, specializzati nei furti in appartamento. Ora la volante si dirige verso i ragazzi che schiamazzano fuori dai bar. Alla vista della telecamera le donne lanciano strida acutissime e incomprensibili. (Sostiene il sindaco Emiliano che il barese è lingua marinara, parlata da una barca all’altra, basata sugli accenti, e quindi si presta a essere gridata: non si potrebbe mai parlare barese sottovoce). Viene arrestata una ragazza albanese con una borsa piena di merce rubata: non è una poverina, a Valona i suoi genitori insegnano all’università; è una cleptomane con il gusto della griffe. È stata più dura arrestare l’altro giorno il cinquantenne che ha scippato una borsa della spesa fuori da un negozio di alimentari. Adesso vengono interrogati i parcheggiatori abusivi. Qualcuno fa anche da palo per lo spaccio della droga. Presi uno per uno, raccontano storie che stringono il cuore. La signora bruna che lavora davanti al Petruzzelli ha il marito in galera e due figli piccoli. È ancora una bella donna, avvelenata con la vita. Il suo collega è un pregiudicato: «Penserai mica che non preferisco lavorare? Ma qui non trovano il lavoro quelli che hanno studiato. Chi prenderebbe uno come me?». Gli unici business in crescita nei vicoli sono i «compro oro» — più di cinquanta — e le sale scommesse: oltre duecento. Bari degli scandali Si erano venduti, a perdere, pure il derby con il Lecce: 2 a 0 per i rivali del Salento. Almeno, questa è l’ipotesi della Procura. Altre partite sono state vendute due volte, a due diverse organizzazioni. Bari è l’epicentro dello scandalo scommesse che cresce di giorno in giorno e potrebbe stravolgere lo scorso campionato. Tutto è iniziato da un portantino, Angelo Iacovelli, amico del calciatori, e da un oste, Onofrio De Benedictis del ristorante Il Pescatore, nella città vecchia. La squadra è sospettata di aver truccato mezzo torneo. Lo sapevano in tanti, sia atleti sia tifosi, e in tanti ci hanno guadagnato scommettendo contro la propria squadra. Le partite sospette sono parecchie. Cesena-Bari 1 a 0: alla vigilia gli ultras avrebbero chiesto ai calciatori di perdere, «per tirare su un po’ di soldi». Per Bari-Sampdoria 0 a 1 era in città l’ungherese Lazco, uno degli «Zingari». Al derby perso 2 a 0 con il Lecce forse non fu estraneo un presunto emissario, che offrì assegni da convertire in contanti dopo la sconfitta. Udinese-Bari finì invece 3 a 3, con il terzino Masiello che incassò 8 mila euro e altri colleghi sospettati di aver scommesso sull’«over», una partita con molti gol. Alla vigilia di Palermo-Bari 2 a 1 il portantino Iacovelli distribuì a quattro calciatori 280 mila euro. Si indaga anche sulle gare con Bologna, Chievo e pure Roma e Milan. Il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis hanno in mano materiale da far tremare mezza serie A. La città dagli scandali non si fa impaurire. Non a caso qui ci sono seimila avvocati, occupatissimi, mentre i tassisti, per dire, sono appena 150, spesso inoperosi. Il boss Savinuccio Parisi è in carcere per riciclaggio, ma l’inchiesta si è estesa a imprenditori, bancari, commercialisti e ovviamente politici: si è indagato su tutto, dal nuovo campus universitario ai cavalli da corsa. L’ecomostro di Punta Perotti non c’è più, però i Matarrese che l’avevano costruito si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo e dovranno essere risarciti. Ma le pietre dello scandalo restano quelle del Petruzzelli: uno dei teatri più belli d’Italia bruciato in un rogo rimasto senza mandante, riaperto per una breve stagione, inghiottito da un buco di otto milioni, ora occupato dagli orchestrali e terreno di scontro tra le due star della politica: Nichi Vendola e Michele Emiliano. Nichi contro Michi L’incrocio è deserto, non si vede una macchina, ma il sindaco non si muove: «È rosso». Un pedone accenna ad attraversare lo stesso, lui lo rimprovera. Il titolare di un’autoscuola lo prende a male parole, lui risponde in dialetto: «Le multe le devi pagare!». Anche Ciccillo ‘U Gnore, che ha trasformato la pescheria in un ricci-bar, lamenta di non poter più lasciare la macchina in doppia fila. Emiliano si compiace: «Adesso le auto dei vigili hanno la telecamera. Passano, inquadrano e zac!, la multa è fatta». E la droga? «Ne gira tantissima, ma non più che nelle altre grandi città. Lo ripeto ogni volta che parlo alla Fiera del Levante: chi compra la cocaina riporta in città la mafia». Com’è allora che il sindaco più rigoroso d’Italia ha prodotto o tollerato il crac del Petruzzelli, 555 contratti in un anno, che neanche a Broadway? «Ma molti contratti riguardano le stesse persone! Il teatro era da ricostruire. Il governo ha sempre lesinato i soldi, non abbiamo potuto fare i concorsi. Sono stato io a chiedere al ministro Ornaghi di mandare il commissario». Così dall’Auditorium di Roma è arrivato Carlo Fuortes, e ora tenta di districarsi dalla tenaglia tra Antonio Fuiano, segretario della Cgil spettacolo, e Luigi Fuiano, segretario musicale del teatro. I due sono padre e figlio. Nichi Vendola parla di gestione clientelare: «Sono amico di Emiliano, ma sono più amico ancora della verità». Il sindaco si difende: «La Regione porta la responsabilità per decine di casi più gravi, una sorta di welfare parallelo. Non ce l’ho con Vendola, ma con i vendoliani: la corte famelica che lo circonda e aizza lo scontro sul Petruzzelli per farci litigare. Ma Nichi e io non abbiamo il diritto di litigare. Questa terra ha bisogno di tutti e due, il poeta visionario e l’uomo concreto». Proprio l’immagine che Vendola vuole scrollarsi di dosso. Anche la Regione, come il Comune, è assediata da precari e sfrattati. Dice il presidente che dopo sette anni fatica ancora a dormire, «se sento piovere mi sveglio di soprassalto e penso: oddio, sarà un uragano? Ci saranno dei danni, dei senzatetto?». Vendola è sempre un grande affabulatore, ma dice che non si sente più il «politico-poeta acchiappanuvole», che parole da lui introdotte nel linguaggio pubblico come «narrazione» sono diventate quasi parolacce. Michi e Nichi evitano la rottura; ma ormai Bari sta stretta a entrambi. Il sindaco vorrebbe fare il presidente della Regione, il presidente della Regione vorrebbe andare al governo a Roma. Entrambi, sia pure con toni diversi, sono critici verso Monti e il Pd. Emiliano si è inventato con De Magistris la lista civica nazionale per il 2013, Vendola è incerto se impugnare un grimaldello utile a far saltare i partiti o soffocare sul nascere la possibile concorrenza. Sente che a Roma il Pd pencola verso il Terzo polo e l’idea che gli si aprano praterie a sinistra non lo esalta, se questo significa restare a bordo campo. In passato i leader politici baresi erano di centro, come Aldo Moro arrivato in città da Maglie, o di destra, da Di Crollalanza, edificatore del lungomare, a Tatarella, inventore di An. Ora la destra pugliese — spiega Marcello Veneziani — è in mano ai salentini, come Fitto e la Poli Bortone, e anche ai baresi di destra capita di votare a sinistra. A Veneziani si deve la definizione di «ecole barisienne» per indicare gli intellettuali postmarxisti (neanche tanto post): Beppe Vacca e Biagio De Giovanni, Luciano Canfora che sul Corriere smascherò i falsi diari del Duce e Franco Cassano, padre del «pensiero meridiano» e omonimo del mitico calciatore. Un tempo al Sud i miti nascevano a Napoli e in Sicilia, non in Puglia; infatti Arbore emigrava a Napoli e Modugno passava per siciliano. Ora Bari, oltre a Carofiglio, ha Checco Zalone, geniale maschera di un Sud familista e consolatorio, e Caparezza, cantautore di un Sud ribelle e arrabbiato; ma poi lo vai a trovare nello scantinato dove vive, alla periferia di Molfetta, e scopri che pure lui è legatissimo alla famiglia e a padre Pio. Nel quartiere ribattezzato San Pio le strade non avevano nomi: sono stati i bambini delle elementari a sceglierli, ora via della Lealtà incrocia via della Felicità. Pane e Pomodoro si chiama invece la spiaggia urbana, scenario di alcuni tra i 150 film girati qui negli ultimi quattro anni, grazie alla Apulia Film Commission. È venuta pure Bollywood, a girare «Housefull», secondo incasso nella storia del cinema indiano: 400 milioni di spettatori e primi turisti in arrivo. La Puglia è diventata di volta in volta la Sicilia, la Grecia e pure l’Africa: la Guinea Bissau ne Il sole dentro con Angela Finocchiaro, il Kenya ne La vita facile con Favino e Accorsi. Storia di sballo, tangenti nella sanità e latitanze esotiche; storia che da queste parti ne ricorda un’altra, ormai finita. Aldo Cazzullo