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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

QUEI 31 MILA «PSICOLABILI» RIMANDATI A CASA - A

chi assomiglia l’assassino? Come sarà il suo processo? Potrebbe avere l’aria tranquilla del soldato Steven Green, condannato all’ergastolo un paio di anni fa per aver violentato una quattordicenne irachena e bruciato la sua famiglia nel 2006. Ha il grado di sergente, lo stesso di Frank Wuterich, l’unico militare americano finito a processo per il massacro di Haditha nel 2005, forse il più famigerato di tutta la guerra in Iraq: 24 civili uccisi nelle loro case, alla luce del giorno, una rappresaglia in seguito alla morte «fresca» di un commilitone saltato su una bomba.
Wuterich è stato condannato un mese fa (altri indagati e superiori hanno evitato il processo). Pena: un taglio in busta paga. Giustizia lieve, non è una novità: per le 320 stragi di civili commesse durante la guerra in Vietnam da soldati Usa (e riconosciute dal Pentagono) 203 soldati sono stati indagati, 57 processati, 23 condannati.
«Sono un veterano del Vietnam e so per esperienza che queste cose succedono — scrive Jim da Austin, commentando l’articolo del New York Times sull’ultima strage in Afghanistan — Questo soldato ha bisogno di sostegno psicologico non di prigione». Forse ne avrebbe avuto bisogno prima. Oltre che di trombettisti che suonino il silenzio per le cerimonie funebri, l’esercito Usa manca anche di psichiatri: ce ne sono solo 400, a fronte di 400 mila militari che soffrono di problemi psicologici. Più o meno uno su cinque: gli americani che si sono fatti almeno un «turno» in Iraq o in Afghanistan superano i 2 milioni. Veterani, soldati in servizio, professionisti, riservisti, membri della Guardia Nazionale (i cosiddetti «soldati del weekend»). Un esercito in ordine sparso bisognoso di cure: nei giorni più duri dell’Iraq, non sapendo più chi chiamare in soccorso, gli alti comandi avevano spedito al fronte cani da compagnia, mascotte, simpatici labrador per allietare i militari stressati. In Afghanistan pochi possono godere di questa «pet therapy». I cani sono tutti impegnati a sniffare le bombe dei talebani.
E anche quando poi i G.I se Dio vuole ritornano a casa, in licenza o per fine missione, gli incubi restano nello zaino. Dal 2000 al 2006 i veterani che soffrono di Ptsd (disordine da stress post-traumatico) sono raddoppiati fino a raggiungere la cifra record di 260 mila. Tra i malati, i veterani nuovi si sono aggiunti ai reduci del Vietnam (che ancora nel 2006 costituivano il 70% di quelli in cura per Ptsd). Gente come Michael Kern, carrista della Quarta Divisione di Fanteria, che da Bagdad si è portato negli Stati Uniti — alla base di Fort Hood in Texas — il ricordo tormentato dei «sette iracheni che ho ucciso», tra cui un bambino di sei anni «che correva verso casa dopo un’esplosione». Dal 2003 al 2009 almeno 90 militari della sua base si sono suicidati. Nella vicina cittadina di Killeen, dove vivono molte famiglie di soldati, dal 2001 il tasso di violenza domestica è aumentato del 75%. Il 25% degli homeless negli Usa (secondo un rapporto del 2007) è composto da veterani. Abbandonati a loro stessi. Michael Kern, che soffre di insonnia e incubi notturni, ha raccontato a le Monde di aver chiesto aiuto al centro specializzato di Fort Hood, il Resiliency Center. Ma ottenere ascolto e riconoscimento per il proprio malessere è diventato (paradossalmente) più difficile oggi rispetto a qualche anno fa: sarà la crisi economica, sarà il numero dei veterani, o la stanchezza un po’ infastidita con cui l’America guarda ai reduci di questo decennio di conflitti lontani. Sta di fatto che la «consegna» non scritta per gli ufficiali medici è quella di ridurre il numero di soldati a cui è riconosciuta la sindrome da stress. Il bonus finanziario per ognuno è di circa 1,5 milioni di dollari, spalmati nell’arco di una vita (mentre il costo di un soldato «attivo» per ogni anno di guerra è di circa un milione). Così anche si spiega il numero di militari costretti a lasciare la divisa con la diagnosi di «disordini della personalità» (che diversamente dalla diagnosi Ptsd non costano nulla): almeno 31 mila dal 2001 a oggi. In questa lista, purtroppo, non c’era il sergente che ha ammazzato 19 civili domenica notte.
Michele Farina