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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

IL 62% APPROVA L’ALTA VELOCITA’ MA MOLTI GIUSTIFICANO LA PROTESTA

La vicenda della Tav in Val di Susa ha raggiunto, ancor più in questi giorni, una valenza nazionale. Essa ha assunto un vero e proprio significato simbolico che arriva a contrapporre diverse visioni dello sviluppo sociale ed economico del Paese. C’è chi (come i leader No Tav e anche diversi osservatori) descrive il progetto come un ulteriore attacco alla conservazione del territorio e come un’inutile — o dannosa — occasione di affari e di profitti. E c’è chi, al contrario (si veda, ad esempio, la chiara intervista del ministro Passera sulla Stampa del 6 marzo), lo interpreta come un’importante occasione di crescita e di integrazione dell’Italia nel contesto internazionale.
Cosa ne pensano i cittadini? È utile considerare anzitutto l’opinione dell’intera popolazione italiana, dato che il progetto ha una valenza nazionale e che il dibattito ha ormai coinvolto tutto il Paese. Di fronte al quesito se la Tav vada realizzata, la netta maggioranza degli italiani (62%) si esprime in modo favorevole, seppur, talvolta, con qualche dubbio. Infatti solo il 15% si dichiara «molto» d’accordo con la costruzione della nuova linea ferroviaria e la maggioranza relativa (47%) si limita a dichiararsi «abbastanza favorevole».
A costoro si contrappone una consistente (24%, vale a dire quasi un italiano su quattro) minoranza che afferma viceversa di essere contraria all’iniziativa in questione. Anche in questo caso, tuttavia, prevale la moderazione. Ancora una volta, infatti, solo il 7% è «molto contrario», mentre il 17% si definisce «abbastanza contrario».
Molti (14%), infine, non sanno o non vogliono esprimere un’opinione. Il favore è più elevato tra gli elettori del centrodestra (nell’elettorato del Pdl supera l’82%), mentre la contrarietà risulta più accentuata tra i votanti per l’Idv (ma anche tra costoro la maggioranza, il 56%, è comunque favorevole) e per Sel (ove la contrarietà raggiunge il 50%).
È significativo notare che l’approvazione per l’opera non presenta rilevanti differenziazioni regionali, salvo un maggiore scetticismo relativo (comunque sempre minoritario) al Sud. Anche nello stesso Piemonte, la regione interessata dalla costruzione, i favorevoli costituiscono la maggioranza assoluta (62%).
Se tuttavia si domanda l’atteggiamento verso le manifestazioni di protesta che si susseguono in questi giorni, la distribuzione delle opinioni subisce dei mutamenti significativi. Come si è già fatto rilevare su queste colonne, è vero che la maggioranza degli italiani ritiene «non giustificate» le proteste «perché il progetto è stato approvato da tempo ed è di interesse generale». Ma si tratta di una maggioranza molto risicata (50%): molti (44%) sono gli italiani che dichiarano di «giustificare» le manifestazioni «perché la gente difende la propria terra».
Si registra dunque una curiosa contraddizione. La maggioranza approva il progetto, ma molti, al tempo stesso, comprendono le ragioni dei manifestanti. I motivi di questa apparente discrasia sono molteplici. Da una parte c’è una sorta di immedesimazione con coloro che protestano. Molti intervistati dicono «se capitasse dalle mie parti, mi opporrei anch’io», riconfermando dunque la diffusione, anche nel nostro Paese, dell’effetto Nimby, vale a dire dell’accettazione di nuove infrastrutture, purché esse siano collocate lontano dal proprio territorio.
Dall’altra conta anche la diffusa avversione verso la politica, i partiti (nei confronti dei quali la fiducia è scesa al 4%) e buona parte delle istituzioni, dato che la Tav viene vista spesso come un’iniziativa di queste ultime. Si tende cioè sempre più spesso a solidarizzare con chi manifesta contro lo Stato, visto non come espressione di tutti gli italiani, ma come entità lontana e talvolta nemica. Non a caso questa espressione di solidarietà con i manifestanti è più frequente al Sud, tra i giovanissimi e tra gli elettori dei partiti di opposizione, quali Sel e, in misura ancora maggiore, Lega Nord.
Insomma, la Tav in Val di Susa incontra l’approvazione della maggioranza. Ma la sfiducia nelle istituzioni che permea in misura crescente il nostro Paese si manifesta anche in questo caso in tutta la sua intensità.
Renato Mannheimer