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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

Il lungo addio Ivano Fossati: "E adesso ho voglia di fare un bel niente" – Il lungo addio di Ivano Fossati è quasi al termine

Il lungo addio Ivano Fossati: "E adesso ho voglia di fare un bel niente" – Il lungo addio di Ivano Fossati è quasi al termine. Tra pochi giorni ci sarà l’ultimo dei 45 concerti, dopo il clamoroso annuncio del ritiro dalle scene. Ma davvero non ha cambiato idea in questi mesi, dopo aver visto tante facce di spettatori, dopo tanti applausi, successo... «No, direi di no. Ci pensavo da almeno tre anni a mollare. Diciamo che ho avuto tre anni per abituarmi all’idea, e adesso che si avvicina la conclusione vera di questo tragitto, non soffro. In fondo, non vuol dire che si fermi la musica. Non ci si dimette dalla creatività». A sentirla parlare sembra quasi liberato da un peso. «Di sicuro non sento l’horror vacui. La prima cosa che farò è non fare niente. Ma io sono irrequietoe curiosoe quindi da qualche parte, in qualche momento, qualcosa succederà». Ma cosa farà esattamente dopo l’ultimo concerto? « La prima cosa è stare con la mia famiglia. Questo mestiere che ho fatto per 40 anni assorbe tantissimo. Per carità è un privilegio,e lascia anche molto tempo libero, ma uno alla fine è sempre lì con la testa, anche quando è in vacanza. Poi ho voglia di guardarmi in giro e scoprire cosa ho voglia di fare». La famiglia l’ha presa altrettanto bene? «Be’, la mia compagna Mercerdes, mio figlio sono più sorpresi di me, perché hanno avuto meno tempo per abituarsi all’idea. La più prontaè stata mia madre, 85 anni, mi ha detto subito: "Hai fatto bene, lo sai, hai fatto proprio bene". Però lei è un caso particolare. Nel 1971, quando ho cominciato, sentiva i dischi della Pfm, non i miei. È una donna straordinaria». Ormai sono gli ultimi concerti, tra pochi giorni ci sarà quello definitivo. Che emozioni ha provato? «Ho percepito l’enorme affetto, da Lugano a Catania, e non è che pensassi di non poterci contare, ma un conto è pensarlo, altro è toccarlo con mano. Mi piace, questo sì, è come un bell’incontro. Il pubblico ha percepito la mia serenità, si è trasferita in platea, e l’atmosfera di questa corsa da novembre a oggi è stata giocosa, in fondo è stato uno dei concerti più divertenti che ho fatto nella mia carriera». Di recente passa tanto tempo in Francia, a Nizza. Come mai? «Sono innamorato della cultura francese, o meglio di come in Francia tengono alla cultura. Io e Mercedes siamo così felici di immergerci in questa cura che hanno per la musica, per il teatro». Questo ultimo capitolo musicale lo ha intitolato "Decadancing". C’entra la sensazione di decadenza che si respira in giro? «Non è certo l’unica ragione, e diciamo che questa cosa sta tra il conscio e l’inconscio, ma se da una parte è difficile dire se i tempi siano migliori o peggiori, di sicuro io che faccio il mestiere di comunicare attraverso le canzoni, trovo che quello che c’è intorno mi fa sentire più scomodo. Il disagio c’è, inutile fingere il contrario». Di cosa ha paura? «Della routine. Anche in passato ogni volta che il fantasma della routine mi passava vicino, ho avuto paura, per questo ho fatto tour più corti, per questo ho dilazionato i dischi nel tempo. Adesso dopo 41 anni di lavoro, ho paura ancora paura della ripetizione, anche quando la ripetizione è di lusso, allora preferisco non lasciare, ma cambiare un po’ vita, fare qualcos’altro, anche se non so bene ancora cosa, perché questo spezza definitivamente la routine». Ci sono mestieri che ha rimpianto di non poter fare? «Potrà sorprendere, ma se c’è una cosa che mi sarebbe piaciuta tanto fare è l’avvocato, sono appassionato di diritto, e mi appassiona tuttora, studio la materia, rompo le scatole ai miei amici avvocati...». Come li conta i quarant’anni di attività? «Il primo 45 giri coi Delirium era del 1971, ma diciamo che ero già in pista da un paio danni, suonavo nelle balere con varie orchestrine, quindi volendo, il mio mestiere di lavoratore della musica lo faccio dalla fine del 1969». I colleghi cantautori, gli amici musicisti, cosa le hanno detto? «Molti hanno pensato a uno scherzo. Poi ho capito la ragione. In genere chi è abituato a stare su un palco non riesce a immaginare che si possa smettere di farlo. Ma intendiamoci, lo capisco, io non voglio essere di esempio a nessuno. Non voglio fare proseliti». Gino Castaldo