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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

Vacanze più lunghe, in Svizzera stravince il no – Non è passata, in Svizzera, l’iniziativa del sindacato Travail Suisse che chiedeva sei settimane di ferie per tutti i lavoratori

Vacanze più lunghe, in Svizzera stravince il no – Non è passata, in Svizzera, l’iniziativa del sindacato Travail Suisse che chiedeva sei settimane di ferie per tutti i lavoratori. Ovvero due in più di quelle previste attualmente. Sottoposta, ieri,a referendum,è stata stroncata dal 66,5 per cento dei votanti che, come ha rilevato il padronato, «hanno manifestato un grande senso di realismo». «Gli svizzeri - l’analisi è di Ursula Fraefel, membro di direzione della Confindustria elvetica - hanno capito che, se la proposta fosse stata accolta, l’onere per le imprese sarebbe stato insopportabile». Dal canto suo Travail Suisse prende atto, con fair play, del risultato delle urne, non rinnegando la validità della sua iniziativa. «Siamo un po’ delusi, tuttavia siamo consapevoli di aver sollevato la questione del sovraccarico di lavoro che genera stress», ha dichiarato Martin Flügel, presidente del sindacato. «Né il governo né gli imprenditori hanno contestato il fatto che questo stress esista e che costituisca un problema», ha detto ancora Flügel. Ma perché, di fronte alla prospettiva di più tempo libero, la maggioranza dei cittadini lo ha massicciamente rifiutato? «Io credo che, a vincere, sia stata la paura», ci dice Ada Marra, deputata socialista del Canton Vaud, al Parlamento federale di Berna. «Tanto che - aggiunge - il mondo economico ha sventolato lo spettro della catastrofe, nel caso in cui le sei settimane di ferie fossero passate». Forse, però, il momento per presentare questa proposta, considerata la crisi economica che ha investito l’Europa, non era quello ideale, facciamo presente ad Ada Marra. «È vero, c’è la crisi, però tenga presente che, rispetto agli altri paesi europei, la Svizzera sta decisamente meglio, dal punto di vista economico, quindi poteva sopportare il peso di più tempo libero per i lavoratori», la sua replica. In effetti, se guardiamo i dati della disoccupazione, a febbraio scorso, il tasso, nella Confederazione, era del 3,4 per cento, quindi ben distante dalle percentuali a due cifre di molti paesi dell’Unione Europea. A stemperare l’ottimismo sull’andamento dell’economia svizzera, c’è il deputato della destra populista, Jean François Rime, secondo cui «con il franco forte, rispetto all’euro e al dollaro, la situazione nonè per nulla rosea, per le imprese elvetiche». «Gli Svizzeri - annota Rime - quando sono andati a votare sapevano che, se l’iniziativa di Travail Suisse fosse passata, sarebbero stati gli stessi lavoratori a doverne, poi, pagare le conseguenze». «Siamo un popolo che pensa di più a lavorare che a fare vacanza», ha commentato, dal canto suo, il parlamentare democristiano, Alöis Gmür. Ma, per un imprenditore, considerato che in Svizzera il pil è cresciuto, lo scorso anno, dell’1,3 per cento, sarebbe stato davvero impossibile far rifatare il personale? Alberto Siccardi, titolare nel Canton Ticino di un’azienda con 400 dipendenti, ramo delle biotecnologie, non ha dubbi. «Già abbiamo preso delle batoste terribili con il cambio, che ha fatto aumentare i costi e diminuire i ricavi, eppure abbiamo tenuto duro. Due settimane di ferie in più avrebbero costretto diverse aziende a chiudere, con il risultato che il paese sarebbe finito in recessione». Ma non solo sulle vacanze hanno dovuto esprimersi, ieri, gli elettori elvetici. A Zurigo, ad esempio, è stato approvato un credito, di circa due milioni di euro, per migliorare la sicurezza delle prostitute. Servirà a realizzare dieci garage aperti, dotati di servizi igienici e di un consultorio sanitario, dove le donne potranno appartarsi con i loro clienti. Infine, sia pure di misura, la maggioranza degli svizzeri ha accolto un’iniziativa ecologista tendente a limitare la costruzione di seconde case, nelle zone turistiche, per salvaguardare il paesaggio alpino. Da subito non dovranno rappresentare più del 20 per cento del totale. Si salvano quelle esistenti ma, per gli speculatori, è una gran brutta notizia. Franco Zantonelli