ANNA MASERA, La Stampa 11/3/2012, 11 marzo 2012
L’errata corrige paga sempre - Gli errori vanno sempre corretti e i giornali che li correggono pubblicamente migliorano la propria reputazione di servizio pubblico alla ricerca della verità
L’errata corrige paga sempre - Gli errori vanno sempre corretti e i giornali che li correggono pubblicamente migliorano la propria reputazione di servizio pubblico alla ricerca della verità. Il «New York Times», icona per il giornalismo mondiale, ha provato a contare i propri errori. L’anno scorso ha pubblicato 3.500 correzioni su carta e altrettante online. Ma si tratta solo di una piccola percentuale degli errori pubblicati. Secondo una ricerca sull’accuratezza del giornale, che viene condotta periodicamente da 75 anni a questa parte, le fonti delle notizie segnalano un tasso di errori negli articoli straordinariamente alto. E secondo un’approssimazione dell’editor incaricato della pagina delle correzioni, il «New York Times» pubblica più di 14 mila errori l’anno, e ne corregge meno della metà (http://www.nytimes.com/2012/02/26/opinion/sunday/the-error-iceberg.html?_r=1). Ma gli altri giornali non hanno di che consolarsi. Nel 2005 oltre il 60 per cento degli articoli in un gruppo di 14 giornali conteneva qualche errore. E un’altra ricerca ha scoperto che solo una su 10 delle fonti ha segnalato l’errore al giornale: alla fine, meno del 2 per cento degli errori viene corretto. E le cose purtroppo stanno peggiorando, riporta il «New York Times». È una sfida che riguarda tutti i giornali: anzi, secondo Craig Silverman (http://www.sterlingpublishing.com/catalog?isbn=9781402765643) gli errori al «New York Times» sono solo la punta dell’iceberg. Un fatto è certo: più correzioni vedete pubblicate in un giornale, meglio è.