La Stampa 11/3/2012, 11 marzo 2012
“L’immagine della Sindone frutto di una radiazione” - La Sindone di Torino, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Gesù e che porta impressa la figura di un uomo crocifisso in un modo corrispondente al racconto dei vangeli, rimane un mistero
“L’immagine della Sindone frutto di una radiazione” - La Sindone di Torino, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Gesù e che porta impressa la figura di un uomo crocifisso in un modo corrispondente al racconto dei vangeli, rimane un mistero. Uno studio appena pubblicato conclude che l’ipotesi altamente più probabile all’origine dell’immagine sindonica sia quella di una radiazione, in particolare dell’«effetto corona». Lo scrive Giulio Fanti, professore di Misure meccaniche e termiche al Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova, che da molti anni porta avanti una ricerca sulla Sindone. Lo studioso ha presentato i risultati del suo lavoro in un articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica americana «Journal of Imaging Science and Technology» (www. dim.unipd.it/fanti/Sindone.htm). «Fin dal 1898, quando il fotografo Secondo Pia ottenne le prime riproduzioni fotografiche della Sindone, molti ricercatori hanno avanzato ipotesi di formazione dell’immagine», spiega Fanti a La Stampa. «Fino ad oggi sono state esaminate molte ipotesi interessanti, ma nessuna di queste può spiegare completamente la misteriosaimmagine. Nessuna delle riproduzioni effettuate, nessuna delle copie fabbricate riesce a offrire caratteristichesimili a quelle del telo sindonico». L’articolo esamina in modo scientifico tutte le più importanti ipotesi, confrontandole con 24 caratteristiche peculiari dell’immagine scelte come le più significative fra le più di cento pubblicate anche recentemente su riviste scientifiche internazionali. Vengono passate in rassegna e vagliate le prime ipotesi formulate dai ricercatori che hanno analizzato le prime fotografie della Sindone agli inizi del ‘900, come quelle che attribuivano la formazione della figura al gesso o all’ammoniaca, all’effetto di un fulmine o a un calco con polvere di zinco. «Ho quindi preso in esame – spiega il professore – le ipotesi più sofisticate come quelle relative alla diffusione di gas o al contatto con il cadavere avvolto in un telo impregnato di aromi e sostanze varie». «Nella mia ricerca – continua Fanti – ho anche considerato la possibilità della compresenza di più meccanismi, riportando le idee di coloro che, dalla seconda metà del secolo scorso, hanno iniziato a dubitare sull’autenticità della Sindone e hanno quindi proposto tecniche di riproduzione in uso tra gli artisti medievali». Fra le ipotesi «artistiche» citate nell’articolo, vengono considerate anche quelle di Delfino Pesce e Garlaschelli. «Ho evidenziato – spiega lo studioso – quanto siano distanti i risultati sperimentali ottenibili perfino nel XXI secolo, dalle caratteristiche estremamente particolari della Sindone. Molti studiosi hanno infatti proposto copie artistiche ottime dal punto di vista macroscopico, ma che purtroppo sono molto carenti nel riprodurre molte particolarità microscopiche e che rendono quindi vano il risultato». Diversa è invece la conclusione per quanto riguarda la possibilità che all’origine vi sia stata una radiazione. Fanti cita le ipotesi di altri studiosi, e descrive i risultati del gruppo dell’Enea che ha recentemente utilizzato laser eccimeri. «L’ipotesi della radiazione – osserva il professore – permette di avvicinarsi maggiormente alle particolari caratteristiche dell’immagine sindonica, ma presenta ancora un notevole problema: si possono solo riprodurre piccole parti di immagine dell’ordine del centimetro quadrato di tessuto, perché altrimenti sarebbero necessarie energie non ancora disponibili in laboratorio». Gli esperimenti eseguiti a Padova da Fanti in collaborazione con il professor Giancarlo Pesavento hanno richiesto «tensioni elettriche dell’ordine di circa 500.000 volt per ottenere immagini simil-sindoniche di pochi centimetri di lunghezza». I risultati dell’analisi scientifica condotta da Fanti sono riassunti in due tabelle che dimostrano come una sorgente di radiazione rappresenti l’ipotesi più attendibile. E fra le ipotesi di radiazione, «solo quella che si basa sull’effetto corona (particolare scarica elettrica) soddisfa tutte le caratteristiche peculiari dell’immagine corporea della Sindone», anche se per ottenere una figura così grande come quella presente nel telo torinese, conclude l’autore, «sarebbero necessarie tensioni fino a decine di milioni di volt. Oppure, uscendo dal campo scientifico, un fenomeno legato alla resurrezione». ANDREA TORNIELLI *** Baima Bollone: “Questa tesi è già stata confutata” - «È un’ipotesi già fatta, una teoria avanzata almeno vent’anni fa, nei confronti della quale sono state presentate molte obiezioni». Per Pierluigi Baima Bollone, professore emerito di Medicina legale dell’Università di Torino, tra i maggiori conoscitori del telo sindonico, la teoria del professor Giulio Fanti sull’«effetto corona» ha fascino, ma non è risolutiva. Per permettere di comprendere meglio, il professor Baima Bollone spiega che cosa sia questo effetto, come si ottenga. «Si tratta dell’impressione di lastre fotografiche o radiografiche ottenuta - dice il medico - mettendo sullo chassis dove si trova chiusa la pellicola, o direttamente sulla pellicola, al buio, delle foglioline. Il risultato è differente se la fogliolina è stata recisa di recente ed è viva oppure se è morta: sottoposta a una elevata tensione elettrica, la fogliolina viva impressiona la lastra con una “corona” tutt’intorno. Nel caso della Sindone un fenomeno simile avrebbe potuto impressionare il tessuto». Il cadavere, insomma, avrebbe prodotto qualcosa di simile lasciando un’impressione sul tessuto. «Una teoria datata e con tante obiezioni. La principale la cita lo stesso Fanti - dice Baima Bollone -: per imprimere un’immagine come quella della Sindone è necessario un campo elettrico elevatissimo». Soprattutto, «i dettagli contenuti all’interno della figura non potrebbero essere così definiti come sono - aggiunge lo scienziato -. L’effetto corona è un fenomeno che non può riguardare un organismo grande come un corpo umano nella sua interezza». Non solo. «Il problema dell’elevatissimo voltaggio necessario era stato superato dalla teoria di Giovanni Judica Cordiglia che negli anni successivi al 1978 aveva immaginato che un fulmine avesse provocato questo altissimo apporto di energia». Baima Bollone ammette comunque che nella teoria del professore padovano ci siano elementi di novità interessanti. «Mai nessuno come Fanti ha accennato alla possibile compresenza di più meccanismi per la formazione dell’immagine. Penso all’aloe e alla mirra, ma quelli studiati sono una trentina». Infine, lo studioso torinese è colpito dall’«insolito richiamo storico alla formazione dell’immagine negativa», dal confronto tra le copie realizzate. MARIA TERESA MARTINENGO *** Barberis: “Le conclusioni non hanno nulla di scientifico” - Al Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, che per statuto «assicura ogni supporto scientifico, tecnico e organizzativo in campo sindonologico al Custode Pontificio della Sindone», cioè all’arcivescovo di Torino, il presidente Bruno Barberis prende le distanze dalle teorie che il professor Giulio Fanti sostiene sul «Journal of Imaging Science and Technology». Soprattutto, dalla conclusione cui giunge il docente padovano quando dice «sarebbero necessarie tensioni fino a decine di milioni di volt. Oppure, uscendo dal campo scientifico, un fenomeno legato alla resurrezione». Il professor Barberis, matematico dell’Università di Torino è categorico: «Siamo scienziati e dobbiamo sempre ricordare la lezione di Galileo. Se non possiamo verificare e riprodurre, il nostro studio non avrà rilievo scientifico. E la resurrezione che Fanti vuole provare scientificamente - non possiamo riprodurla in laboratorio. Certo, nemmeno possiamo riprodurre le reazioni nucleari del sole, ma possiamo studiare il sole con gli strumenti sofisticati che oggi abbiamo. Abbiamo capito che cosa succede. Altro è il caso della resurrezione». Insiste, Barberis: «La resurrezione viene definita fenomeno soprannaturale, quindi non può essere studiata dalle scienze che servono a capire i fenomeni naturale. Finché un uomo non potrà far tornare in vita qualcuno e verificare il fenomeno, parlarne è fuori luogo». Per Barberis, uno tra gli scienziati più vicini alla Chiesa torinese, le perplessità sono tante. «L’effetto corona di cui parla Fanti potrebbe anche essere avvenuto, ma un fenomeno naturale che lo riproduca nelle dimensioni necessarie non c’è. E con gli strumenti attuali, l’effetto corona è applicabile solo a un piccolo pezzo di tessuto». Ribadisce più volte lo stesso concetto, Bruno Barberis. «Se c’è qualcosa di scientifico - osserva - devo poterlo ripetere in laboratorio, altrimenti non è scientifico. E questo modo di procedere è l’unico possibile, condiviso dal Centro Internazionale di Sindonologia e da tanti altri scienziati che non vogliono dimostrare nulla». [M. T. M.]