MICHELE BRAMBILLA, La Stampa 11/3/2012, 11 marzo 2012
Tosi: “Eravamo uniti Ora siamo specialisti a farci male da soli” - La lotta intestina del Carroccio Se c’è una cosa che tutti riconoscevano alla Lega era di essere un monolite Se il partito diceva una cosa era quella e basta, e questo ci rendeva credibili Adesso ci stiamo facendo del male da soli con troppe tensioni interne E il modo per superare questa fase è uno solo: celebrare i congressi Il congresso si farà C’è una delibera di via Bellerio del 23 gennaio scorso che dice che i congressi devono svolgersi entro giugno Flavio Tosi Sindaco di Verona Il sindaco di Verona Flavio Tosi Iprimi tempi di Flavio Tosi sindaco non erano stati facili
Tosi: “Eravamo uniti Ora siamo specialisti a farci male da soli” - La lotta intestina del Carroccio Se c’è una cosa che tutti riconoscevano alla Lega era di essere un monolite Se il partito diceva una cosa era quella e basta, e questo ci rendeva credibili Adesso ci stiamo facendo del male da soli con troppe tensioni interne E il modo per superare questa fase è uno solo: celebrare i congressi Il congresso si farà C’è una delibera di via Bellerio del 23 gennaio scorso che dice che i congressi devono svolgersi entro giugno Flavio Tosi Sindaco di Verona Il sindaco di Verona Flavio Tosi Iprimi tempi di Flavio Tosi sindaco non erano stati facili. Lo accusavano di aver portato una ventata di destra in città, e perfino una rissa fra ubriachi - nella quale ci scappò il morto - gli fu messa in conto: a sinistra qualcuno provò a sostenere che gli ubriachi erano fascisti che si sentivano legittimati, nelle loro aggressioni, dall’avere un sindaco come Tosi. La storia però è strana e ora siamo arrivati a questo punto: che il leghista Tosi gode di un consenso tanto trasversale che secondo tutti i sondaggi prenderà molti voti anche dagli elettori di sinistra. E siccome la politica è ancora più strana della storia, adesso Tosi i problemi ce li ha con la propria parte politica. Nel senso che per intercettare appunto i voti di sinistra vuole presentarsi alle elezioni con una lista sua, e la Lega non vuole. Ma andiamo con ordine. Tosi lo incontriamo in un bar di periferia, perché è lì che riceve quando il Comune è chiuso. Infatti riceve, come si usa dire, «accaventiquattro» e in questo stacanovismo - sostiene lui sta la chiave del suo successo. Sindaco, ma perché uno di sinistra dovrebbe votare per lei? «Semplicemente perché il lavoro paga. Gli elettori sanno quanto ti impegni. E poi io sono in mezzo alla gente comune, ricevo qui al bar. I cittadini mi chiamano per nome, mi percepiscono come uno di loro». Cos’è questa leggenda del sindaco che si occupa ogni giorno anche delle buche, dei semafori guasti, degli schiamazzi, insomma delle piccole cose? «Non è una leggenda. Tutti i giorni leggo le mail e i fax che arrivano in Comune e mi faccio riferire dalla segretaria ogni telefonata dei cittadini. Prendo atto di tutte le lamentele e di tutte le segnalazioni. Poi faccio una nota agli uffici affinché intervengano. E dopo qualche giorno controllo se sono intervenuti». E questo non è né di destra né di sinistra... «Io faccio l’amministratore, non l’ideologo. Guardo ai problemi concreti della città e ho sempre cercato di essere il sindaco di tutti. Mi creda: la cosa che fa più piacere a un politico è quando uno che non la pensa come te dice che ti apprezza». E qui veniamo al dunque. Lei per vincere ha bisogno anche dei voti della sinistra, per prenderli deve fare una «Lista Tosi» e il suo partito, la Lega, non vuole. È così? «Mi permetta un po’ di storia. Nel 2007 un sondaggio fece capire che se avessi corso da solo avrei preso il 28 per cento, mentre la Lega avrebbe preso il 12. Insomma si capì che c’era una larga fetta dell’elettorato non leghista che avrebbe votato per me». Come andò a finire? «Che mi candidai appoggiato da una Lista Tosi, dalla Lega, da Forza Italia, da An e dall’Udc. Vinsi, e la mia lista fu la più votata della coalizione con quasi il 17 per cento». E oggi i sondaggi che cosa dicono? «Lista Tosi al 30 per cento, Lega al 20 per cento. Mi spiego più in dettaglio: senza una Lista Tosi, cioè presentandomi con la Lega, potrei anche vincere al primo turno ma non avrei la maggioranza in consiglio comunale e non potrei governare. Con la Lista Tosi, non avrei questi problemi». Però Bossi non vuole la Lista Tosi, vero? «Non è tanto Bossi. Non la vuole qualcun altro che tende a confondere due piani che dovrebbero essere distinti: le elezioni di Verona e il congresso regionale della Lega veneta che si terrà in giugno». Lei sta facendo l’identikit di Giampaolo Gobbo, segretario della Lega veneta. È il suo grande rivale. Gobbo teme che al congresso del partito la corrente di Tosi lo metta in minoranza. E quindi un successo troppo «personale» di Tosi a Verona... «Io dico solo che se non ci fosse il congresso del partito il problema della mia lista non esisterebbe». Tosi, si rende conto che lei sta rischiando di spaccare la Lega? «Non sono io a spaccare il movimento. Provate ad andare a spiegare ai veronesi che non si può fare una Lista Tosi perché ci sono delle beghe interne alla Lega». Lei tiene di più a vincere le elezioni di Verona o il congresso del partito? «Io sono veronese e tengo moltissimo alla mia città. E poi voglio finire il lavoro che abbiamo cominciato cinque anni fa. Quanto alla Lega, spero che prevalgano gli interessi politici, non quelli personali». È vero che Gobbo sta cercando di far saltare il congresso di giugno? Sui giornali si è parlato di una strategia della tensione interna che costringerebbe Bossi a commissariare la Lega in Veneto. Con un commissario, niente congresso e niente conta tra Tosi e Gobbo... «C’è una delibera del consiglio federale, cioè di via Bellerio, del 23 gennaio scorso. Dice che entro il 20 giugno i congressi vanno fatti. Senta: se c’è una cosa che tutti riconoscevano alla Lega era quella di essere un monolite. C’era unità, e questo ci rendeva credibili. Se il partito diceva una cosa, era quella e basta. Adesso ci stiamo facendo del male da soli con troppe tensioni interne. E il modo per superare questa fase è uno solo: celebrare i congressi». Gobbo ha detto chiaramente che la Lista Tosi non si farà. Lei come si comporterà? «Entro la scadenza, che è il 3 aprile, presenterò una lista civica di riferimento del sindaco. Ora mi confronterò con il movimento sul nome da darle». Eh va bé, ma come potrebbe non chiamarsi «Lista Tosi»? «Vedo che ha capito. Sarebbe paradossale. La lista nasce per me sindaco. Come potrebbe non esserci il mio nome?».