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 2012  marzo 11 Domenica calendario

Lusi: in sette alle Bahamas e rimborsi anche per il caffè - A bocca aperta. Così sono rimasti i vertici della Margherita quando hanno potuto scorrere i risultati della «due diligence», la revisione dei conti, affidata a esperti esterni che da due giorni è sui tavoli dei magistrati Alberto Caperna e Stefano Pesci

Lusi: in sette alle Bahamas e rimborsi anche per il caffè - A bocca aperta. Così sono rimasti i vertici della Margherita quando hanno potuto scorrere i risultati della «due diligence», la revisione dei conti, affidata a esperti esterni che da due giorni è sui tavoli dei magistrati Alberto Caperna e Stefano Pesci. «Lusi si comportava come se la cassa del partito fosse sua», si lascia sfuggire uno dei legali che assistono Rutelli, Bianco e gli altri big dell’ex partito. Come definire altrimenti chi metteva in conto al partito il panino (come da ricevuta di McDonald’s del 3 marzo 2007: euro 13) e poi lo sfavillante weekend a Venezia da 6.300 euro? Accadeva il 26 giugno scorso. Il senatore Luigi Lusi e consorte hanno preso un aereo da Fiumicino a Parigi. Lì li aspettava una macchina con autista che li ha portati alla stazione ferroviaria. Hanno preso posto sul fascinoso Orient Express che in una notte li avrebbe condotti a Venezia. Alla stazione veneziana, di nuovo il trasferimento pronto. Ovviamente in motoscafo di lusso. E di qui via di corsa tra le onde della laguna alla Locanda Cipriani. Mezza pensione, per carità. Soggiorno dal 27 al 28 giugno. Prezzo complessivo: 6300 euro. Alla faccia della crisi che attanaglia gli italiani. Ovviamente pagava la Margherita. Peraltro lo stesso viaggio è fatturato dall’agenzia di viaggi due volte. La seconda fattura porta la cifra di 9200 euro. Da capire se il romantico viaggio, all’ex partito, sia costato 15mila euro. Non bastassero le scoperte della Finanza sugli 11 milioni di euro che sono usciti dalle casse della Margherita in forma di assegni in bianco e per la metà finiti anch’essi nelle tasche di Lusi (e il magistrato è convinto che troverà uguale esito anche per il resto), le fatture della «Dolby Travel», l’agenzia di viaggi su cui Lusi si appoggiava, da qualche giorno sono una fonte di arrabbiature continue ai vertici del partito. Complessivamente nel corso del 2011 Lusi ha bruciato 218mila euro a colpi di weekend, viaggi a Toronto e New York, voli per sette persone alle Bahamas (33.000 euro), settimane in un resort di lusso alle Kayman e vacanze in Montenegro. Non che Lusi ci andasse leggero anche nel menage quotidiano. Si sapeva che era di casa al ristorante «La Rosetta», tra Montecitorio e il Pantheon. S’ignorava che la Margherita, con i fondi del rimborso elettorale, ovvero soldi pubblici affidati a un partito per farne attività politica, pagasse 180 euro un piatto di spaghetti al caviale per il suo tesoriere gourmet. Gli piaceva mangiare bene. Quindi, quando passava per l’Abruzzo, la sua regione d’origine, e dove il fratello Antonino è sindaco nel piccolo borgo di Capistrello, era di casa a Carsoli, al ristorante «Da Mauro». Lusso e stelle Michelin. Ha messo in conto 1500 euro per una cena. Tanto pagava qualcun altro. Lui pubblicamente non reagisce, ma poi lancia messaggi oscuri. «Ero il bancomat della sinistra». Conferma comunque di essere depositario di grandi segreti, avendo gestito 220 milioni di euro del partito in otto anni, così come insiste di avere coperto alcune spese del sindaco di Firenze, Matteo Renzi. «Non ricordo ora se per le primarie o per la campagna elettorale». «Non sono spavaldo, anche se ammetto di avere altri vizi», racconta a chi lo incontra per caso nei corridoi del Senato. Con il quotidiano Libero si lagna: «Sono stretto in una cinghia asfissiante. Stanno lavorando per massacrarmi». Ce l’ha con i vecchi compagni di cordata che definisce «i miei ex migliori amici». «Mentre la crisi riduce i consumi e impoverisce gli italiani, leggere di mega viaggi e spese folli è un’offesa alla nazione», s’arrabbia Massimo Donadi, Idv. «Lo scandalo Lusi segna un punto di non ritorno per la politica italiana».