Fabrizio Forquet, Carmine Fotina, Il Sole 24 Ore 11/3/2012, 11 marzo 2012
«BANDA LARGA E SNAM, IN CAMPO LA CDP»
«L’economia e la cultura digitale possono trasformare in realtà i sogni imprenditoriali di moltissimi giovani – e meno giovani – in gamba e con idee innovative. Ne abbiamo appena finito di parlare con Chris Anderson, direttore di Wired Usa, oltre che con i webguru Dale Dougherty e Massimo Banzi, a Roma per un incontro dei makers su innovazione e futuro, uno dei tanti esempi di energia diffusa nel nostro Paese, un dinamismo latente nell’economia e nella società civile che dobbiamo fare in modo possa esprimersi appieno. Diciamo che la giornata è cominciata bene, malgrado i dati sulla produzione industriale».
Ministro Passera, a gennaio si è registrato un meno 5%, il dato peggiore dal 2009. Vuol dire che sulla crescita non si può perdere tempo.
Sapevamo e sappiamo che questo sarà un anno ancora difficile, era previsto. Così come sappiamo che sull’occupazione il disagio sociale sta ulteriormente aumentando, soprattutto tra i giovani e le donne. È per questo che dobbiamo fare il massimo sforzo per creare le condizioni per lo sviluppo e, quindi, nuovi posti di lavoro. Il lavoro è la prima delle preoccupazioni del Governo, perché è la prima delle preoccupazioni degli italiani.
Parliamo subito di quali azioni concrete lei e il Governo state mettendo a punto per affrontare questa priorità.
Solo quando le aziende si sviluppano e investono si creano crescita sostenibile e posti di lavoro. Dobbiamo costruire le condizioni strutturali perché ciò avvenga: favorire le aziende che si rafforzano e assumono attraverso un fisco premiale – vedi i 6 miliardi di Ace e Irap-; rendere più efficienti gli incentivi all’innovazione, come stiamo per fare; rafforzare tutti gli strumenti concreti di supporto all’internazionalizzazione, tra i quali il nuovo Ice è il principale; allentare la stretta creditizia, dove il rafforzamento del Fondo centrale di garanzia e il volano di 20 miliardi di finanziamenti che mobiliterà verso le pmi è stato solo un primo passo; ridurre i costi dell’energia con la nuova politica energetica nazionale; ridurre gli oneri e i tempi burocratici con le semplificazioni.
Resta il problema della scarsa produttività delle imprese.
La produttività è naturalmente legata anche alla normativa sul lavoro, che va rinnovata in molti punti. Per crescere ci vogliono infrastrutture: le nuove norme che abbiamo introdotto permettono di rendere possibili opere che sono sempre più urgenti e i 20 miliardi allocati a singoli progetti hanno accelerato molti cantieri. Le liberalizzazioni aprono nuovi spazi alla concorrenza e aiutano a ridurre rendite e costi. Tutti i ministeri sono impegnati nei rispettivi settori di competenza. Siamo solo all’inizio: in ogni campo cerchiamo di far nostre le migliori esperienze internazionali e, mese dopo mese, i vari capitoli del piano prendono forma concreta.
Andiamo ai temi concreti. La separazione di Snam rete gas dall’Eni è uno degli interventi simbolo delle liberalizzazioni. Molto però dipenderà da come le attuerete...
Eni uscirà completamente dal gruppo Snam. Con il Tesoro stiamo individuando le forme migliori per tutti gli azionisti. La separazione interpreta l’interesse di tutti ad avere il trasporto e le infrastrutture del gas affidati a un’azienda del tutto indipendente e dedicata che porti maggiore concorrenza sul mercato e possa diventare un protagonista delle reti europee.
Tra i possibili soggetti che potrebbero essere coinvolti si è parlato di Cassa depositi e prestiti e di Terna. Secondo lei quale opzione è preferibile?
Cdp è l’azionista di Eni e quindi l’interlocutore di riferimento. Terna è un caso di successo di un’azienda che sta dando un contributo importante allo sviluppo di un altro mercato, che è quello dell’energia elettrica. Non abbiamo mai preso in considerazione di collegare questi due settori.
Un’altra rete che è considerata strategica per la crescita del Paese è quella a banda larga. Se ne parla da anni. Ci può anticipare le intenzioni del Governo?
La banda larga è uno dei principali sottocapitoli dell’agenda digitale, un grande impegno che abbiamo preso con noi stessi e l’Europa. Va superato il digital divide degli italiani, con collegamenti per tutti almeno di 2 megabit entro il 2013 e, per questo, con Fabrizio Barca abbiamo già messo in sicurezza dei fondi per le regioni meridionali, recuperando 700 milioni legati all’Europa. La banda larga e larghissima dovrà venire dallo sforzo sinergico di soggetti privati e pubblici. Ora dobbiamo intervenire, con operazioni di mercato, per accelerare gli investimenti sulla fibra ottica sia nella rete di base sia in quella che arriva all’interno degli edifici. Ci sono state iniziative importanti come quella di F2i in Metroweb. Ma bisogna raggiungere tutta Italia con lo spirito con cui, negli anni Cinquanta, abbiamo costruito l’autostrada del Sole: anche per le autostrade digitali è l’offerta che crea la domanda. La spinta del Governo per estendere in modo generalizzato la fibra - nel rispetto delle regole della concorrenza e degli aiuti di Stato - è molto forte.
Lei citava F2i. In quell’operazione c’è anche una partecipazione di Cassa depositi. È possibile anche qui un intervento della Cdp e la costituzione di un soggetto pubblico-privato?
Quando prima parlavo di rispetto della concorrenza intendevo proprio che Cassa può giocare un ruolo, ma ad oggi è prematuro spingersi a delineare un tipo di intervento piuttosto che un altro.
L’operazione coinvolgerà l’attuale rete Telecom?
Bisogna vedere quanto Telecom sia interessata a investire e con che tempi e poi confrontare quei tempi e quegli investimenti con l’interesse del Paese.
La questione delle frequenze digitali ha complicato non poco i rapporti tra Governo e Pdl. Dopo lo stop al beauty contest, come pensate di procedere?
Siamo contrari a cedere a titolo gratuito beni di valore di proprietà dello Stato come le frequenze e non c’è nessun motivo per ritornare indietro rispetto a questa decisione. Per questo motivo abbiamo interrotto la procedura del beauty contest e abbiamo dato 60 giorni agli operatori del settore per farci avere le loro osservazioni. Poi il governo ne avrà altri 30 per arrivare a una decisione. Sicuramente bisognerà tenere conto del fabbisogno del mondo delle telecomunicazioni nei prossimi 3-5 anni: le regole internazionali prevedono che a partire dal 2015-2016 una parte dello spettro potrebbe essere utilizzata per la nuova generazione della telefonia mobile e noi vogliamo che l’Italia sia tra i primi ad avvantaggiarsi di queste ulteriori aperture.
Il confronto con Mediaset è destinato ad inasprirsi? Confalonieri reclama certezza delle regole e paventa tagli occupazionali.
Sulle frequenze hanno rappresentato in modo molto civile le loro idee, di cui prendiamo atto. Concordo sulla certezza delle regole, non entro sul tema delle politiche aziendali.
È possibile in tempi brevi il riassetto della governance Rai?
Se la domanda è se alle prossime nomine si arriva con una nuova governance, le dico che, se anche qualcuno lo avesse desiderato, non ci sono né i tempi né i modi. Alle nomine del nuovo consiglio, essendo tra un mese, si arriverà per definizione con la governance attuale. Dopodiché sarà il presidente del Consiglio a decidere.
E poi c’è il grande tema della cultura, che può diventare fattore di sviluppo…
In Italia si è discusso per decenni di questo aspetto fondamentale. Solo che, mentre lo si faceva, le risorse per la scuola, l’università, la ricerca, i beni culturali venivano via via tagliate, arrivando in alcuni casi a far collassare il sistema della cultura. È indubbio che anche su questo fronte serva un’inversione di tendenza forte. Il Governo vuole fare la sua parte, mobilitando tutti gli attori coinvolti nella produzione di cultura e conoscenza al servizio del Paese. L’azzeramento del divario digitale, la lotta contro ogni forma di analfabetismo, l’investimento in cultura e conoscenza sono le principali priorità su cui ci siamo già attivati.
Tra le sue linee programmatiche c’è la ridefinizione del sistema degli incentivi alle imprese. A che punto siamo?
Lo approveremo entro poche settimane. La numerosità di leggi e leggine più o meno legate a innovazione e ricerca è troppo vasta e si disperde in mille rivoli. Le procedure sono spesso lunghe, farraginose, discrezionali. Vogliamo sostituire quasi tutte queste leggi con una - o poche – che prevedono meccanismi automatici di credito di imposta per la ricerca e l’innovazione. Anche in questo campo la collaborazione col ministro Profumo è molto efficace.
A proposito di internazionalizzazione, la vicenda dell’Ice l’anno scorso è stata confusa e incomprensibile. Da dove si riparte?
Il nuovo Ice c’è. La legge è stata fatta. La cabina di regia sarà snella e vedrà impegnati nella guida i due ministeri insieme, Esteri e Sviluppo, col forte coinvolgimento delle associazioni di impresa, delle camere di commercio sia in Italia che all’estero e delle Regioni. Con il ministro Gnudi stiamo valutando come creare le migliori sinergie sul turismo.
Si è parlato di Riccardo Monti come nuovo presidente.
È già oggi il mio consigliere per l’internazionalizzazione e, a breve, lo proporrò alla guida dell’Ice. Ha una grande esperienza nel settore privato in questo campo e ha già lavorato nei Paesi in forte sviluppo che interessano al nostro Paese. Le strutture Ice saranno integrate nelle ambasciate e con le camere di commercio dei vari Paesi: le piccole e medie imprese potranno essere assistite in modo diretto. Con Cassa depositi e Sace, poi, rafforzeremo la parte del sostegno finanziario alle iniziative di internazionalizzazione. Si potrebbe pensare a una vera e propria Eximbank, come avviene in altri Paesi.
C’è l’altro fronte: quello dell’attrattiva degli investimenti stranieri che resta un buco nero.
Gli stessi interventi che faranno crescere le imprese e l’economia italiana attireranno più investimenti dall’estero. Attiriamo meno investimenti di altri Paesi spesso più a causa della burocrazia e della Giustizia che del costo del lavoro. La rete Ice nei principali Paesi del mondo potrà costituire un canale importante per assistere le tantissime aziende interessate a investire in Italia.
Intanto gli inglesi di British gas hanno abbandonato l’investimento nel rigassificatore di Brindisi.
Senza entrare nel merito specifico, quello che è certo è che i tempi delle autorizzazioni per aprire nuove attività economiche sono diventati in molte parti di Italia del tutto inaccettabili. Quando poi si tratta di infrastrutture o impianti energetici, interessi particolari bloccano troppo spesso l’interesse generale, e ciò non ha nulla a che vedere con la democrazia.
La Tav è diventata l’emblema delle opere frenate dai veti. Con quali argomenti convincerete chi dice ancora no?
È un’opera fondamentale, ormai entrata in fase realizzativa. Non si era partiti nel modo giusto: progetti imposti, non discussi, e forse non del tutto adeguati. Ma negli ultimi 5-6 anni sono stati completamente ridisegnati, anche per tener conto delle istanze del territorio. L’attuale progetto permette di ridurre costi e tempi e aumentare capacità, in alcuni casi anche del 50% e di rimettere il Nord Ovest al centro della logistica europea.
C’è chi sostiene che i dati di traffico non giustifichino un’opera simile.
L’andamento dei volumi è proprio l’effetto dell’inadeguatezza dell’attuale rete che è piccola, lenta e quindi costosa e non competitiva. La sola riduzione dei Tir sulle strade permetterà di ridurre la Co2 emessa per una quantità pari a quella prodotta da una città di 300mila abitanti. La Torino-Lione si realizzerà non per volerla fare a tutti i costi, ma perché è un progetto importante per l’Italia.
La prossima settimana Monti incontrerà i vertici Fiat sul futuro degli stabilimenti italiani.
Sono andato all’inaugurazione dello stabilimento di Pomigliano, che è una prova concreta dell’impegno di Fiat in Italia. Certamente alcuni dei problemi che solleva Fiat sono reali, e fanno parte delle cose che dobbiamo migliorare nel nostro Paese. Mi lasci però dire che non mi sento di condividere l’immagine disastrosa dell’Italia che talvolta è stata data dalla Fiat in giro per il mondo. Questo è il momento di fare invece tutti squadra all’estero per aiutare il Paese a crescere.
Potrebbero esserci nuovi incentivi?
Sul tavolo non c’è nulla su questo, né la Fiat li chiede.
Un test immediato per il Governo sarà la riforma del lavoro…
Premesso che l’operazione è gestita dal ministro Fornero, si tratta di una grande riforma, che toccherà tutti gli aspetti: l’ingresso nel mercato del lavoro - e il contratto di apprendistato sarà un punto di riferimento - la flessibilità all’entrata per evitare l’abuso del precariato, senza togliere la buona flessibilità in ingresso; gli ammortizzatori sociali, dove chiaramente negli anni si è arrivati a casi di abuso della cassa integrazione; i meccanismi di ricollocazione nel mondo del lavoro.
Ci sarà nella proposta finale del Governo l’articolo 18?
Una manutenzione dell’articolo 18 è verosimile e opportuna, come d’altra parte indicato anche da parti sindacali, ma sarà Elsa Fornero a fare le proposte definitive al termine dei lavori del tavolo con le parti sociali, che stanno portando un contributo molto positivo ed equilibrato.
Il credit crunch continua a colpire le imprese e intanto sulla annosa questione dei debiti della Pa con le imprese, nonostante molte parole, non si è ancora capita la possibile soluzione…
È tutto collegato. Il credito, soprattutto negli ultimissimi mesi, è diventata una vera criticità per tre fattori principali: carenza di liquidità da parte delle banche, ora attenuata grazie all’intervento della Bce di Mario Draghi; carenza di capitale delle stesse banche, peggiorata da norme eccessivamente procicliche; ma anche la grande quantità di credito forzoso che deriva dai pagamenti lenti e dallo scaduto, sia nel mondo privato sia in quello pubblico.
A quanto ammontano davvero questi crediti?
Nessuno ne conosce esattamente l’entità, ma potrebbe essere di almeno 100 miliardi tra pubblico e privato. È un’enormità di indebitamento forzoso che crea problemi finanziari ed economici alle aziende soprattutto più piccole, che occupa le linee delle banche e riduce le risorse a disposizione per finanziare l’operatività e gli investimenti. Dobbiamo riportare l’Italia in linea con le regole europee, ma senza mettere a rischio gli obiettivi di deficit e debito pubblico.
Questo è chiaro. Ma come?
Non esistono soluzioni semplici. Ci stiamo lavorando con Vittorio Grilli, per individuare le modalità che ci permettono di rispettare tutte le esigenze sul tavolo. Nel decreto cresci-Italia comunque abbiamo messo a disposizione quasi 6 miliardi proprio per dare un primo sollievo per ridurre lo scaduto delle amministrazioni centrali.
Torna il nodo delle risorse. Molte delle misure che abbiamo elencato sono a costo zero, ma non si rischia che senza i necessari investimenti il capitolo della crescita resti un libro dei sogni?
La lotta all’evasione fiscale e la spending review sono infatti capitoli fondamentali per trovare risorse da destinare allo sviluppo, oltre che naturalmente agli ammortizzatori e a molti problemi sociali urgenti. Ma un presupposto indispensabile che può creare velocemente una nuova fase di crescita è il ribasso dello spread. Perché questo rende possibili il credito e gli investimenti, rimette in moto liquidità, consente l’assestamento dei conti pubblici. Queste cose già iniziano a succedere perché il Paese sta riacquistando credibilità: anche su questo Monti sta facendo un vero miracolo.
Qualcuno vi ha criticato come il governo dei banchieri.
Mi sembra che la polemica sia stata spenta dai fatti e dalle decisioni che abbiamo preso a favore della concorrenza e in tutti i settori: dall’energia, ai trasporti, ai servizi finanziari. Al contrario direi che l’esperienza di banchiere, come quella alle Poste, nell’editoria, nell’informatica, nella consulenza, si stanno rivelando tutte molto utili per affrontare le tante situazioni critiche e le tante opportunità che ho sul tavolo.
Si fa un gran parlare di sue ambizioni politiche come candidato premier nel 2013…
Anche solo formulare ipotesi di questo genere e dare connotazioni partitiche al nostro lavoro significherebbe far male a questo governo che – grazie al supporto del Parlamento e di moltissimi cittadini – sta impegnandosi per il bene del nostro Paese.