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 2012  marzo 12 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. FORSE RITROVATA LA BATTAGLIA D’ANGHIARI


REPUBBLICA.IT
Secondo il professor Seracini che ha condotto la ricerca, emergono nuovi indizi sulla presenza del dipinto perduto di Leonardo: potrebbe essere sulla parete est del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Gli elementi di prova, spiega il National Geographic, sono quattro. Renzi: "Ho incontrato il ministro Ornaghi"
di LAURA MONTANARI e MICHELE BOCCI
"Nuove prove sulla Battaglia di Anghiari: trovato colore come per la Gioconda"
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha annunciato di aver incontrato il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi per parlare delle ricerche sulla Battaglia di Anghiari. "Dimostrato che la battaglia d’Anghiari c’è, chiedo al Governo di autorizzarci a verificare le condizioni in cui è. E tirarla fuori", ha scritto Renzi su Twitter. "Chiederemo ufficialmente al ministero dei Beni culturali le autorizzazioni per rimuovere le aree dove nell’Ottocento e nel Novecento sono stati effettuati interventi di restauro sulla battaglia di Scannagallo: questo ci consentirebbe di non toccare il lavoro del Vasari e di avere una fotografia della Battaglia di Anghiari di Leonardo più precisa di quelle ottenute finora, verificando al contempo anche le sue attuali condizioni di salute".
Sono emerse prove importanti sulla ricerca condotta a Palazzo Vecchio sul dipinto scomparso di Leonardo che sembrano supportare la teoria della presenza, dietro la parete est del Salone dei Cinquecento, della Battaglia di Anghiari, proprio dietro l’affresco di Vasari "La battaglia di Scannagallo".
L’annuncio in Palazzo Vecchio
Un campione di colore nero trovato dietro un affresco del Vasari a Firenze ha composizione chimica compatibile con il nero usato nella Gioconda e nel S.Giovanni Battista al Louvre. Così si legge in una nota dal National Geographic. I dati a sostegno della teorica ubicazione del dipinto di Leonardo sono stati ottenuti mediante l’utilizzo di una sonda endoscopica inserita attraverso il muro sul quale è stato inserito l’affresco del Vasari.
La soprintendente Acidini frena: "Qualcuno potrebbe rimanere deluso"
La sonda è stata dotata di una microcamera che ha permesso a un team di ricercatori guidati dallo scienziato Maurizio Seracini di vedere cosa ci fosse al di là del Vasari e raccogliere informazioni necessarie per ulteriori analisi. Il progetto di ricerca è guidato da National Geographic Society e dal Centro scientifico interdisciplinare arte, archeologia, architettura Cisa3 dell’Università della California San Diego in collaborazione con il comune di Firenze, con la Soprintendenza di Firenze e l’opificio delle Pietre dure. "Le analisi chimiche condotte - ha spiegato Seracini - anche se non definitive ci danno modo di credere che il dipinto di Da Vinci, che per lungo tempo è stato considerato distrutto a metà del sedicesimo secolo, possa ancora esistere dietro l’affresco del Vasari".
"Questi dati sono molto incoraggianti, ha dichiarato Maurizio Seracini, anche se siamo ancora alle frasi preliminari della ricerca e c’è ancora molto lavoro da fare per poter risolvere il mistero, le prove dimostrano che stiamo cercando nel posto giusto". Seracini e il suo team citano quattro prove: La prima è un campione contenente materiale di colore nero analizzato con la tecnologia del microscopio elettronico a scansione con microsonda che permette di identificare i componenti chimici presenti nel campione. Il campione trovato ha una composizione chimica simile a quella di un pigmento nero trovato nelle vele della Gioconda e del San Giovanni Battista (come si legge da ricerche effettuate dal Louvre).
La seconda prova è formata da frammenti di materiale rosso che sono stati trovati e analizzati e si ipotizza siano frammenti organici che potevano essere associati a lacca rossa. Terzo elemento le immagini ottenute tramite sonda endoscopica ad alta definizione che fanno capire come lo stato beige del muro originale può essere stato applicato solo con un pennello.
Il team di ricerca ha confermato, infine, l’esistenza di un vuoto inizialmente individuato sulla parete dove Vasari ha dipinto il suo affresco e il muro retrostante attraverso indagini radar effettuate nel salone. La scoperta suggerisce che Vasari potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all’affresco.
"Nella ricerca in corso nel Salone dei Cinquecento che, è bene ribadirlo, si sta svolgendo sulla parete "giusta", il mio intervento si è sempre svolto nella salvaguardia della tutela del bene culturale e tenendo informati i vertici del Ministero per i Beni e le Attività culturali". Lo sostiene il soprintendente di Firenze, Cristina Acidini.
Acidini ha evidenziato "il coinvolgimento dell’Opificio delle Pietre Dure, che solitamente interviene solo quando è parte attiva di un determinato e condiviso programma di ricerca o di restauro, da me sollecitato e predisposto, ha incrementato il livello della tutela, assicurando alle operazioni una vigilanza assidua e competente". Inoltre ha affermato, "l’invasività del progetto è stata sicuramente molto più limitata rispetto ad altri tipi di indagini diagnostiche davvero "distruttive": in taluni casi queste comportano prelievi di micro-campioni della pittura originale. Si tratta di procedure che vengono tuttavia comunemente impiegate in Italia e all’estero nella diagnostica delle pitture su tela, su tavola e murali, senza suscitare reazioni particolari".
Secondo il sindaco Renzi l’intervento sulle aree restaurate del dipinto vasariano sarebbe possibile "fin da subito", in quanto, ha spiegato il primo cittadino, l’Opificio delle Pietre dure (l’ente del Mibac che collabora nella ricerca) ci ha lasciato una mappa completa di tutti gli interventi di restauro effettuati sulla battaglia di Scannagallo nell’800 e nel ’900.
Renzi ha anche annunciato che scrivera’ una lettera al ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi per chiedere "tutte le autorizzazioni del caso": "ed entro un mese - ha aggiunto Renzi - il ministro ci ha detto che verrà qui con noi sull’impalcatura nel Salone dei Cinquecento".
Il sindaco ha infine spiegato di non avere intenzione di chiedere fondi al Governo per proseguire le indagini: "Stiamo parlando di Leonardo che fa il giro del mondo - ha detto Renzi -: non abbiamo alcun problema di finanziamenti, i soldi li troviamo dai privati".
(12 marzo 2012)

CORRIERE.IT
FEDERICA SANNA
FIRENZE - Clamorosa scoperta nella caccia alla Battaglia di Anghiari, capolavoro perduto di Leonardo: un campione di colore nero trovato dietro un affresco del Vasari a Firenze ha composizione chimica compatibile con il nero usato nella Gioconda e nel San Giovanni Battista al Louvre. Lo rende noto il direttore della ricerca Maurizio Seracini. Il pigmento nero è composto in gran parte da manganese e, in parte, da ferro ed è stato individuato con analisi chimiche su materiali estratti durante i sondaggi dentro la parete est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio dietro cui Seracini ipotizza che ci siano resti della Battaglia di Anghiari. Trovati anche frammenti di materiale rosso, associabili a lacca. Inoltre, immagini ottenute con una sonda endoscopica mostrano uno strato beige: per i ricercatori può esser stato messo solo con un pennello. Le prove emerse durante la ricerca sembrano così supportare la teoria che «La battaglia di Anghiari», si trovi proprio sulla parete est del Salone dei Cinquecento, dietro l’affresco di Giorgio Vasari «La Battaglia di Marciano». I dati a sostegno della teorica ubicazione del dipinto di Leonardo sono stati ottenuti mediante l’utilizzo di una sonda endoscopica che è stata inserita attraverso il muro sul quale è stato dipinto l’affresco del Vasari.
Alla ricerca del Leonardo perduto
IL TEAM - La sonda è stata dotata di una microcamera e ha permesso al team di ricercatori guidati dallo scienziato Maurizio Saracini, di vedere cosa ci fosse al di là del Vasari e di raccogliere campioni necessari per ulteriori analisi. Il progetto di ricerca è stato guidato dalla National Geographic Society e il Centro scientifico interdisciplinare per l’Arte, l’architettura e l’Archeologia (CISA3) dell’Università della California San Diego (UCSD), in collaborazione con il Comune di Firenze. Il lavoro condotto nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è stato completato in collaborazione con la Soprintendenza di Firenze e l’Opificio delle Pietre Dure, il Centro di restauro italiano con base a Firenze. Utilizzando le attrezzature endoscopiche fornite da Olympus e Wolff, i ricercatori sono stati in grado di vedere il muro presente dietro la parete del Vasari e di ottenere campioni di materiale per le analisi.
LE ANALISI - I dati raccolti a seguito delle analisi chimiche, anche se non definitivi, danno modo di credere che il dipinto di da Vinci, per lungo tempo considerato essere stato distrutto a metà del sedicesimo secolo, potrebbe ancora esister dietro l’affresco del Vasari. «Questi dati sono molto incoraggianti - ha dichiarato il membro del National Geographic Maurizio Seracini, direttore e fondatore della UCSD CISA3 - Anche se siamo ancora alle fasi preliminari della ricerca e anche se c’è ancora molto lavoro da fare per poter risolvere il mistero, le prove dimostrano che stiamo cercando nel posto giusto».
LE PROVE - Seracini e il suo team citano quattro prove a supporto dell’ipotesi che il dipinto di Leonardo si trovi dietro l’affresco murale del Vasari: 1. Un campione contenente materiale di colore nero è stato analizzato con tecnologia SEM-EDX (Microscopio elettronico a scansione con microsonda) che permette di indentificsare i compenenti chimici presenti nel campione. Il campione trovato dietro l’affresco del Vasari ha una composizione chimica simile ad un pigmento nero trovato nelle vele marroni della Gioconda e del San Giovanni Battista così come dai risultati della ricerca effettuata dal Louvre sui dipinti di Leonardo presenti nella loro collezione. 2. Frammenti di materiale rosso sono stati ritrovati e una volta analizzati si è ipotizzato siano frammenti organici che potrebbero essere associati a lacca rossa. Questo tipo di materiale non è in genere presente su pareti intonacate. 3. Le immagini ottenute tramite una sonda endoscopica ad alta definizione fanno capire che lo strato beige sul muro originale può essere stato applicato solamente con un pennello. 4. Il gruppo di ricerca ha confermato l’esistenza di un vuoto inizialmente individuato tra la parete sulla quale Vasari ha dipinto il suo affresco e il muro retrostante attraverso indagini radar effettuate nel Salone. La scoperta suggerisce che Vasari potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all’affresco di Leonardo. Nessun’altra parete nella Salone presenta un vuoto come in questo caso.
LA RICERCA - Seracini ha cominciato la sua ricerca dell’affresco più di trenta anni fa. Negli anni ’70, Seracini notò le parole “cerca trova” dipinte nell’affresco del Vasari e cominciò a credere che si trattasse di un indizio per risolvere il mistero del Leonardo perduto. Da quel momento in poi Seracini ha effettuato scansioni laser, radar e termiche nel Salone per poter determinare che la probabile locazione del dipinto di Leonardo fosse sulla parete selezionata. Quando emerse la possibilità di effettuare un’analisi endoscopica attraverso il muro del Vasari, Seracini identificò 14 differenti aree da esplorare. A seguito di costanti consultazioni con i funzionari dell’Opificio delle Pietre Dure, sono stati resi realizzati sei punti di accesso. Che sono stati individuati dai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure in aree che non presentavano la pittura originale del Vasari, quali crepe o aree precedentemente restaurate, per non danneggiare in alcun modo l’affresco del Vasari. I funzionari dell’Opificio delle Pietre Dure hanno realizzato i fori di accesso permettendo al team di Seracini di effettuare l’indagine con la sonda microscopica, di vedere il muro posto dietro l’affresco e raccogliere campioni. Le analisi su questi campioni sono state compiute direttamente sui ponteggi, mediante l’utilizzo di strumenti portatili, nel laboratorio Editech con sede a Firenze e a Pontlab, un laboratorio di analisi privato di Pontedera. «La ricerca di questo capolavoro perduto di Leonardo, che alcuni considerano essere stato una tra le sue opere più significative, è un’iniziativa importante per la National Geographic Society, ed è per noi un piacere essere di aiuto agli italiani in questo importante progetto culturale», ha dichiarato Terry Garcia, vice presidente esecutivo dei Programmi di missione del National Geographic. «Siamo eccitati ed incuriositi dai promettenti risultati ottenuti in questa fase della ricerca».
LA STORIA - Nel 1503, il Gonfaloniere Piero Soderini commissionò a da Vinci la realizzazione della “Battaglia di Anghiari” nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, la sede del Governo della città di Firenze. Il dipinto rievocava la vittoria nella battaglia compiutasi nel 1440 nella pianura di Anghiari tra Milano e la Lega italiana guidata dalla Repubblica di Firenze. I fiorentini uscirono vittoriosi dal conflitto e considerati come la più importante potenza dell’Italia centrale, ristabilendo i poteri del Papa e dominando lo scenario politico dell’Italia per molti anni a venire. Da Vinci approfittò della commissione per sperimentare nuove tecniche di affresco, che non raggiunsero i risultati sperati, ciononostante questo capolavoro venne definito “la scuola del mondo”. A metà del sedicesimo secolo Giorgio Vasari, egli stesso un ammiratore dell’opera di Leonardo, allargò e rimodellò completamente il Salone e dipinse sei nuovi affreschi sulle pareti est ed ovest, forse nascondendo il capolavoro di Leonardo. Documenti autentici confermano testimonianze oculari della “Lotta per lo stendardo”, una porzione della “Battaglia di Anghiari” che era stata completata da Leonardo.
LA SOPRINTENDENTE - «Nella ricerca in corso nel Salone dei Cinquecento che, è bene ribadirlo, si sta svolgendo sulla parete giusta, il mio intervento si è sempre svolto nella salvaguardia della tutela del bene culturale e tenendo informati i vertici del Ministero per i Beni e le Attività culturali». Lo sostiene il soprintendente di Firenze, Cristina Acidini, commentando lo studio per la Battaglia di Anghiari. Acidini ha evidenziato «il coinvolgimento dell’Opificio delle Pietre Dure, che solitamente interviene solo quando è parte attiva di un determinato e condiviso programma di ricerca o di restauro, da me sollecitato e predisposto, ha incrementato il livello della tutela, assicurando alle operazioni una vigilanza assidua e competente». Inoltre ha affermato, «l’invasività del progetto è stata sicuramente molto più limitata rispetto ad altri tipi di indagini diagnostiche davvero distruttive: in taluni casi queste comportano prelievi di micro-campioni della pittura originale. Si tratta di procedure che vengono tuttavia comunemente impiegate in Italia e all’estero nella diagnostica delle pitture su tela, su tavola e murali, senza suscitare reazioni particolari».
IL SINDACO - «Chiederemo ufficialmente al ministero dei Beni culturali le autorizzazioni per rimuovere le aree dove nell’Ottocento e nel Novecento sono stati effettuati interventi di restauro sulla battaglia di Scannagallo: questo ci consentirebbe di non toccare il lavoro del Vasari e di avere una fotografia della Battaglia di Anghiari di Leonardo più precisa di quelle ottenute finora, verificando al contempo anche le sue attuali condizioni di salute». Lo ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi, commentando i risultati della ricerca. Secondo Renzi l’intervento sulle aree restaurate del dipinto vasariano sarebbe possibile «fin da subito», in quanto, ha spiegato il primo cittadino, l’Opificio delle Pietre dure (l’ente del Mibac che collabora nella ricerca) ci ha lasciato una mappa completa di tutti gli interventi di restauro effettuati sulla battaglia di Scannagallo nell’800 e nel ’900. Renzi ha anche annunciato che scriverà una lettera al ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi per chiedere «tutte le autorizzazioni del caso»: «ed entro un mese - ha aggiunto Renzi - il ministro ci ha detto che verrà qui con noi sull’impalcatura nel Salone dei Cinquecento». Parlando con i cronisti il sindaco ha infine spiegato di non avere intenzione di chiedere fondi al Governo per proseguire le indagini: «Stiamo parlando di Leonardo che fa il giro del mondo - ha detto Renzi -: non abbiamo alcun problema di finanziamenti, i soldi li troviamo dai privati».
L’INCHIESTA - «Qualcosa dietro la parete c’è e bisogna andare avanti con la ricerca», si commenta da più fronti. Tuttavia sulla caccia alla Battaglia di Anghiari grava un’inchiesta della procura di Firenze, aperta dopo un esposto di un gruppo di studiosi contrari alla ricerca: le indagini devono stabilire se Seracini e gli altri hanno danneggiato l’opera visibile oggi, la Battaglia di Marciano della Chiana, dipinta dallo stesso Vasari. Per ora non risulta.
IL DOCUMENTARIO - Maggiori informazioni riguardo al progetto sono disponibili sul sito www.nationalgeographic.com/anghiari. La ricerca della “Battaglia di Anghiari” sarà argomento del documentario Leonardo: l’ultimo segreto che sarà trasmesso domenica 18 marzo in anteprima mondiale sul National Geographic Channel e il 20 marzo in Italia sul canale HD di National Geographic (Canale 403 – Sky). La trasmissione sarà disponibile in 435 milioni di case, 173 paesi e in 37 lingue.
Federica Sanna

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