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 2012  marzo 11 Domenica calendario

CASELLI: DA QUEL PG TESI IMBARAZZANTI IL CSM HA PUNITO COLLEGHI PER MOLTO MENO

ROMA - «La requisitoria del sostituto procuratore generale della Cassazione Iacoviello non ha ferito me ma Giovanni Falcone che ha teorizzato e concretizzato nei maxiprocessi il concorso esterno in associazione mafiosa. Le affermazioni di Iacoviello sono quantomeno imbarazzanti». Il giorno dopo la sentenza della Corte di Cassazione sul processo Dell´Utri, arriva la dura replica dell´ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli. Difende i "suoi" magistrati che hanno coordinato quelle inchieste. Critica aspramente le parole di Iacoviello pronunciate nella requisitoria. E ricorda che il Csm è intervenuto disciplinarmente per frasi molto meno pesanti pronunciate da un magistrato di Potenza.
Prima di questa sentenza altre - da quella su Andreotti a Carnevale, da Musotto a Mannino, tutti accusati di concorso esterno - sono state cassate. Lei che è stato il "padre" di questi processi si sente ferito?
«Ad essere stato ferito non sono io ma Giovanni Falcone, perché è lui che ha teorizzato e praticato il concetto di concorso esterno in associazione mafiosa nei maxiprocessi, reato indispensabile per combattere quella zona grigia da lui denunciata, altrimenti non sarebbe stato mai affrontato il nodo mafia-politica».
Che cosa è il concorso esterno? si è chiesto ieri Iacoviello. Sostenendo anche che nelle due sentenze non era stato rispettato il principio del "ragionevole dubbio".
«Spero che quelle di Iacoviello siano frasi estrapolate da un contesto più articolato, ma per come si leggono sui giornali sono imbarazzanti. Come può dire che "nel caso Dell´Utri non è stato rispettato il principio del ragionevole dubbio"?. Ci sono state due sentenze di condanna, la cosiddetta "doppia conforme", cioè una base solida di prova. Le sentenze hanno analizzato i fatti operando le dovute distinzioni proprio per sciogliere il "dubbio" che caratterizza ogni intervento giudiziario. La seconda condanna, appunto perché si è posto il problema del "dubbio", ha ridotto la pena ed affermato la colpevolezza dell´imputato solo fino al 1992, escludendola per il periodo successivo. Allora, perché usare toni così sprezzanti verso onesti magistrati?».
Non è stato tenero su quelle sentenze, le ha fatte a pezzi.
«E dire che le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza 15 dicembre 2009) hanno confermato la sanzione disciplinare inflitta dal Csm ad un giudice di Potenza che aveva osato scrivere frasi come: "Questo Gip ritiene di non concordare con la concezione riduttiva del fenomeno mafioso espressa dal tribunale del riesame per effetto di un approccio molecolare al materiale probatorio. Il Riesame ha operato una sorta di scissione dei fatti"».
Iacoviello ha affermato che al concorso esterno ormai «non crede più nessuno».
«Questa è la singolare teoria del sostituto procuratore generale: singolare soprattutto se a sostenerla è un rappresentante della pubblica accusa. Perché chiunque mastichi qualcosa di criminalità organizzata sa che le mafie per realizzare i loro affari hanno bisogno di commercialisti, operatori finanziari e bancari, amministratori e politici, notai, giuristi, insomma della cosiddetta zona grigia. E l´unica arma a disposizione per contrastarla è appunto il concorso esterno. Dire che non ci crede più nessuno significherebbe non credere più a Falcone, che nel maxiprocesso ha scritto: "Esistono singolari convergenze tra interessi mafiosi ed altri interessi che non possono non presupporre un retroterra di segreti ed inquietanti collegamenti che vanno al di là della mera contiguità, che devono essere individuati e colpiti se si vuole davvero voltare pagina". Il concorso esterno continua a essere strumento irrinunciabile e decisivo per la lotta contro il "lato oscuro" della mafia, anche se può sempre succedere quel che l´illustre giurista, Gaetano Costa, insegnava oltre un secolo fa. E cioè che "il funzionario pubblico onesto che voglia combattere i soliti onorevoli usi a trescare con le cosche mafiose rischia sempre che a Roma qualcuno gli rivolti la frittata"».
Iacoviello ha richiamato più volte la sentenza della Cassazione che a sezioni unite ha assolto l´ex ministro Mannino. E la sentenza Mannino ormai fa giurisprudenza.
«Premesso che tutte queste inchieste hanno dimostrato l´esistenza di realtà sconvolgenti per quanto riguarda l´intreccio tra mafia e pezzi della politica e dell´economia, per quanto riguarda Mannino le Sezioni unite della Cassazione hanno modificato un precedente orientamento delle stesse Sezioni unite e su queste variazioni sul tema ci sarebbe da riflettere molto».