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 2012  marzo 11 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. A CHE PUNTO È LA LEGA


REPUBBLICA.IT
ROMA - Alle amministrative "la Lega andrà da sola. Meglio soli che male accompagnati". Così il leader del Carroccio, Umberto Bossi al congresso della Lega Nord Piemonte. Una chiusura netta rispetto all’invito ad allearsi arrivato ieri dal segretario del Pdl, Angelino Alfano. 1 Che arriva dopo gli altolà di Maroni e di Cota.
Ma non basta. Il leader del Carroccio se la prende anche con Berlusconi: "Mi fa pena, va a votare il contrario di quello che faceva. Per questo non è possibile fare un accordo per le amministrative".
Attacco al quale in serata Ignazio La Russa replica così: "Ce ne faremo una ragione". "Noi - aggiunge il coordinatore del Pdl - abbiamo vinto in Lombardia senza la Lega, mentre non ricordo che la Lega abbia vinto in Lombardia senza di noi".
Da Bossi non manca neppure il consueto affondo nei confronti del governo: ’Monti e’ un dramma, risponde solo alle richieste dell’Europa e delle banche. E’ il rappresentante in Italia di quella banca americana che ha innescato la crisi mondiale". Impensabile, secondo il Senatur, anche l’opzione di liste personali. "Se fa una sua lista, Tosi si mette automaticamente fuori dalla Lega", dice Bossi commentando sull’iniziativa annunciata dal sindaco di Verona. "Ma non penso che finirà così - aggiunge
- credo che verrà a trattare. Non gli voglio male, ma se si mette a dire cose contrarie al programma della Lega, non va bene".
Bossi torna infine al vecchio cavallo di battaglia della Padania: "Si farà a tutti i costi - dice - Noi non rinunceremo mai alla nostra libertà: siamo stanchi del vecchio centralismo romano. Se non ci liberiamo siamo destinati a finire male". "Non c’è esercito che tenga contro il popolo", conclude mentre dagli spalti del Palazzetto dello sport di Collegno i militanti urlano: "Umberto ti vogliamo bene, sei il più grande".
(11 marzo 2012)

REPUBBLICA.IT - ALFANO INVITA LA LEGA A NON LASCIARE IL NORD AL CENTRO-SINISTRA (pezzo di ieri)
ROMA - Una sfida a distanza, tra Alfano e Bersani. Il segretario del Pdl parla dal palco di Orvieto, a conclusione della scuola di formazione del partito, dove Berlusconi ha preferito non farsi vedere. Il leader del Pd da un convegno a Roma. E i due tornano, implicitamente, sul vertice saltato in settimana 1. E sullo scontro di fondo su Rai e giustizia. Alfano lancia il suo avvertimento al governo Monti: Suggeriremo al governo, e lo faremo dall’alto dei nostri numeri e della nostra forza, tre priorità: lavoro, lavoro, lavoro".
Bersani risponde: "Quando c’è da parlare di corruzione e frequenze tv, scoprono anche il lavoro. Hanno scoperto il lavoro questa settimana, la prossima poi vediamo...". Lo ha detto durante una conferenza dei giovani democrat sul precariato, aggiungendo: "Noi pensiamo davvero che il lavoro sia il punto". E ancora: "Abbiamo una tv pubblica ancorchè privata e dovete dirmi quando si vede un luogo di lavoro?".
Sul tema del lavoro, Alfano viene attaccato anche da Vendola: "Vorrei sommessamente dire ad Alfano che il lavoro è l’emergenza che la destra ha prodotto con 15 anni di politiche dissennate", dice il governatore della Puglia. Sulla stessa linea, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: Alfano è ridicolo. "Vuol far dimenticare agli italiani che se il nostro Paese si trova in queste condizioni, la responsabilità è
in gran parte del governo Berlusconi che non ha mai varato nessun provvedimento strutturale nè alcuna misura di crescita e di rilancio per l’economia e per il lavoro".
Tornando a Orvieto, il segretario Pdl lancia un avvertimento al governo anche sul tema degli istituti di credito garantendo il pressing del partito nei confronti dell’esecutivo: "Nella settimana che verrà, da parte del Pdl ci sarà una vigilanza permanente sull’azione delle banche e un pressing su Monti affinchè le banche diano trasparenza, attraverso i siti internet, di come impiegano i soldi ricevuti dalla Bce: vogliamo chiarezza".
Ma Alfano si preoccupa anche delle alleanze in vista delle amministrative. E - con il Pdl in difficoltà nei sondaggi - torna a rivolgersi al Carroccio. Nei giorni scorsi, in un’intervista a Chi, aveva definito chiusa quell’esperienza 2. Oggi dice: "Ci rendiamo conto che a Roma siamo separati, ma alla Lega chiediamo di non consegnare il nord alla sinistra". Per il segretario del Pdl, "alle prossime elezioni amministrative si deve fare come stanno facendo il Pd e l’Idv, che a livello nazionale sono separati ma poi a livello locale si presentano uniti" e, aggiunge, "credo che tantissimi imprenditori del nord apprezzerebbero questa scelta". "Lasci Monti e poi ne parliamo", gli risponde per la Lega Roberto Maroni. E il governatore del Piemonte, Roberto Cota: "Per le amministrative la linea è decisa, correremo da soli".
Ma Alfano lancia anche un messaggio a Casini: "Il nostro obiettivo è unire i moderati. E chi ci sta ci sta". Poi, forse nel tentativo di conquistare qualche voto cattolico, parla di matrimoni gay così: ""Se la sinistra italiana andasse al governo farebbe quello che ha fatto la sinistra spagnola negli anni scorsi. Non avendo una ricetta sulla crisi economica i socialisti spagnoli hanno buttato fumo negli occhi della società spagnola facendo leggi sul matrimonio tra uomini".
Bersani, invece, torna sulla riforma del mercato del lavoro, che il governo conta di chiudere entro il mese di marzo. Ammonisce che non deve servire a consegnare "scalpi" all’Europa - evidente il riferimento all’articolo 18 - ma a scrivere nuove regole. E avverte: "Sbrogliamo questa cosa del lavoro e facciamolo con un accordo: se il tavolo del lavoro fallisce non è come ai tempi di Sacconi e compagni. Stavolta è un liberi tutti".
(10 marzo 2012)

MILANO - L’appello di Angelino Alfano a non rompere per le amministrative l’alleanza storica tra il Pdl e la Lega non sembra fare breccia nelle fila del Carroccio. E sono le parole di Umberto Bossi, dopo che già altri «colonnelli» del partito avevano mostrato il pollice verso sull’ipotesi di un accordo, a gelare le speranze in casa pidiellina: «Berlusconi mi fa pena - ha detto il Senatùr al congresso nazionale della Lega a Collegno, nel Torinese -: va a votare il contrario di quello che faceva. Per questo non è possibile fare un accordo per le amministrative». Bossi ha attaccato anche il premier Mario Monti, definendolo «un dramma», uno che «risponde solo alle richieste dell’Europa e delle banche».
«CORRIAMO DA SOLI» - In mattinata il primo «no, grazie» all’invito di Alfano era arrivato da Roberto Calderoli, presidente del «parlamento padano»: «Alle prossime elezioni amministrative la Lega correrà da sola, la strada è in salita, ma per la prima volta dopo tanti anni dobbiamo andare a contarci nelle urne, per vedere se dopo tanti anni questo popolo padano ha capito finalmente da che parte stare o continuare a votare ancora per il Pdl o per il Pd».
«LASCINO IL GOVERNO» - Alfano aveva chiesto di non lasciare il Nord nelle mani del centrosinistra, ipotesi più plausibile nel caso di una divisione del fronte del centrodestra, ma aveva subito ricevuto la risposta tranchant di Roberto Maroni: «E’ il Pdl che a Roma è alleato con il Pd. Inizi a togliere il sostegno a Monti». Concetto ripreso anche da Calderoli: «Quando ieri ho sentito Alfano mi sono chiesto se mi ero drogato, che film avevo visto. Sono al governo insieme, la sinistra ce l’hanno portata loro al governo e quello che cercano di nascondere è proprio che sono al governo insieme».
AVVERTIMENTO A TOSI- Ma anche all’interno del Carroccio non mancano le spaccature: da Collegno Bossi manda un avvertimento a Flavio Tosi, sindaco di Verona: «Se fa la sua lista si mette fuori automaticamente dalla Lega, speso che non lo faccia». Tutto nasce da un’intervista dello stesso Tosi a La Stampa in cui anticipava la volontà di correre per la rielezione con una lista «personale». Parole che il Senatùr non ha affatto gradito