Nicola Porro, il Giornale 9/3/2012, 9 marzo 2012
SE ADESSO CI ESPROPRIANO PURE LA CASA
L’Imu rischia di rendere gli italiani dei «nobili decaduti» (copyright Eurispes). Ancora non ce ne accorgiamo. Ma tra pochi mesi, a fine giugno, i proprietari di casa inizieranno a pagare anche sulla prima casa. Non si tratta di una novità. È la diretta erede dell’Ici, partorita in tempi di emergenza dal governo Amato e abolita da quello Berlusconi. E per amore di verità proprio l’esecutivo del Cavaliere, immaginandola in un processo federalista, l’ha rimessa in gioco. Ora ci siamo. Il governo Monti ha premuto il grilletto dell’arma carica. E lo ha fatto mirando al centro della testa. La base imponibile è stata aumentata (il che vuol dire che si applica su un gruzzolo più ampio) e l’aliquota pure. Ma perché rischiamo la decadenza?
Per il semplice motivo che la tassa ha un’anima espropriativa. Si paga per il solo fatto di avere in proprietà una casa. Un migliaio di euro l’anno per un immobile che sulla carta vale meno di 300mila euro è roba forte. È come se lo Stato ci dicesse: o continuate a produrre reddito per pagare le tasse sulla casa oppure prima o poi la dovete vendere. Pensateci bene non è un’esagerazione. Le tasse sul reddito, e ovviamente quelle sui consumi, sono parametrate su flussi di ricchezza. Toccare lo stock accumulato è un grande rischio. Per due motivi fondamentali. Il primo è che non è detto che tutti siano in grado di «permettersi» il pagamento: e ciò non è peccato, posto che la presunta ricchezza deriva da quanto già accumulato grazie al reddito realizzato nel passato e dunque già tassato. Inoltre una tassa siffatta produce un effetto povertà, che in un momento di crisi abbatte propensione al consumo e al risparmio. Non c’è una tassa perfetta. Esse sono tutte brutte. Ma quelle che ci colpiscono fermi con le spalle al muro sono le peggiori.