MARCO ANSALDO, La Stampa 9/3/2012, 9 marzo 2012
Ma la “pulce” Messi è più forte di Maradona? - Quando Lionel Messi arrivò a Barcellona aveva 13 anni e il fisico di un bambino di 8, condannato a restare un uomo alto come Vittorio Emanuele III: sotto il metro e mezzo
Ma la “pulce” Messi è più forte di Maradona? - Quando Lionel Messi arrivò a Barcellona aveva 13 anni e il fisico di un bambino di 8, condannato a restare un uomo alto come Vittorio Emanuele III: sotto il metro e mezzo. Massicce cure di ormoni l’hanno fatto crescere di statura. Il genio invece è cresciuto da sé. Oggi non c’è al mondo un calciatore che ne possieda altrettanto e dopo i cinque gol di mercoledì in Champions League ci si chiede se nella storia del football ne sia esistito uno eguale. I confronti tra campioni di epoche diverse sono oziosi, persino odiosi, come quando si chiede a un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà. Eppure è un giochino al quale non ci si sottrae. Dunque Messi è già più forte di Maradona? Lo spettacolo di Dieguito si sta seppiando come le fotografie tenute nei cassetti mentre il colore delle giocate di Messi è sotto i nostri occhi ogni settimana, lucido, vivo, con riflessi accesi. I giovani ovviamente hanno scelto il puffo del Barcellona. «Time», l’anno scorso, lo inserì tra i cento personaggi che influenzano il mondo e nel pianeta c’è una gioventù che si riconosce nella figurina in «blaugrana» che espone un calcio gioioso e perbene, la pop star che accarezza un pallone da 450 grammi anziché le corde di una chitarra. Maradona invece è stato un fuoriclasse sublimamente maledetto, tra gli eccessi fuori dal campo e le polemiche alimentate a ciclo continuo: non è un caso che tra decine di gol straordinari si ricordi quello che segnò con la «mano de Dios» all’Inghilterra. Per Messi si tifa, per Maradona si nutriva una rabbiosa ammirazione. Ma è su questo che si può basare un giudizio? Fisicamente sono entrambi imprendibili. Diego era bassotto ma col baricentro basso e una struttura da torello che era faticoso frenare quando si lanciava in corsa. Lionel è più lesto. Chiunque potrebbe fargli male, il difficile è colpirlo: quando il piede di un avversario plana dove era il suo, lui l’ha spostato di mezzo metro e con il piede la palla, che non si stacca neppure nella corsa. La genialità li accomuna. Cos’è il genio nel calcio se non la capacità di rendere semplice il difficile? Messi contro il Leverkusen ha segnato due gol con un pallonetto. Leno probabilmente è un portiere un po’ tonto ma chiunque vedendosi davanti una montagna d’uomo alta un metro e novanta avrebbe scelto un’altra soluzione. Messi ha fatto ciò che pareva illogico perché nessuno l’avrebbe saputo fare: mandargli la palla sopra la testa. Come quando Maradona beffò Tacconi con una punizione calciata dentro l’area di rigore sopra la barriera: gli erano contrarie le leggi delle fisica, se ne fregò e mise la palla in porta. Geni, talenti, fenomeni. Non si può scegliere. Ma con una pistola alla tempia diremmo che per superare Maradona a Messi manca un tassello: fare le stesse cose fuori dal Barcellona o in un Barcellona diverso da quello che parla il suo stesso linguaggio, senza Iniesta, Xavi, Fabregas. Lì si sente nel salotto di casa con le pantofole nei piedi. Maradona invece vinse un Mondiale da solo e il suo Napoli era lontano dal Barça di oggi: lui ne era ispiratore, regista, goleador. Il leader. Messi ha il vantaggio dell’età per diventare tutto questo. Sarà la sua prossima sfida.