la Repubblica 9/3/2012, 9 marzo 2012
Sono un Dirigente medico, ma scrivo come figlia di una donna che, in condizioni di urgenza, venne visitata, in regime liberoprofessionale, molti anni fa, da un esimio professore di Bari: era il periodo pasquale e si sa gli ospedali si svuotano di personale, i posti sono pochi; quei pochi posti devono essere assegnati ai pazienti con priorità accertata
Sono un Dirigente medico, ma scrivo come figlia di una donna che, in condizioni di urgenza, venne visitata, in regime liberoprofessionale, molti anni fa, da un esimio professore di Bari: era il periodo pasquale e si sa gli ospedali si svuotano di personale, i posti sono pochi; quei pochi posti devono essere assegnati ai pazienti con priorità accertata. Il Prof., riconoscendo l’urgenza, informava il figlio che era necessario ricoverare la mamma, ma ahimè in ospedale non c’era un posto disponibile. Il posto era, però, assicurato presso una tal Clinica Privata. L’intervento era possibile in pochi gg. alla modica cifra di poco meno di 20 milioni delle vecchie lire. Contattata telefonicamente da mio fratello (io lavoro in Lombardia e non potevo essere presente), profondamente indignata, ho subito contestato la cosa al Prof. che ha detto: «Scusa collega, non sapevo che fosse la mamma di una collega!». Lettera firmata, Milano