Alessandro Penati, la Repubblica 10/3/2012, 10 marzo 2012
Per l´opinione pubblica italiana, il sistema bancario rimane un oligopolio, poco permeabile alla concorrenza e alla trasparenza
Per l´opinione pubblica italiana, il sistema bancario rimane un oligopolio, poco permeabile alla concorrenza e alla trasparenza. Di qui le ricorrenti iniziative del legislatore; che però non cambiano la percezione del cartello. Recentemente, ho ascoltato un banchiere lamentarsi di questa percezione: erronea perché le banche sarebbero in forte competizione tra di loro, oltre a sopportare i costi crescenti di una regolamentazione che favorirebbe la concorrenza. A dimostrazione ha portato diversi esempi di trasparenza e cura del cliente della sua banca. Ma le sue stesse argomentazioni erano, paradossalmente, la prova della rispondenza dell´immagine alla realtà. Perché questi argomenti non li usava come strumenti commerciali per sottrarre clienti alle altre banche. Eppure è proprio questa l´essenza della concorrenza: usare la trasparenza e qualità del servizio per attirare i consumatori. In concorrenza, mors tua, vita mea: dovrebbero essere proprio le banche a evidenziare i costi nascosti, le condizioni capestro, o le pratiche commerciali scorrette delle altre. Invece, le banche parlano di costi e trasparenza solo come sistema nel suo complesso, spesso attraverso l´Abi, per dimostrare che c´è competizione. Ma così dimostrano di comunicare e agire come un cartello. Il fatto che Coop ed Esselunga si scannino per dimostrare di avere i prezzi più bassi; o Sky e Mediaset il calcio migliore; o i produttori di yogurt cerchino di convincerci di aver meno grassi o far meglio al colesterolo, è prova di reale concorrenza. Così come la pubblicità comparata dei fornitori di banda larga e di telefonini; o le case automobilistiche che approfittano dei difetti evidenziati da una marca concorrente per magnificare i propri modelli. Mi ricordo che feci le stesse considerazioni dieci anni fa a proposito dell´iniziativa Patti Chiari dell´Abi: la trasparenza avrebbe dovuto essere uno strumento di concorrenza tra banche; altrimenti era solo un´inefficace "Pubblicità Progresso" a difesa della categoria. Avete mai visto una pubblicità dell´associazione dei produttori di profumi? Le occasioni non mancherebbero. Invece di aspettare una norma, le limitazioni all´uso del contante potevano essere l´occasione per lanciare offerte concorrenziali di conti a costo fisso minimo, tutto incluso, per depositi inferiori a un tetto. In un mercato che propone obbligazioni e polizze a 100, quando valgono magari 87 a causa dei costi impliciti (e lo si spiega a pagina 42 del prospetto), con buone probabilità di ottenere un rendimento inferiore ai Btp, perché nessuna banca pubblicizza l´offerta di semplici certificati di deposito (ora il fisco è neutrale), mostrando come il loro rendimento sia superiore a quello delle obbligazioni strutturate del concorrente? Invece di fare lobby contraria, perché nessuna banca ha pensato di offrire spontaneamente prestiti senza commissioni per portare via i migliori clienti alle altre? Perché nessuna abbandona il gregge, e aggredisce la concorrenza impegnandosi a fornire più fondi e attenzioni a quelle imprese che, in cambio, accettano di rinunciare alla pratica del multi affidamento (circa 7 rapporti per azienda)? Sapete quanto avete pagato complessivamente l´anno scorso alla vostra banca per il conto corrente fra costi, commissioni, spese, bolli eccetera? Se lo sapeste, potreste valutare facilmente offerte alternative. Ma non ve lo comunicano. In banca, un listino di costi e tassi esiste; ma nella prassi le condizioni applicate non sono trasparenti e uguali per tutti, perché c´è un margine di negoziazione e dipendono dal "rapporto" col cliente. In questo modo la banca acquista un vantaggio informativo e negoziale, che è l´antitesi della concorrenza. Un giorno i banchieri capiranno che la concorrenza non è un requisito di legge, ma un´opportunità; non disponibile a tutti però, ma solo a chi vince la competizione delle altre banche. Per arrivarci, più che di nuove norme, avremmo bisogno della genetica: per cambiare il Dna dei nostri banchieri.