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 2012  marzo 09 Venerdì calendario

LA MANINA DI PUTIN E’

stato uno degli agenti segreti più famosi di tutti i tempi. E’ morto due anni fa ad appena 53 anni. Si chiamava Sergei Tretyakov e quando era ancora in vita ha ispirato un celebre libro del giornalista della ’Washington Post’, Pete Earley, intitolato "Il Compagno J". Ufficialmente era un diplomatico: in realtà però, è stato a lungo un colonnello dell’Svr, il servizio segreto russo per l’estero, che ha rimpiazzato il Kgb dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
Sotto la copertura diplomatica, Tretyakov aveva fatto carriera fino ad arrivare a tenere in pugno tutte le operazioni dell’Intelligence russa a New York dal 1995 al 2000. Poi, però, nel 2000 aveva defezionato, assestando un colpo micidiale ai servizi di Mosca, «probabilmente il più grave fallimento in tutta la loro storia» secondo il ’New York Times’, visto che Tretyakov è stato l’ufficiale dei servizi russi di più alto grado ad essere mai passato al nemico.
Dopo la pubblicazione del libro su di lui, Tretyakov era uscito allo scoperto, rimanendo però sempre sotto l’ala protettiva dell’Fbi. Le circostanze in cui è scomparso all’improvviso, a soli 53 anni, hanno lasciato interdetti molti osservatori: è davvero morto per un semplice arresto cardiaco, come ha dichiarato ufficialmente la moglie?
Nel database di 5 milioni e 300 mila email dell’agenzia di Intteligence privata Stratfor, che WikiLeaks pubblica sul proprio sito insieme a un team di giornali internazionali, tra cui ’l’Espresso’ e ’la Repubblica’, ci sono una serie di documenti che portano alla luce i retroscena della morte di Tretyakov. Che potrebbe essere collegata all’incidente aereo in cui nell’aprile del 2010 è morto il presidente polacco Lech Kaczynski, la moglie e altri novantaquattro passeggeri: tutti membri di una delegazione di alto livello che includeva figure politiche, militari e intellettuali di primo piano nella Polonia dei Kaczynski. Dal presidente della banca centrale al capo della sicurezza nazionale, fino al viceministro della Difesa. L’incidente sterminò praticamente la leadership polacca in un colpo solo.
Kaczynski era diretto con il suo seguito di oltre 90 accompagnatori a Katyn, in Russia, per partecipare alla commemorazione di un famigerato massacro, avvenuto durante la Seconda guerra mondiale ad opera delle forze di Stalin, che annientarono 20 mila polacchi. Il presidente e la sua delegazione, però, non arrivarono mai a destinazione: l’aereo si schiantò a terra, mentre cercava di atterrare all’aeroporto di Smolensk, in territorio russo, vicino a Katyn.
Un tragico incidente, concordarono quasi tutti. Una fitta nebbia funestava l’aeroporto di Smolensk quel giorno, ma il pilota aveva voluto atterrare per forza. C’è, però, anche chi ha guardato verso altre nebbie: quelle dello scontro fra Stati. Tra Kaczynski e la Russia di Putin. Non erano un mistero i rapporti pessimi tra i due.
Bene: «I russi hanno negato di proposito il permesso di atterrare, sapendo che il presidente polacco avrebbe costretto il pilota ad atterrare comunque - sulla base di una loro analisi del suo modus operandi - oppure che l’aereo sarebbe tornato indietro, senza atterrare nel luogo prestabilito», scrive un boss di Stratfor dodici giorni dopo la strage, attribuendo questa rivelazione proprio al compagno J.: «Lui sostiene che si è trattato di un atto deliberato. Sono parole sue, non mie», sottolinea, aggiungendo che secondo la fonte «i russi hanno piani simili (scenari) per altri leader stranieri, che possono essere fatti fuori, se Putin e l’Fsb lo desiderano». L’Fsb è il servizio segreto russo per gli interni.
Va aggiunto che dentro Stratfor non tutti sembrano convinti della ricostruzione del disastro aereo fatte dal compagno J. «Eccome no, Putin ha anche fatto scendere la nebbia perché tutto funzionasse», risponde tra lo scettico e il canzonatorio un analista di Stratfor, mentre un collega cerca di interpretare la lettura dei fatti del compagno J: «Quella è una teoria che mi ha suggerito anche uno dei miei contatti. L’intenzione non era quella di uccidere Kaczynski, ma semplicemente di rendergli la vita difficile, costringendolo ad atterrare a Minsk e quindi a perdere la commemorazione di Katyn, prevista appena un’ora dopo l’arrivo. E invece i piloti hanno cercato di atterrare comunque e si sono schiantati a terra».
Sta di fatto che il compagno J, invece, aveva accusato direttamente Putin. E viveva in America sotto il programma di protezione del governo federale degli Stati Uniti per tutelare collaboratori e testimoni a rischio. «Per impedire che i russi lo ammazzino», scrive ancora Stratfor.
La strage del governo polacco avviene il 10 aprile 2010. La morte di Tretyakov poco più di due mesi dopo: il 13 giugno. Per quali cause?
Nei documenti di WikiLeaks c’è innanzitutto il file audio della telefonata della moglie al pronto soccorso, immediatamente dopo il malore che porterà alla morte lo 007. E’ un documento scioccante. Cercando di dominarsi e di tenere a bada le emozioni, la signora dice all’operatrice: «Mio marito è a terra e non respira».
Ma nei file c’è anche una mail inviata da un boss di un boss di Stratfor alla ’lista sicura’ della sua agenzia di Intelligence quella che raccoglie le informazioni più delicate e, spesso destinate a rimanere confinate all’interno dell’agenzia. Questa mail riporta una confidenza ricevuta da una sua fonte nell’Fbi, raccomandando di proteggere l’origine della rivelazione: «Io ho preso tempo, l’ultima volta che abbiamo discusso», dice la gola profonda: «Conoscevo le cause della morte, (di Tretyakov, ndr) avendo parlato con Helen (la moglie, ndr). Per qualche motivo, lei non ha voluto diffondere questo fatto e ha preferito la versione dell’attacco cardiaco». E poi, in un’altra mail del maggio scorso scritto sempre dallo stesso boss di Stratfor: «I dettagli che circondano la sua morte e le sue rivelazioni a un giornalista investigativo sono state classificate ’segrete’ per i prossimi 25 anni».
Perché secretare le cause del decesso, su questo fosse avvenuto per cause del tutto naturali?
All’epoca della scomparsa di Tretyakov, molti giornali avevano notato la coincidenza temporale: lo 007 russo è morto due settimane prima che negli Usa venisse smascherata una rete di spie, di cui faceva parte la celebre Anna Chapman, l’agente dai capelli rossi fuoco che usava la più dolce delle trappole: il sesso.