Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 8/3/2012, 8 marzo 2012
INVESTITORI AL BIVIO DELLO SWAP GRECO
Oggi è l’ultimo giorno per aderire, entro le ore 21, al più grande concambio della storia su 206 miliardi di euro di obbligazioni greche detenute da investitori privati istituzionali e retail. L’obiettivo è ridurre a 100 miliardi il debito ellenico in mano ai privati.
I piccoli risparmiatori hanno 18 miliardi di euro sui 206, di cui un miliardo sono in mano ai piccoli investitori italiani.
Martedì, nel tentativo di far pressione ai detentori internazionali di bond, l’Agenzia di gestione del debito pubblico greco ha detto in un comunicato che Atene «non contempla la disponibilità di fondi per effettuare i pagamenti ai creditori del settore privato che si rifiutano di partecipare».
La minaccia si rivolge nello specifico al 14% degli investitori che possiede titoli greci emessi ai sensi del diritto internazionale. Il restante 86%, che possiede obbligazioni sotto la legge greca, nello stesso comunicato è stato avvisato che la Grecia avrebbe usato le clausole di azione collettiva (Cac) per far diventare vincolante lo swap su qualsiasi obbligazionista.
L’obiettivo di Atene resta quello di un 90% di adesioni. Sotto il 90% ma sopra il 75% il governo greco potrebbe far scattare le Cac e cioè l’adesione forzata di tutti i creditori privati. A quel punto scatterebbero però anche i Cds, un’eventualità che nessuno vuole.
Vediamo dunque quali sono le opzioni sul tavolo del risparmiatore retail compreso quello italiano: 1) partecipa allo scambio proposto da Atene, perde il 53,5% del valore facciale mentre per il restante 15% riceve bond dell’EFSF con scadenza a due anni e per il 31,5% nuovi bond greci sotto legislazione britannica con scadenza tra 11 e 30 anni con tassi del 2% fino al 2015, 3% per i restanti 5 anni fino al 2020 e il 4,3% per il rimanente periodo fino 2042.
2) Non aderisce all’offerta e aspetta. Se lo swap arriva al 90% non scattano le clausole in automatico perché lo scambio è considerato volontario. Se il concambio arriva tra il 75% e il 90% delle quote spetta ad Atene in accordo con la troika decidere cosa fare. Se decide di far scattare le Cac si avvera la prima possibilità e quindi scattano le perdite come nel punto 1; se decidono di non far scattare le Cac il risparmiatore incassa alla scadenza il 100% del valore facciale. Con un’eccezione che spieghiamo al punto seguente.
3) Atene decide di non far scattare le Cac ma decide anche di non pagare chi non ha aderito al Psi. È valida la minaccia? Effettivamente Atene non ha soldi in cassa (l’accordo è premessa per il secondo piano) e potrebbe decidere di punire chi non ha facilitato la riduzione del suo debito e a quel punto il retail non incasserebbe nulla. Ma con quella mossa non scatterebbe forse il temuto default? E quindi i rimborsi dei Cds che Atene vuole evitare. Una scelta peraltro punitiva in momento in cui gli Stati stanno corteggiando i retail per vendergli direttamente i bond come sta pensando il Tesoro italiano e già fa quello belga.
È un dilemma: difficile dunque suggerire che fare perché in ogni caso c’è un rischio da correre.
Secondo Silvio Peruzzo, economista di Rbs «sarà difficile per gli investitori retail evitare le perdite dovute al Psi, soprattutto nel caso di attivazione delle Cac, che rimane la nostra ipotesi di base. Tuttavia, a livello strategico, non partecipare all’offerta di scambio del governo Greco potrebbe offrire la possibilità di essere ripagati interamente, questo avverrebbe se il 90% di partecipazione allo scambio venisse raggiunto e dunque l’applicazione delle Cac non avvenisse».