[WAYNE ARNOLD], La Stampa 8/3/2012, 8 marzo 2012
Il Giappone post-terremoto è alle prese con il forte debito - Nonostante la sorprendente ripresa dal tragico terremoto di un anno fa, il Giappone non ha imparato alcune importanti lezioni
Il Giappone post-terremoto è alle prese con il forte debito - Nonostante la sorprendente ripresa dal tragico terremoto di un anno fa, il Giappone non ha imparato alcune importanti lezioni. L’economia ha recuperato più rapidamente del previsto ma il governo ha fallito un test più importante non riuscendo a far approvare riforme dolorose. Ora il Giappone ha un anno di più, un debito maggiore e deve affrontare la stessa spirale economica ribassista che c’era prima della catastrofe. Secondo Merrill Lynch, a marzo 2012 la produzione industriale sta ritornando al punto in cui era alla fine del 2010. È un trionfo modesto: il Fmi prevede che il Pil crescerà probabilmente solo dell’1,7% nel 2012 per poi rallentare. La bilancia commerciale ha segnato un disavanzo l’anno scorso per la prima volta in 31 anni e il Paese ha un debito netto pari al 131% del Pil. Il periodo del dopo-terremoto era un’opportunità per arrivare a rimedi economici. I politici litigiosi hanno sprecato l’inclinazione al sacrifico della popolazione. Anziché tagliare le pensioni o aumentare le imposte per alleggerire il debito nazionale, il governo è riuscito soltanto a far approvare pacchetti di emergenza per la ricostruzione da 21 trilioni di yen (253,6 miliardi di dollari). Ottenere il supporto dell’opposizione per questi pacchetti è costato il posto all’ex primo ministro Naoto Kan. Il progresso per riforme più controverse, come il raddoppio della tassa sui consumi, si è bloccato a causa della lotta politica. Anche contro la crisi delle imprese è stato fatto poco: si pensi allo scandalo contabile a Olympus o alla prolungata insolvenza di Tokyo Electric, l’utility al centro del panico nucleare dell’anno scorso. Il Giappone non tollererà una maggiore immigrazione per compensare il calo dell’indice di natalità, che secondo le stime del governo, ridurrà la popolazione del Giappone del 30% in 50 anni. Per ora, questi cupi dati demografici stanno impedendo al Giappone di barcollare verso la crisi fiscale: i suoi anziani risparmiatori contribuiscono a finanziare il suo enorme debito. Quando cominceranno a spendere di più di quello che risparmiano sarà troppo tardi. Il Giappone è riuscito a ritornare al punto in cui si trovava prima del disastro ma ha sprecato tempo prezioso per evitare la sua resa dei conti fiscale.