PAOLO MASTROLILLI, La Stampa 8/3/2012, 8 marzo 2012
L’esperto americano “Roma ha ragione vada fino in fondo” - L’ Italia ha ragione. Il comportamento dell’India è inaccettabile, perché ha un effetto raggelante sui difficili sforzi che la comunità internazionale sta facendo per cercare di combattere la pirateria»
L’esperto americano “Roma ha ragione vada fino in fondo” - L’ Italia ha ragione. Il comportamento dell’India è inaccettabile, perché ha un effetto raggelante sui difficili sforzi che la comunità internazionale sta facendo per cercare di combattere la pirateria». Il capitano Joseph Murphy ha almeno due titoli per parlare di questo argomento. Il primo è che fa il professore alla Massachusetts Maritime Academy, dove insegna un corso dedicato proprio alla pirateria. Il secondo è che suo figlio Shane, comandante di mercantili, fu rapito dai bucanieri somali nel 2009, e divenne famoso perché riuscì a cacciarli e liberare la nave. Perché l’Italia ha ragione? «Le regole sono chiare. Se un qualunque episodio contestato avviene in acque internazionali, la giurisdizione compete al Paese a cui appartiene la nave. Quello che hanno deciso gli indiani è illegale e inaccettabile, in particolare alla luce del fatto che proprio loro hanno una politica molto dura nella lotta alla pirateria. Roma fa bene a reagire con forza, perché la soluzione di questo caso ha un’enorme rilevanza internazionale». Perché? «Se passa la linea indiana, rischiamo di compromettere l’intera lotta internazionale alla pirateria. Le nazioni che partecipano sono già tentate a ritirare le loro unità, perché tutti i governi hanno problemi di fondi a causa della crisi economica. Se a questo aggiungiamo il pericolo di vedere i propri militari in prigione, possiamo provocare una ritirata generale dai mari più infestati. Sarebbe un danno grave, perché su quelle rotte passano beni per miliardi di dollari: una montagna di soldi. Ma soprattutto sarebbe un serio errore strategico, perché proprio ora stiamo cominciando ad ottenere i primi risultati». Cioè? «Il numero degli attacchi che hanno successo sta diminuendo, proprio per l’aggressività dei pattugliamenti. In compenso però cresce l’importo delle taglie, per compensare la riduzione degli abbordaggi, e aumenta la violenza dei pirati, che ormai uccidono gli ostaggi appena vedono una unità di soccorso all’orizzonte. Mollare ora significherebbe perdere l’occasione di sconfiggere il fenomeno e lasciare via libera ai criminali». Lei crede alla versione degli italiani, secondo cui hanno rispettato le regole d’ingaggio e non hanno ucciso? «Questo lo possono stabilire solo gli inquirenti. Ma devono essere inquirenti italiani, perché sulla posizione della nave nelle acque internazionali non ci sono dubbi. Tenente presente, però, che negli ultimi sei mesi anche Stati Uniti e Gran Bretagna hanno inasprito le regole di ingaggio per questi pattugliamenti,perché la violenza dei pirati è aumentata e la presenza a bordo di team da combattimento è l’unica risposta possibile». Come può finire questa crisi? «Spero che l’India faccia un passo indietro e consenta un’intesa bilaterale. Altrimenti bisognerà ricorre agli organismi dell’Onu».