Paolo Massobrio, La Stampa 8/3/2012, 8 marzo 2012
In cantina il brindisi diventa biodinamico - L’Italia festeggia un 2012 da leader mondiale dell’export e lancia un «Vinitaly» che la conferma grande protagonista dei mercati
In cantina il brindisi diventa biodinamico - L’Italia festeggia un 2012 da leader mondiale dell’export e lancia un «Vinitaly» che la conferma grande protagonista dei mercati. La novità più attesa della rassegna in programma a Verona a fine mese sarà il vino biodinamico che sta diventando un’abitudine per i consumatori. Il direttore del Vinitaly incorona i produttori italiani: «Nel nuovo millennio siamo i numeri uno». La data magica è quella del 1986: il primo Vinitaly di Giovanni Mantovani, 54 anni, attuale direttore generale di FieraVerona, e anche il primo da giornalista per chi scrive. Il fatto è che la data, che sta a metà tra noi e la nascita della fiera (era il 1967 quando sorsero a Verona le «Giornate del Vino»), ricorda l’annus horribilis del vino italiano: un mese prima, in Piemonte, era scoppiato lo scandalo del vino al metanolo. «Era domenica, quando arrivai a Vinitaly - ricorda Mantovani - e Angelo Betti, l’allora direttore, colui che aveva inventato la fiera, mi disse: “Non penserai mica di lavorare oggi? Vieni con me a fare un giro...”». E il giro finì inevitabilmente nello stand di Giacomo Bologna, che era un circo di vitalità; poi da Angelo Gaja (proprio ieri ha compiuto 72 anni). Fu il battesimo per Gianni Mantovani, in quegli angoli della fiera dove il vino non era solo merce ma, come diceva il decano degli scrittori Luigi Veronelli «faceva dei racconti». Detta così, la storia di Vinitaly, dizione che esordirà ufficialmente nel 1971 con Mario Soldati, sembra segnata da un cuore prima che da un business: «Infatti all’inizio non era un business - incalza Mantovani - ma un tentativo, in un settore molto diverso da come è oggi, fatto di qualche grande azienda con nomi affermati e molti commercianti. Oggi è un’altra cosa: è territorio, qualità diffusa». Già, ma che effetto può aver fatto il debutto il mese dopo lo scandalo del metanolo? «Percepii un clima che segnava una rivolta morale da parte di chi amava il vino. E questo ha fatto storia». Da qui l’avventura di vivere accanto all’evoluzione del mondo del vino in un quarto di secolo dove Vinitaly, spesso, ha anticipato tendenze. All’inizio degli Anni 90 il metanolo era ormai alle spalle e la fiera - ricorda ancora Mantovani - cambiò fisionomia, non solo negli stand, ma nei valori: iniziavano a far capolino i wine tasting e ci si apriva al mondo. Ma il cambiamento epocale si ebbe all’inizio del nuovo Millennio, che segna anche la promozione di Mantovani a direttore generale. Vinitaly diventa una grande fiera internazionale, nel Paese che sarà il primo produttore di vino al mondo. Ogni edizione è un pezzo di questa storia che segna anche il cambio di generazioni così come l’accreditamento sulle tavole di tutto il mondo. «Quando sono arrivato - dice Mantovani - si guardava alla Francia come a un mito irraggiungibile. Oggi in tanti casi si gareggia alla pari: c’è stata un’accelerazione nel riconoscimento della qualità del nostro vino. La soddisfazione più grande è stata vedere che gli operatori internazionali, da qualche decina che erano, dopo il 2000 sono diventati migliaia». A chiedergli la cosa bella e poi quella brutta di questi anni, il direttore non ha dubbi: la più bella è stata la visita del presidente Napolitano due anni fa, «soprattutto quando a tavola ha rotto il cerimoniale chiedendo un bis di agnolotti piemontesi e un vino rosso. La sua visita ha manifestato un modo d’essere vicino a un’eccellenza italiana». E il ricordo brutto? «Quando un settimanale, qualche anno prima, mise in copertina un titolo che sembrava voler ledere un lavoro prezioso» (la copertina era dell’Espresso e il titolo del servizio, “Velenitaly”, era dedicato a una teoria di sofisticazioni che non avevano nulla a che fare con la manifestazione appena inaugurata). Ma veniamo all’oggi, alla vigilia di un Vinitaly che avrà un giorno in meno e una formula più snella: un segno della crisi? «Non direi, anche perché apriamo con un sabato straordinario dove degusteremo i 100 migliori vini italiani secondo Wine Spectator: è la prima volta che succede in Europa». E poi c’è la novità dell’apertura ufficiale al vino biodinamico e biologico. «Vinitaly ha sempre intercettato le tendenze. Quella di oggi è di un’attenzione generale ai temi dell’ambiente. Anche da ciò nascerà qualcosa di nuovo. Non si tratta di preferire un vino all’altro: questa tendenza sta ormai interessando tutti i produttori di vino. A vincere sarà il paesaggio e la qualità della vita di tutti». E all’orizzonte c’è il 50˚ Vinitaly, che cadrà appena dopo un evento internazionale come l’Expo 2015: un’occasione perché questa fiera e l’Italia diventino, con una raggiunta maturità, il più grande mercato del vino al mondo. Lunga vita a Vinitaly. *** Vola l’export e l’Italia è leader mondiale - La novità più grande riguarda le date. La 46˚ edizione del Vinitaly di Verona inizierà quando abitualmente si chiudeva, aprendo le porte da domenica 25 a mercoledì 28 marzo. «Una piccola rivoluzione pensata per offrire una rassegna più breve e in grado di ottimizzare le iniziative dedicate all’incontro tra espositori, per la prima volta in arrivo anche da Uzbekistan, Moldavia, Azerbaijan e Armenia, e i buyer da tutto il mondo, con più spazio agli operatori del canale horeca e ai sommelier». A dirlo è il presidente di Veronafiere Ettore Riello, che ieri a Milano ha illustrato il programma insieme al direttore Giovanni Mantovani e al direttore generale dello sviluppo dell’agroalimentare del Ministero delle politiche agricole, Giovanni Piero Sanna. Una fiera che salpa con il vento in poppa, se è vero che è proprio il settore vitivinicolo a trainare il comparto agroalimentare italiano: nonostante la crisi e il calo dei consumi interni, nel 2011 l’export ha superato i 4 miliardi di euro e l’Italia si è confermata leader sul mercato mondiale con una quota del 22%. Segnali incoraggianti a cui gli oltre 4300 espositori riuniti a Verona cercheranno di dare una conferma nel «mare magnum» del Vinitaly, dove in quattro giorni sono attesi 150 mila visitatori, 50 mila dei quali in arrivo dall’estero: più o meno il triplo di quanti partecipano al Vinexpo di Bordeaux e alla Prowein di Düsseldorf, che si è appena conclusa. Ma chi si occupa di vino sa bene che quantità non è per forza sinonimo di qualità. Ecco allora l’impegno della kermesse di puntare su eventi in grado di fare la differenza. Il primo andrà in scena sabato 24 nel Palazzo della Ragione, con l’anteprima Opera Wine: una degustazione dei 100 migliori produttori nazionali in rappresentanza di tutte le regioni, selezionati dalla rivista Wine Spectator. Con Vinitaly 2012 debutta anche «ViViT», ovvero Vigne, Vignaioli, Terroir, la rassegna dedicata ai vini da agricoltura biologica e biodinamica che ha anticipato la recente decisione UE di riconoscere le etichette bio dalla prossima vendemmia: saranno presenti 127 aziende. E se a Verona arriverà anche Renato Mannheimer con l’«Indagine sul passaggio generazionale nelle aziende vitivinicole» che farà il paio con la degustazione «Di padre in figlio» dedicata ad Antinori, Argiolas, Chiarlo, Donnafugata, Zonin e Ferrari, «Le grandi biografie del vino» avranno protagonisti Gaja, Florio, Tenuta dell’Ornellaia e Frescobaldi. ROBERTO FIORI