Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 09 Venerdì calendario

Chissà se Antonia ha mai letto Philip Roth, che in Everyman scrive: «la vecchiaia non è una battaglia, è un massacro»

Chissà se Antonia ha mai letto Philip Roth, che in Everyman scrive: «la vecchiaia non è una battaglia, è un massacro». È entrata nella Rsa da tetraplegica capace di intendere, al contrario delle compagne di stanza affette dalle più varie forme di demenza senile. Chissà se Antonia oggi fissa in silenzio la parete perché bastano le urla della vicina di letto schizofrenica, o forse si è zittita quando il nipote ha smesso di farle visita e la sedia a rotelle è scomparsa in prestito, svelando che oltre il letto non rimaneva più nulla. Ma capita sempre un parente altrui che ha il garbo di tirarle su la coperta mentre la ragazza pakistana si danna sola lungo tutto il piano. Il sentimento più diffuso, per chi pratica le residenze sanitarie assistenziali, è il senso di colpa: aver piazzato mamma o zio altrimenti ingestibili in una lunga anticamera in cui tutti ci si ritrova sperduti. Ma quanto ci costa questa intima vergogna? Cosa accade ai nostri vecchi? Chi guadagna sulla loro pelle? E cosa capiterà a noi, in un Paese con un tasso d´invecchiamento fra i più elevati al mondo? IL SISTEMA DELL´ASSISTENZA Se nel 2007 la spesa pubblica per l´assistenza continuativa a persone non autosufficienti, secondo la Ragioneria di Stato, ammontava a 17,3 miliardi di euro, pari a 1,13% del Pil, da recente rapporto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali l´1,28% del Pil 2010, ovvero 19,84 miliardi, è stato assorbito dagli ultra 65enni. Tali dati sono stati rilevati perlopiù sulla base di indennità di accompagnamento e interventi socio assistenziali erogati a livello locale. Ma è quasi impossibile definire i costi specifici delle Rsa, che accolgono a tempo indeterminato anziani (e non solo) disabili fisici, psichici e sensoriali, poiché si tratta di fondi gestiti in modo autonomo e disomogeneo dalle regioni, cui va aggiunta la consistente partecipazione delle famiglie. «Un sistema carissimo con benefici insufficienti e troppe irregolarità; meglio investire ove possibile sull´assistenza a domicilio. Quando le condizioni di un paziente precipitano s´imporrebbe tra l´altro il trasferimento in ospedale», osserva Michele Mangano, che a seguito di un dossier sulle case di riposo realizzato dall´associazione Auser di cui è presidente, è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare d´inchiesta sull´efficacia e l´efficienza del Sistema sanitario nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino. «A chi non ha denaro provvede il comune di appartenenza, il contributo degli altri si valuta in base agli indicatori Isee». Anche 1.700-2000 euro a paziente, superate liste d´attesa lunghissime. Le disponibilità rimangono inadeguate malgrado il crescente accreditamento di residenze private in convenzione - il 73% secondo dati 2007 dell´Agenas (l´agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) - di cui in molte regioni si lamenta la mancata verifica di idoneità, se non deroghe alle modalità previste dalla legge. Lo stesso anno si censivano 5.105 Rsa con una mappatura che sembra indicare un Settentrione virtuoso, con 379 strutture in Piemonte, 619 in Lombardia, 316 in Veneto, 266 in Toscana e numerosi esempi di ricezione apprezzata. Intanto, 66 nel Lazio, 15 in Campania, 5 in Puglia e Basilicata, neanche una in Molise. LE CARENZE Esiste dunque un´Italia, quella del Nord, che garantisce gli anziani? Non proprio, perché abusivismo e anomalie vengono rilevati ovunque nell´ambito delle centinaia di controlli stagionali effettuati da Nas e Guardia di finanza. Dappertutto, di continuo, si ravvisano ombre nei bilanci, scarsa igiene, farmaci scaduti, pazienti plagiati, vessati, se non orrori. In una struttura privata convenzionata a Genova, lo scorso aprile, le forze dell´ordine trovano decine di anziani che giacciono fra gli escrementi. Mercoledì scorso la trasmissione di Rai3 "Sirene" ha trasmesso le immagini choc delle sevizie cui erano sottoposti i pensionanti invalidi di Villa Borea a Sanremo (di proprietà di una fondazione) oggetto di blitz da parte dei finanzieri. Ma la sofferenza non si profila solamente nei casi estremi, è anzi nelle piccole cose quotidiane. «Mio fratello ha danni cerebrali dalla nascita, siamo soli. Ci consideriamo fortunati perché qui gli ospiti vengono cambiati, pochi decubiti, né c´è cattivo odore. Ma devo venire ogni giorno, altrimenti lo lasciano immobile a letto. Fra un po´ non riuscirò più ad alzarlo: vede quanto è pesante?» racconta Marzia, 73 anni, in piedi in una camerata romana spoglia di qualsiasi arredo, dove al congiunto non è concessa neppure una sedia. «E poi orari di visita infami, siamo in periferia, ad agosto mi tocca attraversare la città alle 14, con i mezzi». I ritmi dei pazienti sono in base ai turni del personale: «Minestrine bollenti alle sei dei pomeriggi estivi, il cibo è fornito dal catering nella plastica. Un pasto lo portiamo noi e la imbocchiamo: non sappiamo se loro lo fanno davvero», dice Anna, che si alterna alla sorella nell´assistenza alla madre, Parkinson ultimo stadio. «La biancheria personale dobbiamo lavarla noi se no si paga a parte, 80 euro al mese. A giorni alterni mettiamo un badante privato; è caro e bisogna fidarsi. C´è un infermiere in tutta la palazzina e una operatrice socio-sanitaria straniera a ogni piano che non parla italiano, senza preparazione specifica. Non ti avvertono di niente: ci chiameranno quando mamma muore». LE DENUNCE Dal paziente, il disagio si estende alla famiglia. Sgarberie, incuria, umiliazioni, dolore inutile, decubiti, costi esorbitanti, lunghe distanze sono fra le segnalazioni in sinistro aumento che giungono al Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanza attiva. «Qualità e umanizzazione delle cure sono diritti basilari», afferma la coordinatrice nazionale Francesca Moccia. «Avvertiamo una situazione fuori controllo, preoccupante soprattutto in certe regioni. Nel Lazio la richiesta è 13mila posti letto, ce ne sono 5mila. Le rette lievitano, i parenti si sentono abbandonati. Alla fine», aggiunge «negli ospedali c´è maggior trasparenza. Nelle Rsa fatichiamo a entrare». Intanto, con voto unanime circa la priorità del tema, la Commissione d´inchiesta presieduta da Marino è entrata in fase istruttoria. «A seguito del rapporto Auser e di un rilevante numero di segnalazioni e denunce tali da far sospettare l´alterazione di funzionamenti amministrativi e sociali, abbiamo chiesto di attivare i poteri dell´articolo 82, che ci consente di operare al pari della magistratura», spiega Marino. «Effettueremo controlli a sorpresa. Non so cosa troveremo, forse un sistema attento. Certo, a seguito dei tagli a regioni e comuni, i rischi cui sembrano sottoposti questi luoghi, che dovendo sopperire all´assistenza domiciliare si trasformano in cronicari, appaiono consistenti». Ci penseremo poi? La questione ci riguarda ora. Oltre che poveri, noi italiani diventiamo vecchissimi: un fatto che pesa sulle spalle fragili degli interessati, ma anche dei giovani. Se un tempo la pensione del nonno forniva aiuto in casa e mancetta al nipotino, oggi da precari al secondo o terzo matrimonio, nel bilocale in affitto, a stento si invita a pranzo la suocera. GLI ANZIANI IN AUMENTO Secondo l´Organizzazione mondiale della sanità nel 2050 la popolazione over 60 crescerà in Europa da 650 milioni a 2 miliardi. Si valuta che una bambina su due nata nel 2012 in Giappone e in Italia arriverà a compiere 100 anni. Nel 1951 l´8,2% della nostra popolazione era over 65 e l´indice di vecchiaia era del 2,8, nel 2051 si passerà al 34,3% con il 325,1. Un´indagine Istat del 2007, che esclude i minori di 6 anni, parla di 2,6 milioni di persone in condizioni di disabilità in famiglia, 2 milioni delle quali anziane. Secondo altri dati del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la disabilità è pari al 9,7% della fascia di popolazione dai 70-74 anni, sale al 17,8% nella fascia dai 75-79 e raggiunge il 44,5% degli 80enni. Le malattie cronico degenerative affliggono in modo severo il 54% degli individui con disabilità, più diffusa nell´Italia meridionale (5,2%) e nelle isole (5,7%), mentre al Nord supera di poco il 4% benché vi siano tassi d´invecchiamento più elevati. LE CATTIVE PRATICHE «Non ci troviamo male, però d´estate non si può nemmeno portare un ventilatore», mormora Enrico, che in memoria dell´antica devozione ogni sera, prima di andarsene, passa la crema sulle mani scarne di Caterina, che l´Alzheimer ha sottratto al ruolo di moglie. «La badante ho dovuto tenerla io», si giustifica «qualcuno doveva pur occuparsi di me». Passa un uomo con lunghe unghie viola e strano copricapo; Caterina sussulta. «Dicono che chiuderanno le carceri psichiatriche, chissà dove li metteranno». Alcuni stati Ue affrontano l´emergenza vecchiaia con fondi e progetti dedicati: come si regola il nostro Paese? Dai dati dei principali paesi Ocse si rileva che i servizi residenziali per anziani sono organizzati su un´offerta che varia da 30 a 60 posti letto ogni mille utenti mentre in Italia - dati Agenas - nel 2007 la nostra disponibilità oscillava fra 0,2 e 44,3. Un autorevole studio comparato richiesto da Bruxelles al professor Roberto Bernabei, a capo del dipartimento di Scienze gerontologiche, geriatriche e fisiatriche dell´Università Cattolica del Sacro Cuore, rivela che l´Italia delle Rsa si distingue sul piano internazionale in una serie di cattive pratiche. Prima assoluta fra otto nazioni nell´utilizzo delle spondine dei letti e di cinghie che immobilizzano i pazienti al tronco come mezzi di contenzione. Siamo terzi invece dopo Repubblica Ceca e Olanda per quanto riguarda le piaghe da decubito. Nell´uso di psicofarmaci c´è chi ci va più pesante: Finlandia, Francia, Israele, ma secondi a quest´ultimo stato abbiamo i ricoverati meno coinvolti nelle attività sociali. Quanto ai depressi veniamo solo dopo gli olandesi. Siamo indietro nel trattamento del dolore e vantiamo fra gli internati più incontinenti d´Europa. «È vero che rafforzare l´assistenza domiciliare è importantissimo, ma bisogna anche tener conto dei mutamenti della società e delle esigenze dei singoli», commenta Bernabei. «Da noi ancora il 50% degli ultra 85enni muore a casa, contro il 10% degli inglesi (dati Fondazione ML). Oltremanica i cittadini non sono evidentemente motivati da anaffettività, ma da un eccellente sistema sanitario nazionale». Amara senectute, ma quanto la desideriamo: nell´ipotesi di conquistarla sarà bene correre ai ripari.