Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 08 Giovedì calendario

GHEDDAFI JR SPENDE TROPPO, IL NIGER LO CACCIA


Il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, ogni giorno che passa maledice quella volta in cui per fare un favore a Muammar Gheddafi ha concesso asilo politico al terzogenito del colonnello. Non l’avesse mai fatto. Saadi Gheddafi, 38 anni, che ha alle spalle tutta una serie di trascorsi italiani più o meno noti e poco lusinghieri, ha preso alla lettera la regola dell’ospitalità nel mondo musulmano. Dallo scorso 6 settembre è riparato nella capitale Niamey e se ne vive come uno sceicco, a spese del presidente Issoufou e soprattutto del popolo nigerino. Nei primi tempi Saadi aveva mantenuto un basso profilo. L’Interpol aveva spiccato un mandato d’arresto nei suoi confronti su richiesta del nuovo governo libico, che lo accusa di «appropriazione indebita» tramite la forza e «intimidazione armata» quando era a capo della Federazione libica di calcio. Insomma, qualcosa per cui finire facilmente di fronte a un boia di Tripoli. Ma quando si è sentito al sicuro in Niger, Gheddafi jr si è scatenato. Non gli bastava più la residenza extralusso messa a disposizione dalle autorità. Prima di tutto ha pensato alla sua immagine. Ha chiesto e ottenuto il sarto personale del presidente e una fiammante Chrysler 300 con cui sfrecciare per le vie della capitale, con tanto di autista e scorta. Ma soprattutto ha dato sfogo alla tradizione familiare del “bunga bunga”, riunendo nella sua residenza le migliori escort del Paese e altre che sono arrivate dall’estero. Il tutto accompagnato da casse di champagne costosissimo, prelibatezze esotiche e i suoi immancabili sigari cubani. E intanto, i poveri nigerini pagano. Poveri in senso letterale perché, mentre Saadi spende e spande, il 92% della popolazione vive nell’indigenza assoluta. Almeno i tesorieri del presidente stanno tenendo i conti di quella che sembra una nuova voce del bilancio nazionale. Per il mantenuto libico, infatti, sono stati spesi ben 600 mila dollari in sei mesi e ogni giorno che passa altri verranno fagocitati dall’ingordigia di Gheddafi jr. Non si può più andare avanti così. Issoufou ha messo Saadi sotto sorveglianza e ora vuole a tutti i costi liberarsi di questo ospite scomodo che rischia di rovinargli la festa per il primo anno di presidenza. Così sono stati avviati dei negoziati con Tripoli per rispedire alle autorità libiche il loro connazionale e in cambio il Niger otterrebbe forniture di petrolio per cinque anni. Saadi è poi un rischio per la fragile stabilità della regione. Nelle ultime settimane ha lanciato proclami in cui invita le tribù fedeli all’ex rais a sollevarsi contro il governo libico. Gli italiani lo conoscono bene: ha collezionato come giocatore di calcio panchine e figuracce, e per la sua irruenza è stato perfino cacciato dal Billionaire di Porto Cervo.

Alessandro Carlini