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 2012  marzo 08 Giovedì calendario

LE CASSE DELLA LEGA SONO PIENE DI SOLDI


La cifra totale ammonta a 237 milioni di euro, ma anche lei non riesce a fotografare compiutamente quello che è stato ribattezzato come l’oro di Umberto Bossi. Un oro che splende alla luce del sole, a differenza di quello che sta emergendo dalla nuova clamorosa inchiesta della procura di Milano che ha portato all’indagine sul presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni. Ma oro pesante, quello che in questi anni è affluito nei forzieri della Lega Nord. La maggiore parte viene dai rimborsi elettorali e dal finanziamento pubblico: 168.561.690 euro dalle europee del 1989 ad oggi secondo l’accurato calcolo effettuato da Paolo Bracalini nel suo libro-inchiesta da poco uscito «Partiti spa». Ma a questa somma andrebbe aggiunta la liquidità che il partito ha in cassa e che non è frutto solo di finanziamenti pubblici. Al 31 dicembre 2010, ultima data al momento disponibile, risultava di 31,6 milioni di euro. Di questi poco più di un milione era nelle casse del partito in via Bellerio e i restanti 30,6 milioni erano divisi in «depositi bancari e postali».
La formula è di rito, ma comprende come si è poi saputo qualsiasi tipo di investimento, anche quello un po’ spericolato compiuto in Tanzania dal tesoriere del partito, Francesco Belsito. È lui che da qualche anno – da quando è prematuramente scomparso Maurizio Balocchi, anima finanziaria della Lega – tiene strette le chiavi della cassa di via Bellerio. Se Balocchi veniva dalla professione di amministratore di condominio, Belsito invece era un piccolo imprenditore ligure, che ha vissuto qualche disavventura con la Plastform, società di materie plastiche di cui possedeva il 43% e di cui si è chiuso il fallimento il 6 luglio 2006. È finita invece in liquidazione volontaria un’altra impresa di cui era azionista al 22,5%, la Ser.mac di Genova specializzata in posa in opera di casseforti e infissi. La cassaforte faceva dunque parte del suo mestiere. E in quella della Lega non mancano certo i contanti.
Arrivano finanziamenti dello Stato per i rimborsi elettorali e anche per le proprie cooperative editoriali che pubblicano Radio Padania (poco meno di un milione di euro) e il quotidiano La Padania (alla coop Editoriale Nord sono arrivati circa 3,9 milioni di euro nel 2010). Oltre a questi ci sono ogni anno le quote associative dei militanti (1,2 milioni di euro) e i contributi di persone fisiche o giuridiche (in tutto qualcosa più di 10 milioni di euro nel 2010,un centinaio di milioni di euro nell’ultimo decennio). Quota rilevante in questa somma quella dei versamenti (poco meno di 5 milioni) di parte delle indennità degli eletti di ogni ordine e grado, che è quasi obbligatoria (ci sono alcune deroghe) come avveniva nel vecchio partito comunista.
Ma il tesoro della Lega è incardinato anche in sette società direttamente o indirettamente controllate dal partito insieme al suo segretario Umberto Bossi (che di solito detiene l’uno per cento delle finanziarie capogruppo). Fra le sette ci sono le già citate due cooperative editoriali per il quotidiano di partito e per la radio di partito. Servono a diffondere il verbo leghista, ma non navigano in buonissime acque. La radio nel 2010 aveva una perdita di poco inferiore ai 10 mila euro, il quotidiano faceva figurare un modesto utile di 1.923 euro. Alcune cause risarcitorie avviate dai dipendenti però hanno messo ko i conti e costretto a una ristrutturazione continua, poi aggravata dai tagli governativi ai contributi per l’editoria.
Sono due invece le holding che sovrintendono al piccolo impero della Lega Nord. Una è una finanziaria di partecipazioni, la Fingroup srl, attraverso cui sono state avviate tutte le attività di questi anni, molte delle quali (da quelle turistiche a quelle finanziarie) si sono rivelate un vero e proprio disastro: L’altra finanziaria, la Pontidafin, è l’immobiliare del partito che ha la proprietà della sede nazionale di via Bellerio e quella di terreni e fabbricati soprattutto a Ponte di Legno. La Lega e le sue finanziarie hanno alla banca dati del catasto 29 fabbricati e 7 terreni. A valore di libro sono riportati in tutto 17,8 milioni di euro, in gran parte fra le immobilizzazioni materiali della stessa Pontidafin.
La Fingroup ha chiuso nell’ultimo anno alcune disavventure societarie, mettendo prima in liquidazione e poi chiudendo ad esempio la Check up srl e la Padania Viaggi srl. Restano attive la Media Padania, la Celticon e la Bicicletta Padana, attraverso cui si organizza il giro della Padania che tanto entusiasma Renzo Bossi detto il Trota. Nessuna delle tre controllate eccelle per gestione economica, e anzi, nel 2011 (lo si vedrà dal prossimo bilancio) la Celticon, che è una società di produzione video, ha dovuto ricostituire capitale e patrimonio ormai mangiati dalle perdite. La Bicicletta Padana è ancora in rodaggio, e risulta vendere una ventina di bici verdi all’anno: costano 250 euro l’una, e il ricavo nel primo anno completo di attività è stato di appena 4.817 euro. Si farà. La Media Padania è invece una concessionaria di pubblicità. Un po’ zoppicante: tre anni fa fatturava 1,2 milioni di euro. Nel 2010 era scesa già a un terzo di quella somma. Ma il mercato è così per tutti.

Franco Bechis