Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 7/3/2012, 7 marzo 2012
FIAT, 40 MILIONI PER BLINDARE MARCHIONNE FINO AL 2015
Piovono azioni gratis su Sergio Marchionne. Azioni Fiat, naturalmente. Entro febbraio 2015 il numero uno del Lingotto potrà ricevere oltre 8 milioni di titoli del gruppo alla sola condizione che non lasci l’incarico di amministratore delegato. Il regalo al manager vale quasi 40 milioni di euro e consiste in 7 milioni di azioni Fiat (valore di mercato circa 31 milioni) e 1,1 milioni di titoli Fiat industrial (8,6 milioni di euro). In gergo finanziario le azioni gratis si chiamano stock grant e fanno parte di un cosiddetto retention plan, cioè un piano di incentivazione ai manager di punta del gruppo.
ANCORA NON BASTA,
perché Marchionne avrà a disposizione un altro milione di stock option, cioè diritti per acquistare azioni della sola Fiat industrial. Questa volta, però, il premio è condizionato al raggiungimento di determinati obiettivi di bilancio. Il premio milionario per l’amministratore delegato è stato deciso in febbraio dal board del gruppo, ma per il via libera definitivo dovrà essere sottoposto all’assemblea dei soci di aprile, quella che approverà anche il bilancio 2011.
Per Marchionne piove sul bagnato. Già negli anni scorsi il numero uno del Lingotto era stato gratificato da un generoso piano di azioni gratis e di stock option. Giusto poche settimane fa, all’inizio di febbraio, il manager italo canadese era passato alla cassa ricevendo azioni Fiat e Fiat industrial per un valore di circa 50 milioni. Anche quello era un regalo, previsto nei piani di incentivazione al manager approvati negli anni scorsi. Una parte dei titoli ricevuti a febbraio sono stati immediatamente venduti. Motivo: recuperare il contante per far fronte alle imposte sul super premio in azioni. Imposte tutto sommato leggere, perché Marchionne, grazie al fatto di essere residente in Svizzera, finirà per pagare un’aliquota non superiore al 30 per cento, nettamente inferiore a quella del 43 per cento dei suoi dirigenti. Proprio dalla Svizzera, dal Salone dell’automobile di Ginevra , il capo della Fiat ieri è tornato a dire la sua un po’ su tutti i temi d’attualità per il gruppo. “Nessuna minaccia di chiusura per gli stabilimenti italiani”, ha ribadito Marchionne, in linea con il comunicato ufficiale di lunedì che correggeva le dichiarazioni del manager nel-l’intervista al Corriere della Sera di dieci giorni fa (“due impianti a rischio”). Neppure la crisi nera del mercato europeo spaventa il manager: “È in linea con le previsioni”, dice, anche se il netto calo dei ricavi lo costringerà a rivedere almeno in parte le ottimistiche stime di vendita accreditate dallo stesso Marchionne meno di un anno fa. In America invece, dove il mercato tira alla grande, il numero uno del Lingotto può permettersi di sognare una crescita ancora più veloce per la Chrysler. “Ho la speranza irrazionale di fare meglio del target di 2,4 milioni di auto vendute nel 2012”, ha annunciato il manager.
PAROLE CHIARE, chiarissime, mentre sull’eventuale trasferimento della sede da Torino a Detroit, Marchionne ha preferito lasciare tutto in sospeso. “È un’alternativa, ma non c’è nessuna decisione”. Come dire: ci stiamo ancora pensando. E se in America c’è il problema di rincorrere un mercato più che mai in ripresa nella vecchia Europa la questione è come gestire la sovracapacità produttiva. Gli stabilimenti marciano a ritmo ridotto. Alcuni come Mirafiori sono quasi fermi mentre l’impianto polacco di Tychy dovrà trovare una ragion d’essere ora che la produzione della Panda è stata spostata a Pomigliano. “In Polonia faremo un nuovo prodotto”, ha detto ieri Marchionne, senza scendere nei dettagli.