Franco Bechis, Libero 7/3/2012, 7 marzo 2012
SARKÒ L’AVVOLTOIO MANDA IN INDIA I SUOI MANAGER
Il film è già stato trasmesso qualche mese fa a Bengasi, Tripoli e dintorni. E anche questa volta il primo a planare sul dramma dei marò è stato Sarkò. Proprio nell’ultima settimana di febbraio due delegazioni francesi, una del gruppo Dassault Asia e l’altra di Eads-Eurocopter, sono atterrate con uno stuolo di consulenti e con l’assisten - za della struttura diplomatica del governo francese a New Delhi. Obiettivo: incontrare il governo indiano e valutare le nuove opportunità di mercato che potrebbero aprirsi grazie alla improvvisa crisi dei rapporti con l’Italia.
Un’autostrada aperta dalla rete diplomatica di Nicolas Sarkozy a dire il vero già prima del fermo in Kerala dei due marò italiani accusati di avere sparato – uccidendoli – a due pescatori indiani. Perché quasi in contemporanea sulle prime pagine del quotidiani indiani era esplosa la presunta tangentopoli indiana che avrebbe coinvolto anche il gruppo italiano Finmeccanica. In molte regioni indiane si è in piena campagna elettorale, e ha suscitato scalpore la decisione del ministro della Difesa, Antony Ak, di fare aprire al suo segretario generale, Shashi Kant Sharmit, un’inchiesta su presunte irregolarità che avrebbero contraddistinto la gara per la fornitura di elicotteri “vip” all’esercito indiano.
Le polemiche sugli elicotteri
Quella gara è stata vinta nel 2010 da Agusta Westland del gruppo Finmeccanica, che per 560 milioni di euro si è aggiudicata la consegna di 12 elicotteri AW 101 (lo stesso modello che George Bush voleva negli Stati Uniti e poi Barak Obama ha rimesso in discussione all’indomani della sua elezione). La notizia di presunte irregolarità è stata smentita seccamente in Italia dal gruppo Finmeccanica, ma in India la versione di Giuseppe Orsi è stata tenuta in scarsissima considerazione. Anzi: si è sposata subito con la vicenda dei marò contribuendo a creare un generale clima anti-italiano in larga parte del Paese.
Che quell’affare possa essere rimesso in discussione è subito stato fiutato dai francesi. Anche perché gli accordi di Finmeccanica andavano ben al di là di quella consegna di 12 elicotteri, e comprendevano un pacchetto multiplo di intese future per fornitura di tecnologia con altre aziende (Selex) e addirittura la produzione in loco di un altro tipo di elicottero Agusta. Commesse di valore superiore al miliardo e mezzo, che se rimesse in discussione dalle inchieste amministrative indiane o dal raffreddamento dei rapporti diplomatici fra Roma e Nuova Dehli, potrebbero davvero spalancare le porte ai francesi, che al momento risultano il quinto partner europeo dell’India, alle immediate spalle dell’Italia.
Il viaggio dei manager di Dassault era iniziato per altro con un cruccio: il colosso della Difesa francese aveva ricevuto dal governo indiano il 31 gennaio scorso una ottima notizia: il proprio aereo da combattimento Rafale era stato considerato dall’esercito indiano migliore di quello offerto dal consorzio Eurofighter (a cui partecipa anche Finmeccanica). In India non basta essere stati scelti per vincere le gare, perché poi iniziano lunghissime trattative con la controparte. Sarkozy aveva già stappato champagne e perfino fatto un discorso pubblico per celebrare la vittoria: «I negoziati per il contratto inizieranno prestissimo», aveva assicurato, con il pieno supporto delle autorità francesi.
Le grane francesi e quelle italiane
Dall’Eliseo era arrivato anche uno zuccherino per il governo indiano: «Ci saranno anche maggiori trasferimenti di tecnologia garantiti dallo Stato francese». Certo, gli affari si fanno così e la Francia in questo non è davvero seconda a nessuno. Ma poco dopo il diavolo ha messo il suo zampino. In nemmeno due settimane si sono schiantati due Dassault Mirage 2000 già in uso all’aeronautica indiana, il primo nel distretto di Bhind nello Stato di Madhya Pradesh e il secondo a 60 km dalla città di Jaipur, nel Rajasthan.
In entrambi i casi i piloti si sono salvati lanciandosi poco prima dello schianto, ma qualche dubbio stava nascendo sulla affidabilità della tecnologia francese. La missione di Dassault in qualche modo era necessaria per rassicurare gli indiani e non compromettere le trattative sulla fornitura dei nuovi caccia.
Ma le disgrazie italiane hanno capovolto la situazione difficile e addirittura aperto ai francesi la possibilità di sottrarre quote di mercato a Finmeccanica. E Sarkò il marò non si è certo fatto sfuggire l’occasione ghiotta.
Franco Bechis