MAURIZIO MOLINARI, La Stampa 7/3/2012, 7 marzo 2012
In viaggio con Mitt Romney il Paperone che vola in economy - Con il caffè in mano mentre saluta il personale dell’hotel di Columbus, in volo su un aereo senza insegne nei cieli del Midwest, abbracciato alla moglie Ann mentre scherza con i reporter sul proprio compleanno e a cena nella casa del figlio a Bellmont per gustare il pollo al marsala, il suo piatto preferito: visto da vicino Mitt Romney mostra un profilo volutamente basso a chiunque incontra, parla a bassa voce, sorride spesso ed esprime fiducia su un Super Martedì dal quale si aspetta di conquistare «molti Stati e un buon numero di delegati» per ipotecare la nomination del partito repubblicano
In viaggio con Mitt Romney il Paperone che vola in economy - Con il caffè in mano mentre saluta il personale dell’hotel di Columbus, in volo su un aereo senza insegne nei cieli del Midwest, abbracciato alla moglie Ann mentre scherza con i reporter sul proprio compleanno e a cena nella casa del figlio a Bellmont per gustare il pollo al marsala, il suo piatto preferito: visto da vicino Mitt Romney mostra un profilo volutamente basso a chiunque incontra, parla a bassa voce, sorride spesso ed esprime fiducia su un Super Martedì dal quale si aspetta di conquistare «molti Stati e un buon numero di delegati» per ipotecare la nomination del partito repubblicano. La giornata elettorale inizia all’uscita della suite al sesto piano del Westin Hotel di Columbus, Ohio. Giacca blu, camicia bianca e cravatta celeste, Romney esce con una borsa «Mandarina Duck» nella sinistra e un caffè nella destra dentro un bicchiere di carta. Saluta gli uomini del «Secret Service» che vegliano di lui - una dozzina, con tanto di cani antibomba - e quando arriva nella hall, stringe la mano al personale ma soprattutto cerca il direttore dell’hotel: «Siamo stati davvero bene qui da voi, ma deve scusarmi, si è staccato un porta-asciugamani dal muro del bagno, credo fosse già difettoso, comunque sia mi mandi il conto, pago io». Il pullman con la scritta «Romney Believes in America» lo aspetta all’uscita laterale, su East Main Street, e la prima tappa sono gli studi televisivi da dove parla in diretta all’Aipac, l’organizzazione filo-israeliana riunita a Washington. Nello studio confezionato dal suo team ha alle spalle le bandiere di Stati Uniti e Israele. Quanto dice punta a dimostrare di essere un candidato più credibile nella difesa dell’alleato minacciato dall’atomica di Teheran: «Con Obama l’Iran ha moltiplicato il numero delle centrifughe ed ora è vicino alla bomba, da Presidente per prima cosa schiererò le portaerei tanto nel Golfo Persico che nel Mar Arabico al fine di rendere credibile la minaccia all’Iran e andrò a Gerusalemme per incontrare Bibi Netanyahu, un vecchio amico con cui ho lavorato assieme anni fa alla Boston Consulting». L’aggressività anti-Obama termina assieme al collegamento. Romney si toglie la giacca e torna nel bus dove ad aspettarlo c’è la moglie Ann. È ora di lasciare l’Ohio, terreno di un duro braccio di ferro con il rivale conservatore Rick Santorum, per volare a Boston, dove ha scelto di aspettare i risultati dei 10 Stati. In un angolo della pista dell’aeroporto di Columbus lo aspetta il charter «ufficiale», un Md-80 ma senza insegne della campagna sui fianchi - come avevano gli aerei di Barack Obama e John McCain nel 2008 - e che all’interno mostra tutti gli anni di servizio alle spalle: sedili consumati, poco spazio per le gambe e solo economy, senza business class né divisioni fisiche fra i posti a ridosso della cabina, dove siedono i Romney, e quelli in fondo riservati ai reporter al seguito. A volo iniziato il candidato si avvicina assieme alla moglie e parla in libertà. «Sono fiducioso sulla giornata di oggi, vinceremo stati e delegati ma in Ohio è testa e testa», esordisce, ammettendo «nostalgia» per aver dovuto abbandonare il bus visto che d’ora in poi girerà l’America soprattutto in aereo, a causa delle grandi distanze da coprire. «Nel bus ci siamo trovati davvero bene» annuisce Ann, che confessa di essere divertita dalle indiscrezioni del tabloid scandalistico «National Inquirer» sui presunti tradimenti ai danni del marito. «È stato il mio primo ragazzo serio da giovane ma ammetto che prima di lui uscivo anche con altri» dice con un sorriso, aggiungendo che «uno di loro l’ho presentato a Mitt durante un recente evento elettorale in Michigan». Romney non sembra troppo scandalizzato per le indiscrezioni e al fine di sottolineare come in una nazione-continente le identità, personali e politiche, sono molteplici ricorre ad una metafora: «A Seattle gli alberi sono tutti alti mentre a Cape Cod sono tutti bassi». Come dire, disaccordi e differenze fanno parte dell’identità della grande democrazia americana. L’ottimismo sul Super Martedì lo porta a uno scambio di battute con la moglie sul programma per festeggiare l’incombente 65˚ compleanno. «Abbiamo in mente qualcosa assieme ai miei figli ma non lo svelerò certo ora» dice Ann, in giacca e pantalone neri con sotto una vivace camicia bianca che mette in risalto il trucco molto curato. La curiosità dei reporter si concentra sulla capacità di Romney di rimanere calmo e sorridente sebbene reduce da due mesi di campagna elettorale mozzafiato. «È vero che Mitt ha una grande energia - risponde Ann - ma è un suo segreto, gli viene da dentro». Quando l’aereo atterra a Bedford, Massachusetts, la destinazione delcorteo è il 266 di Beech Street per votare in un centro per anziani dove è registrato come elettore. Poi tutti a casa del figlio per mangiare pollo al marsala, asparagi e patate saltate prima di affrontare la lunga notte dei risultati nel quartier generale di Boston, in terra democratica.