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 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

Il lumbard in cachemire che dice sempre “Sì capo” - E adesso che tutti lo cercano, che tutti lo vogliono, anche Lilli Gruber, anche Michele Santoro, chi lo conosce un poco già s’immagina lo strazio, la delusione, e con quale amarezza abbia risposto con il suo «no grazie, non è il momento»

Il lumbard in cachemire che dice sempre “Sì capo” - E adesso che tutti lo cercano, che tutti lo vogliono, anche Lilli Gruber, anche Michele Santoro, chi lo conosce un poco già s’immagina lo strazio, la delusione, e con quale amarezza abbia risposto con il suo «no grazie, non è il momento». Perché Davide Boni, 50 anni il prossimo 19 settembre, stessa data di nascita di Umberto Bossi, a giornali e tv ha sempre detto sì. Da piacione padano, buone maniere, grandi sorrisi alla telecamere, maglione di cachemire, braccialetto al polso, è uno dei leghisti che più frequenta vecchi e nuovi media. Ogni sera, su «Twitter» dà la buonanotte e l’appuntamento al mattino dopo. Su qualche canale tv. È che, in queste ore, tutto quell’apparire nei talk-show o su internet gli torna indietro, e può far danni. Ultimi «tweet» prima della buonanotte del lunedì: «È la macchina pubblica a soffocare le nostre imprese», «Monti anti-federalista, vergogna del Nord», «Bossi: “Monti rischia la vita, il Nord lo farà fuori”, poi corregge». Su Facebook la sua autodifesa. Su Youtube il video di una strepitosa comparsata da Ilaria D’Amico, su La7: quando per esaltare la propria assoluta fedeltà al Capo aveva ridicolizzato se stesso e gli altri dirigenti della Lega: «Se Bossi dice che la mia giacca è bianca, è bianca anche se non lo è...». Milanese cresciuto a Sabbioneta, nel mantovano, la prima avventura in politica con la destra del «Fronte della Gioventù» e il Movimento Sociale Italiano, è leghista da vent’anni. Ne aveva appena 32 quando, appunto a Mantova, nel 1993 era stato eletto presidente della Provincia. Il calendario delle elezioni politiche non gli ha mai permesso il trasferimento a Roma, tra Camera o Senato. Poco male, Boni è tornato a Milano e si è accucciato in Regione Lombardia, dal 2000 a oggi Presidente del gruppo consiliare, poi assessore al Territorio e Urbanistica, ora Presidente del Consiglio Regionale. Un leghista di successo. Che lo stesso successo l’accompagni dentro la Lega è altra storia. Consigliere più votato nel 2009, 50 mila euro di spese elettorali e 13 mila preferenze in Lombardia, ha dovuto dire addio all’assessorato. Anche questa volta, poco male: un ruolo istituzionale come la Presidenza del Consiglio, e dall’anno dopo quello di Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Regionali, di visibilità ne portano parecchia. Perito industriale, sposato, due figli, gran tifoso del Milan, 217 mila euro di reddito, una Porsche Carrera in garage, è il tipico leghista di lotta e di governo: non si sa mai da che parte sta. Anche nella Lega non si sa bene da cha parte stia: «Mi hanno chiamato tutti - diceva ieri pomeriggio -, tranne Reguzzoni». E questo per stabilire la sua distanza dal «Cerchio Magico» che gira intorno a Bossi. Si è avvicinato ai «Barbari Sognanti» di Roberto Maroni, ma c’è chi ricorda la sua assenza al teatro Politeama di Varese, a fine gennaio, quando l’ex ministro dell’interno era ancora tra color che stan sospesi: «Ho la congiuntivite». Sulla sua pagina di Facebook non aveva messo la foto di Bossi e Maroni assieme, e sconsigliava gli amici: «Meglio esser prudenti». Non si sa mai, chissà cosa decide il Capo. O chi è. «Ehi, Capo!». Al telefono, quando Boni risponde così, vuol dire che è in linea con Roberto Calderoli. E poi magari succedono pasticci, o perché Boni manda un «tweet», o perché fa una dichiarazione ribalda, o perché si mette in rotta con i leghisti del Pirellone. «Davide Boni è un bravo ragazzo, ma di suo non gli viene fuori niente diceva appena una settimana fa Stefano Galli, il capogruppo in Regione-. E’ presidente di se stesso». Ai leghisti non piace il suo protagonismo. Ancora Galli, uno della vecchia guardia: «Nessuno lo segue, un isolato che cerca visibilità, si vede che vuole andare a Roma». Invocava dimissioni per gli indagati, ora la Lega medita sulle sue. «Per Davide Boni non meritavo la cittadinanza milanese. Oggi è indagato per corruzione», lo cucina Roberto Saviano. «Nella Lega è automatico che chi viene accusato di corruzione deve prima di tutto togliere il Movimento dall’imbarazzo». E questa l’aveva detta proprio Boni, ma non era ancora un indagato...