Carlo Pulsoni Tesori del “Fondo Schott” nella Biblioteca comunale Augusta di Perugia, 8 marzo 2012
Tesori del “Fondo Schott” nella Biblioteca comunale Augusta di Perugia (sotto le note) Il passaggio di una biblioteca da una collezione privata a un’istituzione pubblica può svelare una serie di tesori precedentemente ignoti agli studiosi
Tesori del “Fondo Schott” nella Biblioteca comunale Augusta di Perugia (sotto le note) Il passaggio di una biblioteca da una collezione privata a un’istituzione pubblica può svelare una serie di tesori precedentemente ignoti agli studiosi. È quanto si verifica con l’acquisizione del “Fondo Schott” da parte della Biblioteca Augusta di Perugia1.ç Rolf Schott appartiene a quella cerchia di intellettuali tedeschi che abbandonarono la Germania per sfuggire alle leggi razziali o solo per godere di maggiore libertà nella loro professione, anche se, nel caso in oggetto, la sua fuga fu causata dall’oppressione della dittatura, come testimonia un certificato del 25 febbraio 1970 rilasciato dalla “Deutsche Botschaft” in Italia, che gli riconosce una rendita «a titolo di risarcimento per le persecuzioni del regime nazista, le quali il Signor Schott a suo tempo aveva subito».ç Nato a Magonza nel 1891, Schott era cresciuto alle soglie del Novecento consapevole dell’eredità dell’epoca morente, come ebbe a dire in una conferenza del 1965: «Il grande secolo andava tramontando, ma l’arte, la musica, le lettere, lo spirito creativo occidentale tardarono ancora per decenni a volatilizzarsi»2. È proprio in questo spirito creativo che egli sviluppa la sua opera letteraria e artistica (ma anche di storico dell’arte), un percorso che lo porterà a rapportarsi con i più importanti protagonisti del periodo, quali gli scrittori Thomas Mann, Hermann Hesse, Karl Kraus, Hugo von Hofmannsthal, il filosofo Oswald Spengler, il teologo Hans Urs von Balthasar, lo storico delle religioni Karl Kerényi, e molti altri3. Il patrimonio librario acquisito dalla Biblioteca Augusta consta di più di mille volumi, e comprende rarissime edizioni sette-ottocentesche di autori classici e moderni, testi di storia dell’arte, filosofia, tra i quali vale la pena ricordare la Geschichte der Kunst des Altertums di Winckelmann4; il Beyträge zur Naturgeschichte di Blumenbach5, i Philosophische Schriften di Mendelssohn6; l’edizione degli Orphica di Hermann7, la princeps della Geschichte der alten und neueren Literatur di Friedrich Schlegel8, le Rime del Petrarca curate dal Marsand9, ecc. Ancora più ricca si rivela la messe per quanto riguarda il Novecento: prime edizioni con dediche di scrittori prevalentemente tedeschi, quali quelli precedentemente menzionati, e in aggiunta Rainer Maria Rilke, Nino Ernè, Karl Kraus, Johannes Baptist Lotz, Gisbert Kranz, Rudolf Alexander Schröder, Imma von Bodmershof, ecc. Basti citare, a titolo esemplificativo, le dediche di Hesse e Kerényi10: il primo nel verso della carta che precede il frontespizio del Peter Camenzind annota: «Gruß für Rolf Schott ein Buch, das ich seit Jahrzehnten nicht wieder lesen könnte. H.H.»11; per quanto riguarda il secondo così scrive nell’articolo Urmensch und Mysterium «Meinem lieben Freund Rolf der dies alles besser versteht als alle Philologen»12, mentre in Mensch und Maske: «”Die heiligen Geräte, sind sie noch?” – so fragtest Du, mein lieber Rohlfs [sic!], und das soll das Motto meiner weiteren Arbeit an diesem Thema sein, das hier nicht abgeschlossen Dir gewidmet wird von Deinem K.»13. Al patrimonio librario si accompagna un notevole epistolario, associato talvolta a foto, con molti protagonisti del Novecento, tra cui spiccano Hermann Hesse, Thomas Mann e i figli Klaus e Monika, Hans Urs von Balthasar, Zita di Borbone- Parma.ç Da questo ricchissimo materiale meritevole di un lavoro non solo di catalogazione ma anche di studio, ho trascelto un paio di passi particolarmente significativi. Il primo è tratto da una lettera di Thomas Mann del 13 dicembre 1946 da Pacific Palisades. Siamo a più di un anno dalla sconfitta della Germania nazista nella seconda guerra mondiale e lo scrittore, che da essa era fuggito, dà ragione a Schott sul fatto che bisogna tenersi lontani dalla patria: solo la propria anima è rimasta l’unica isola felice dove i bei ricordi possono sperare di non essere spazzati via dalla temperie del presente: «Von Deutschland, da haben Sie recht, hält man sich besser fern. Das Gute und tief Beschwerliche davon hat man ohnedies in sich selbst». Questa frase si attaglia perfettamente alla produzione coeva dello scrittore, nella quale egli si sofferma sulle colpe dei tedeschi e sui motivi per cui si rifiuta di tornare nella sua patria. Il secondo è dalla missiva di Hermann Hesse del settembre 1947, che contiene, in forma dattiloscritta, la poesia Herbstgeruch, con alcune varianti redazionali al terzo verso, qui evidenziate col corsivo, della prima versione dell’ultima strofe: Enge wird und duftet bang und bitter Diese Welt, dem Lichte abgewendet. Wenn erwartet uns das Spätgewitter Das des Lebens Sommertraum beendet! Il penultimo verso presenta nel dattiloscritto alcune correzioni manoscritte che lo trasformeranno nella redazione oggi nota16: Enge wird und duftet bang und bitter Diese Welt, dem Lichte abgewendet. Rüsten wir uns auf das Spätgewitter Das des Lebens Sommertraum beendet! Bastano gli esempi finora presentati per rendersi conto da un lato dell’importanza del “Fondo Schott”, dall’altro per capire senz’altro meglio non solo l’intellettuale, ma anche quella «temperie irrazionalistica diffusa in una parte non irrilevante della cultura tedesca»17, che caratterizzò i primi decenni del XX secolo. Note: 1) La cerimonia ufficiale di donazione del Fondo Schott da parte degli eredi (Gianfranco, Federico e Christian Uva) ha avuto luogo il 7 aprile 2009 presso la Sala dei Notari di Palazzo dei Priori. Ringrazio calorosamente il personale della Biblioteca comunale Augusta che mi ha messo a disposizione il materiale librario e archivistico del Fondo. Un elenco di consistenza del materiale d’archivio, attualmente in fase di riordino, costituito da carteggi, nastri magnetici, disegni, bozze, ecc. si deve al dottor Gianluca D’Elia. 2) Devo la segnalazione della conferenza e del relativo passo citato a Federico Uva, che qui ringrazio. 3) In mancanza di uno studio complessivo sulla figura di Schott, si veda la voce a lui dedicata in Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Rolf_Schott. 4) J.J. Winckelmann, Geschichte der Kunst des Altertums, Dresden, in der Waltherischen Hof-Buchhandlung, 1764. 5) J.F. Blumenbach, Beyträge zur Naturgeschichte, Göttingen, Johann Christian Dieterich, 1790. 6) M. Mendelssohn, Philosophische Schriften, Carlsruhe, in Verlag der Echmiederischen Buchhandlung, s.d. 7) Orphica, cum notis H. Stephani A. Chr. Eschenbachii – I.M. Gesneri Th. Tyrwhitti, recensuit G. Hermannus, Lipsiae, sumptibus Caspari Fritsch (ex officina Durria), 1805. 8) F. Schlegel, Geschichte der alten und neueren Literatur. Vorlesungen gehalten zu Wien im Jahre 1812, Wien, K. Schaumburg, 1815. 9) Le rime del Petrarca con tavole in rame ed illustrazioni, edizione pubblicata per opera e studio dell’Abate A. Marsand, Firenze, Luigi Ciardetti, 1822. 10) Un sentito ringraziamento a Hermann Dorowin per l’aiuto nella lettura delle dediche. 11) H. Hesse, Peter Camenzind, Berlin, Fischer Verlag, 1917. Nel caso di Aus der Kindheit des heiligen Franz von Assisi, Mainz 1938, sono ancora presenti all’interno del volume i cartoncini editoriali di dono da parte dell’editore e dell’autore («überreicht vom Verfasser»). 12) K. Kerényi, Urmensch und Mysterium, Sonderdruck aus «Eranos-Jahrbuch » 1947 (Band XV), Zürich 1948. 13) K. Kerényi, Mensch und Maske, Sonderdruck aus «Eranos-Jahrbuch» 1948 (Band XVI), Zürich 1949. Presenta una dedica del gennaio 1973 di Magda, moglie di Kerényi, il volume che raccoglie il carteggio tra Hesse e Kerényi (H. Hesse – K. Kerényi, Briefwechsel aus der Nähe, München – Wien 1972). 14) Ne Il dissidio spirituale della Germania con l’Europa Benedetto Croce ritiene che in una prima fase Mann non avesse avvertito il pericolo della dittatura nazista: «La stessa disposizione non pessimistica notai in altri ed insigni uomini, coi quali allora discorsi, come l’Einstein e Thomas Mann, fermamente liberali e molto deploranti il fascismo d’Italia, ma che non mi parve che punto sospettassero l’assai peggiore rovina che si addensava sulla Germania, e forse se ne resero conto solo quando furono sforzati anch’essi ad esulare» (cito da Croce – Mann, Lettere. 1930-36. Con una scelta di scritti crociani su Mann e la Germania, Napoli 1991, p. 53) 15) Sul valore letterario dell’epistolario di Mann cfr. l’introduzione di I.A. Chiusano a T. Mann, Lettere, Milano 1986. Curioso notare che nell’edizione dell’epistolario curata da Erika Mann, T. Mann, Briefe 1937-1947, Berlin 1963, la lettera immediatamente vicina a quella inviata a Schott, ivi assente, sia indirizzata a Karl Kerényi (15 dicembre), cioè un’altra persona legata strettamente al nostro autore. 16) Cito il testo da H. Hesse, Die Gedichte, Berlin 1977, vol. II, p. 700. 17) E. De Martino, Furore, simbolo, valore, introduzione di M. Massenzio, Milano 2002, p. 183.