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 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

ABERCROMBIE, L’ERRORE SUL LAVORO SI PAGA CON 10 FLESSIONI —

Belli i ragazzi di Abercrombie, con i loro toraci glabri modellati dai muscoli e il sorriso sempre pronto. Fitness first. A sorpresa anche la politica del personale nel tempio della moda per teenager si adegua allo slogan. Non hai eseguito un ordine alla perfezione? Non rispondi con sufficiente solerzia quando viene richiamata la tua attenzione? A terra. Subito. E dieci flessioni. Quantomeno bicipiti e pettorali risulteranno tonici. Dettaglio non trascurabile dove la prestanza vale quanto — o più — della professionalità. Se poi sei una donna, nessun problema. Per te va benissimo una serie di «squat». Piegamenti sulle gambe leggermente divaricate, come sanno gli habituée delle palestre. Perfetti per tonificare il lato B. Mai più senza.
Ha l’aria di uno scherzo. Invece è esattamente così che vanno le cose nello store milanese di Abercrombie & Fitch. Parla chiaro una mail inviata lo scorso aprile dal responsabile del settore «Loss and prevention» di Milano, il dipartimento che all’interno del negozio cerca di evitare eventuali furti e garantire la sicurezza. «Da oggi ogni volta che faremo un errore — radio non presidiata, compiti non eseguiti o non completati — dovremo eseguire dieci flessioni. Squat per le donne. Questo ci porterà un grande risultato: impareremo di più dai nostri errori».
Molti si son trovati nell’ufficio del capo a pompare sui bicipiti. Spesso per mancanze risibili. A taccuino chiuso i ragazzi di Abercrombie parlano. Ma solo in cambio dell’anonimato. «Il mio contratto a termine è appena scaduto — racconta Luca C., 26 anni —. Ma sto cercando un nuovo lavoro, e non credo che rendere pubblica questa storia mi aiuterebbe. Comunque io le flessioni le ho fatte, eccome. Motivi futili, non mi ricordo la materia del contendere. Ma lì funziona in questo modo. Prendere o lasciare».
Nel negozio Abercrombie di corso Matteotti, a Milano, lavorano circa 200 persone. In realtà i dipendenti sono molti, molti di più. Si parla di 1.100 persone. «Tutto ciò è possibile perché la stragrande maggioranza sono giovani arruolati con contratto a chiamata a zero ore», spiega Graziella Carneri, segretario generale Filcams Cgil di Milano. Il che significa: ti telefono quando servi, se non c’è bisogno niente. Agli «impact» — i commessi — viene imposto un rigorosissimo codice del look. Con qualche estremismo, come le unghie delle ragazze che non devono essere più lunghe di due millimetri, e rigorosamente senza smalto. E poi niente trucco, se si fa eccezione per il rimmel. Per gli uomini basette corte e chi ha anche solo un accenno di barba per lavorare deve prima passare in bagno a radersi. Tanta adattabilità non è premiata sul fronte degli stipendi. Gli «impact» sono inquadrati al sesto livello del contratto del commercio, come i fattorini.
Che ne dice il sindacato? «Siamo entrati da poco in Abercrombie — dice Carneri —. La nostra impressione è che la dignità delle persone in alcuni casi sia stata messa in discussione. Lo abbiamo segnalato alla proprietà, che si è impegnata a intervenire. Certo, se questo è il modello americano, abbiamo poco da imparare».
Rita Querzé