Nicoletta Sipos, Chi, n. 11, 14/03/2012, pp. 115-123, 14 marzo 2012
LA REGINA TRISTE
Juan Carlos e Sofia di Spagna vivono di fatto separati. Tra loro non c’è più intimità dall’autunno 1976, quando la regina trovò il consorte tra le braccia di un’altra donna. Da allora il sovrano continua a collezionare amanti, anche oggi, a dispetto dei suoi 74 anni, mentre la sovrana è sempre più sola. È questa la tesi che la giornalista e biografa reale Pilar Eyre sviluppa nelle 519 pagine del saggio intitolato La soledad de la reina ("La solitudine della regina"). Un libro esplosivo, che arriva pochi mesi prima delle nozze d’oro dei sovrani, sposati dal 14 maggio 1962.
«II re ha sempre cercato la compagnia delle donne», scrive la Eyre. «A suo tempo azzardò un flirt perfino con la suocera, la regina Federica di Grecia. E non lo fece di nascosto, tutt’altro. Una mia fonte gli attribuisce, tra il serio e il faceto, mille e 500 conquiste». La Pilar aggiunge la confidenza di un amico del sovrano, secondo il quale: "Juan Carlos ha un’amante fissa, che cambia ogni cinque anni, e tante storie che durano una sola notte".
Pilar Eyre, va detto, non è una sprovveduta. In Spagna è nota per due biografie dedicate, rispettivamente, alla nonna paterna di Juan Carlos, la regina Vittoria Eugenia, e alla madre del sovrano, Maria Mercedes di Borbone Due Sicilie, contessa di Barcellona. Dispone, dunque, di una ampia documentazione sulla famiglia reale ed è bene introdotta nella cerchia del re. Nel suo libro ricorda, a più riprese, due nobildonne italiane, Maria Gabriella di Savoia e Olghina de Robilant, legate a Juan Carlos negli anni della gioventù che il re trascorse a Roma, ma anche in momenti successivi. E non si lascia sfuggire nemmeno l’indimenticabile Lady Diana, chiamando in causa Lady Colin Campbell e la giornalista e scrittrice americana Kitty Kelley, che diedero grande risalto nei loro libri a due incontri fatali tra il re e la moglie del principe Carlo: quello dell’agosto 1986, durante una crociera a bordo del suo yacht, e quello dell’aprile del 1987, quando Diana trascorse una vacanza in Spagna con marito e figli.
Per evitare problemi legali Eyre evita di chiamare per nome le amiche del re, ma le rende in qualche modo riconoscibili, citandole come "la decoratrice maiorchina", "la giovane tedesca", "la cantante attrice" e via ammiccando. In realtà, i loro nomi si sanno da tempo: si tratta di Marta Gayà, Julia Steinbusch e Sara Montiel. I "rumors" parlano anche della cantante Paloma San Basilio, della nobildonna tedesca Corinna Sayn-Wittgenstein, della conduttrice televisiva Anne Igartibutu e di Barbara Rey, un altro volto noto del piccolo schermo. La Rey diede scandalo nel 1997, perché disse di essere stata minacciata a causa di alcune foto compromettenti. Dalle cronache emergono altri particolari scabrosi. Nel 2001 Marie José de la Ruelle si presentò al tribunale di Bordeaux, in Francia, per chiedere che Juan Carlos fosse sottoposto a un test di paternità. La donna, cresciuta con genitori adottivi, sosteneva di essere figlia naturale di Maria Gabriella di Savoia e del re di Spagna. La sua richiesta fu, però, respinta. Secondo i giudici non c’erano elementi validi per costringere il re a un test del Dna. Anche Olghina di Robilant attribuì al re la paternità di sua figlia Paola, una filologa, che oggi ha 52 anni. Ma alla fine pure la sua storia fu messa da parte.
Il libro della Eyre va oltre queste voci ed entra nella complessa personalità dei protagonisti. Si pensi solo alla tormentata vita della regina Sofia, nata il 2 novembre 1938, primogenita di Paolo di Grecia e Federica di Hannover, entrambi discendenti della prolifica regina Vittoria d’Inghilterra. La futura sovrana aveva tre anni quando la famiglia reale greca fu costretta all’esilio: suo padre riparò a Londra, dove si guadagnò da vivere lavorando come meccanico di aerei. I reali greci si trasferirono, poi, ad Alessandria d’Egitto e, nel 1942, a Città del Capo (Sudafrica), dove vissero in una casa infestata dai topi e dovettero spesso accontentarsi di mangiare solo erba. Le cose si aggiustarono nel 1946, quando Giorgio II, fratello di Paolo, fu richiamato sul trono. Alla morte di Giorgio, nel 1947, la corona passò a Paolo. Sofia crebbe così nel palazzo reale di Atene e la volitiva madre fece di tutto per trovarle un marito degno del suo rango. Juan Carlos non era un buon partito: suo padre, re Alfonso XIII di Spagna, era stato costretto a lasciare la Spagna nel 1931 e a vivere in esilio. Il futuro del giovane principe appariva, quindi, molto incerto. Ma i due giovani principi si amavano e convinsero le famiglie che avrebbero vissuto insieme una favola moderna con un lieto fine assicurato.
Le loro speranze furono presto frustrate. Rientrando in Spagna dopo le nozze celebrate ad Atene, Sofia e Juan Carlos (soprannominati i Juanitos) dovettero confrontarsi con la dura realtà. Erano isolati e osteggiati non solo da una parte del loro popolo, ma anche dai loro stessi parenti, a cominciare dal padre di Juan Carlos, che si riteneva l’unico vero pretendente al trono. Il generale Francisco Franco, al potere in Spagna dal 1939, li fece sorvegliare a vista. C’erano microfoni, si seppe poi, perfino nella loro camera da letto. «Fu una scoperta particolarmente penosa per la timida e pudica Sofia», scrive Pilar Eyre. «Il pensiero che degli estranei avessero registrato i suoi momenti d’intimità la mise in grave imbarazzo».
I principi dovevano dimostrare la loro lealtà al regime seguendo le rigide regole di comportamento fissate dal Caudillo. La nascita dell’infanta Elena, nel 1963, fu una piccola delusione per il papà, che sperava nel maschio per dare un erede alla corona. La seconda figlia, Cristina, nel 1965, portò a entrambi i genitori lacrime disperate. L’arrivo di Felipe, il 30 gennaio 1968, segnò, invece, un punto decisivo a favore di Juan Carlos. Nel 1969 Franco lo nominò, infatti, erede al trono. La nomina suscitò, però, malumore. Gli spagnoli consideravano il giovane principe un pupazzo nelle mani di Franco. Nelle apparizioni pubbliche era spesso costretto a evitare lanci di pomodori e patate. E alle sue spalle si muovevano altri pretendenti, come il cugino Alfonso di Borbone-Dampierre. A un certo punto, sembrò perfino che costui fosse vicinissimo al trono, perché nel 1972, con una mossa astuta, riuscì a sposare la nipote di Franco, Maria del Carmen Martinez Bordiú.
In realtà Franco tenne fede alla sua parola, ma per i Juanitos la via del trono fu comunque lunga e accidentata. Eppure, osserva Pilar Eyre, durante i lunghi anni di attesa la giovane coppia si mostrò unita e innamorata. Con la morte di Franco, nel 1975, e l’ascesa al trono di Juan Carlos, la vita dei sovrani cambiò drasticamente. Pilar Eyre ricostruisce le evasioni di Juan Carlos e le lamentele di Sofia. La regina non poteva ignorare quello stuolo di donne che, secondo un intimo della colte, «trovavano irresistibile lo scintillio della corona».
Infine, la svolta: nell’autunno 1976 il re va a Toledo con la scusa di un weekend di caccia. L’ignara Sofia decide di raggiungerlo con i tre bambini e scopre il tradimento. Sconvolta, la regina fugge con i figli e resta lontana dal palazzo per dieci giorni. È pronta al divorzio, ma poi decide di tener duro, anche su consiglio della madre Federica. Scrive la Eyre: «Indossa una maschera fredda e distaccata, ma assolve in modo egregio i suoi compiti. È poliglotta, ha interessi culturali, segue i figli e i nipoti. Le hanno attribuito alcune amicizie maschili e un legame con il violoncellista Mstislav Rostropovich, ma sono storie campate per aria, senza ombra di prove. La verità è che la regina è una donna ferita e disperatamente sola da oltre trent’anni».
Anche le regine piangono a volte. E quelle di Spagna piangono più delle altre. Lo sapeva bene Vittoria Eugenia, nonna di Juan Carlos, tradita infinite volte, platealmente, dal marito Alfonso XIII. E non si faceva illusioni Maria di Borbone, madre del re, che con amarezza riconosceva: «I nostri uomini hanno l’infedeltà nei geni».