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 2012  marzo 08 Giovedì calendario

SULLA MORTE DI LUCIA MANNUCCI


LA REPUBBLICA
MILANO - È morta a Milano a 91 anni la cantante Lucia Mannucci, unica superstite del Quartetto Cetra, formazione vocale che divenne celebre negli anni 60 soprattutto per le sue apparizioni televisive. E in particolare per quella "Biblioteca di Studio Uno" che mise in musical alcuni capolavori della letteratura, dall´Odissea al "Conte di Montecristo". La Mannucci era nata a Bologna e dal 1941 divenne cantante dell´Eiar, la radio di allora, iniziando una carriera come cantante di rivista. Fino all´incontro con Virgilio Savona, che sposò nel 1944, e con il quale animò il Quartetto Cetra che comprendeva anche Felice Chiusano e Tata Giacobetti. Partiti da uno spirito swing, i quattro Cetra si specializzarono in un repertorio popolare, pieno di ironia e di idee musicali, grazie soprattutto alla grande abilità di compositore di Savona e a una simpatica attitudine teatrale. Restano nella memoria canzoni come "In un vecchio palco della Scala", "Concertino", "Nella vecchia fattoria". Cia Mannucci era l´ultima del quartetto ancora in vita: Giacobetti era scomparso nell´88, Chiusano nel ´90, Savona nel 2007.

LA STAMPA
MARINELLA VENEGONI
Se n’è andata due mesi prima di compiere 92 anni, Lucia Mannucci: era l’anima rosa del leggendario Quartetto Cetra, e anche l’ultima sua voce, sopravvissuta ai tre colleghi maschi. Era anche la vedova inconsolabile dell’altro quartettista Virgilio Savona, scomparso a fine agosto 2009: era stato, lui, l’uomo-idea della formazione, membro della simpatica specie degli inquieti. Un uomo che viveva veramente per la musica, e fino all’ultimo ci aveva giocato, facendosi beffe di vecchiaia e malattie: Savona aveva convinto la moglie un poco recalcitrante, soltanto nel 2007, a produrre un album dal titolo Capricci fra le pareti casalinghe. Gli altri due compagni di strada se n’erano invece andati in tempi ormai lontani: Tata Giacobetti nel 1988, Felice Chiusano nel 1990.

Lucia Mannucci era una signora deliziosa, riservata e dolcemente attenta al mondo che era stato suo. Chiusa nell’appartamento carico di ricordi della vecchia Milano, con il passare degli anni non aveva perso l’inconfondibile timbro vocale lieve e sorvegliatissimo - che mille canzoni ci avevano tramandato, intrecciato con quello dei suoi tre sodali. Con l’antipatico arrivo della solitudine, aveva saputo mantenere curiosità verso il mondo nel quale aveva militato per anni da primadonna discreta, fulcro delle sonorità della formazione nata con il jazz e lo swing negli Anni Quaranta, ed evolutasi poi in una macchina da spettacolo antesignana della musica da vedere: basta cliccare il nome suo o del Quartetto Cetra su You Tube, e decine di filmati rimanderanno la sua inappuntabile messa in piega bionda, i corti riccioli che si muovono fra le teste dei colleghi a intrecciare, in spirito colto, storie divertenti con un canto frutto di studi e prove severe, o a raccontare in ironica burletta musicale i grandi temi della letteratura, dal Conte di Montecristo ai Tre moschettieri , come successe nell’indimenticata serie tv Biblioteca di Studio Uno a metà dei Sessanta.

Lucia Mannucci e Virgilio Savona, quasi coetanei, erano una coppia inossidabile. Bolognese lei, palermitano lui, si erano conosciuti in piena guerra mondiale e si erano sposati giovanissimi, nel 1944: una storia d’amore di altri tempi, con un figlio, Carlo, che amorosamente cura l’archivio di famiglia e oggi ha dato la notizia della scomparsa della mamma. Il Quartetto Cetra è stato il più longevo nella storia delle formazioni musicali italiane, durato dal 1941 al 1988: i maschi erano stati chiamati alle armi, ma occasionalmente si riunivano nella formazione ancora con Enrico De Angelis e senza Tata Giacobetti; Lucia era già ben consolidata come interprete solita all’Eiar, si esibiva in concerti e riviste teatrali con Gorni Kramer o Natalino Otto, appassionata in proprio di swing e jazz. Sembrò dunque naturale il suo ingresso nel Quartetto, e la voce femminile finì per contraddistinguere in modo definitivo le armonizzazioni della piccola pattuglia, che armata di humour e sapienza si faceva intanto conoscere nell’Italia che usciva dalla guerra.

Fu forse questa molla della volontà di ottimismo a imprimere alla formazione un forte segno ironico, sempre con grande buon gusto, con un tributo alle più moderne sonorità che arrivavano dagli Stati Uniti. Si fecero strada a colpi di invenzioni spettacolari, come coinvolgere il pubblico nei loro concerti, chiedendo di indossare costumi particolari. Nel 1949, La vecchia fattoria , una cover di Old McDonald Had a Farm , diventò una hit nazionale, e Vecchia America di Luttazzi non fu da meno. La consacrazione più diffusa arrivò con la nascita della televisione, cui erano naturalmente predisposti dopo tanto militare nelle riviste anche di Garinei& Giovannini sui palchi dei teatri italiani: la loro divenne una presenza assidua in mille prime serate, che culminò appunto nella Biblioteca di Studio Uno alla quale parteciparono attori e cantanti di ogni sorta. Sapevano essere popolari senza mai perdere in qualità, un taglio alto nelle loro proposte. La coppia Giacobetti-Savona, intanto, aveva dato vita a una quantità di successi indimenticabili: In un palco della Scala , Però mi vuole bene , I ricordi della sera , Un bacio a mezzanotte , Concertino. A rendere inconfondibile l’impasto vocale, sempre Lucia Mannucci. Le loro canzoni rivivono ora nei teatri grazie alle voci del gruppo di cabaret Oblivion, che ne fa una rievocazione gustosa.

CORRIERE DELLA SERA
MAURIZIO PORRO
MILANO — Si chiude definitivamente la storia gloriosa del Quartetto Cetra. È morta, l’altra notte in clinica a Milano, Lucia Mannucci, a 91 anni, voce solista dal 1941 quando il gruppo, sciolta la primitiva formazione, si formò, sotto l’egida dell’Eiar, la Rai. Da allora hanno allietato con refrain semplici da imitare alcune generazioni cui urgeva distrazione. Con loro hanno intonato «Vecchia America», «Vecchia fattoria», «In un vecchio palco della Scala», «Aveva un bavero» e tante altre legate al genio del loro complice più assiduo, Gorni Kramer. Erano quattro ragazzi ventenni, Tata Giacobetti, Felice Chiusano e Virgilio Savona che nel ’44 sposò la Mannucci, bolognese del ’20 poi milanese di adozione dove è vissuta fino a ieri col figlio Carlo.
Gli inseparabili amici che dopo la morte di Giacobetti, nell’88, non si sono esibiti più, ci hanno conquistato con uno stile personale, ma in cui i ruoli erano ben definiti (Giacobetti scriveva i testi e Savona, diplomato a Santa Cecilia, la musica). Erano un gruppo vocale divertente, non solo legato, anche durante la guerra, allo swing e al jazz Usa, allo spleen di Natalino Otto, mai cuore-amore insomma, ma sceneggiando canzoni, recitando caratteri, mimando suoni, illustrando idee: mini fiabe, mini sketch, mini love story sempre con spirito. Conquistarono così un’immensa, sorridente, rassicurante popolarità che toccò tutte le età, bambini compresi, e tutti i media: la radio poi la rivista e il musical di Garinei e Giovannini, da Gran baldoria (debutto nel ’51, scoperti, visti e presi da Paone al night don Rodrigo a Milano) a Gran baraonda, da Carlo non farlo a Trapezio per Lisistrata, duettando con Wanda Osiris («Un bacio a mezzanotte»), con Delia Scala («Donna»), la Masiero, la Barzizza; qualche film e tanta, tv, una serie infinita di sabati sera in bianco e nero. Nella raccolta Fabbri-Cetra sono 25 i dvd con materiale Rai dell’Italia musicarella dei 60, con trasmissioni cult del grande Falqui, da «Studio Uno» a «Giardino d’Inverno», da «Non cantare, spara» a «Stasera i Cetra» al kolossal «La Biblioteca di Studio Uno» nel ’64 in cui, magari con 400 comparse e colleghi ospiti di nome, gli scatenati Cetra singin’ and dancin’ sceneggiavano i romanzi celebri, dal Dumas al Manzoni, saccheggiando con ironia il repertorio di tutto il mondo.
Al solito, la nostalgia: oggi si chiude. Chiusano se ne è andato nel ’90 e Savona nel 2008, ma rimane la memoria di un’esperienza irripetibile per gusto, classe, personalità di gruppo. Non è facile sintonizzarsi in quattro ma loro per 50 anni sono sempre andati d’amore e d’accordo con tutta l’Italia.
Maurizio Porro