7 marzo 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. ALFANO NON VA DA MONTI, BERLUSCONI NON VA DA VESPA
REPUBBLICA.IT
Roma - Cresce la tensione tra maggioranza e governo. Con Pdl che Pd danno segnali di insofferenza. Ma Monti minimizza: "Nessun problema, i partiti mi appoggiano". Anche se l’annullamento del vertice con i segretari della maggioranza e le tensioni sul dl semplificazioni suonano come campanelli d’allarme per l’esecutivo.
Alfano non va al vertice. "Ecco perché non andrò al vertice stasera da Monti con Bersani e Casini: non vogliamo parlare di Rai e di giustizia". Il segretario del Pdl Angelino Alfano, in un’intervista al Tg5, taglia corto. E si chiama fuori dall’incontro a palazzo Chigi. Una scelta che provoca la reazione indignata del segretario Pd: "Da Alfano atteggiamento incredibile", dice Pier Luigi Bersani.
Qualche minuto dopo, da Palazzo Chigi, arriva la notizia che l’incontro è annullato. Ma Monti minimizza: "Credo che temporanei problemi possano essere rapidamente superati, l’incontro si terrà la prossima settimana. Non ho alcun segno che la collaborazione stia incrinandosi, anzi mi è stato confermato il contrario, il continuo e convinto sostegno".
Lo scontro conferma che Rai e giustizia restano nervi scoperti per il partito del Cavaliere. "Se lì mi devo incontrare gli altri segretari per soddisfare la sete di poltrone, non ci vado, non partecipo al teatrino della politica - continua Alfano che, però, nega ricadute su Monti - il pasticcio di oggi non è responsabilità
del premier che domani avrà la nostra fiducia alla Camera dove ci sarà una votazione. Da questo punto di vista non verrà meno la fiducia al governo".
E la giustizia? "Ieri un ministro ((il guardasigilli Severino ndr) ha incontrato due segretari su tre (Pd e Udc ndr) della maggioranza e questi sono fatti politici. Se i ministri tecnici fanno vertici con alcuni segretari si assumano le proprie responsabilità" attacca Maurizio Gasparri. Insomma la norma sulla responsabilità civile dei magistrati non si tocca e il partito di via dell’Umiltà la difenderà durante l’iter del provvedimento al Senato.
E che qualcosa si muova dentro il Pdl lo testimonia il nuovo annuncio, sempre su Twitter, di Alfano: "Ho appena convocato una riunione urgente con i capigruppo ed i coordinatori del Pdl". A delimitare i confini ci pensa Fabrizio Cicchitto: "’Abbiamo dato la fiducia a Monti affinché intervenga su questioni economiche e non su Rai e giustizia. E la fiducia continuerà ad averla se si occuperà di questo". E non di altro.
Ancora Alfano, ai microfoni del Tg1: "La sinistra usa un diversivo per parlare di Rai e giustizia. Noi invece vogliamo parlare dei problemi del Paese, la crisi, la crescita, il lavoro, se loro non sono pronti e vogliono occuparsi dei problemi del Palazzo lo dicano chiaramente".
"E’ lo schifo della politica". Da registrare lo scambio tra il ministro della Giustizia Paola Severino e il ministro della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi, davanti al ministro della Salute Renato Balduzzi, a margine di una mostra, a Roma. "Hai visto cos’è successo oggi...?" riferimento della Severino alla vicenda che ha portato all’annullamento del vertice. Riccardi: "Alfano voleva solo creare il caso. Vogliono solo strumentalizzare, ed è la cosa che mi fa più schifo della politica, ma quei tempi sono finiti. Loro hanno grossi problemi nel trovare l’accordo sulla legge elettorale".
I capogruppo Pdl in Camera e Senato chiedono smentita o dimissioni del ministro Riccardi. "Riccardi smentisca le parole inaccettabili attribuitegli o si dimetta" scrive Maurizio Gasparri su Twitter. "Se al Ministro Riccardi facciamo schifo - rincara Fabrizio Cicchitto - può benissimo prendere definitivamente le distanze da noi dimettendosi. In caso diverso metterebbe in evidenza una straordinaria dose di doppiezza e di opportunismo continuando a fare il Ministro con il voto di chi disprezza".
Il ministro Riccardi non si dimette ma si scusa: "Battute fuori contesto, mi scuso se qualcuno si è ritenuto offeso".
Bersani: "Il governo non salta sulla Rai, ma...". In serata, nuovo intervento di Bersani alla trasmissione Sky Rapporto Carelli. "Non c’è nessun problema tra i partiti - assicura il segretario del Pd -. Noi siamo pronti a discutere di tutto, se qualcuno non lo è lo dica. Il gesto di Alfano è totalmente inopinato e inaspettato - accusa ancora Bersani -. E non è affatto vero che il presidente del Consiglio ci ha invitati per discutere di Rai e Giustizia, ma per fare il punto programmatico del governo. Il problema di Alfano non è che ci siano in agenda solo Rai e giustizia, ma che ci siano anche Rai e giustizia, e in particolare giustizia. Se è così, è un punto molto delicato".
"Sulla Rai, il discorso è semplice - prosegue Bersani -. Il Pd dice unilateralmente che c’è un’azienda che sta andando alla sbando, e serve una governance per intervenire sul piano industriale. Con questa governance non è possibile farlo. E se si rinnova il Cda con il meccanismo della Gasparri noi non partecipiamo. Ciascuno si prenda le sue responsabilità, a partire dal ministro del Tesoro Monti, che è azionista di maggioranza" della Rai. Bersani ha tenuto a chiarire: "Non salta il governo su questa cosa, ma ci sarà consentito non partecipare a questa distruzione...". Se poi, ha aggiunto, "il Pdl vuole mettersi di traverso, va benissimo, ma il governo non salterà per questo".
Quanto alla giustizia, "il governo si è riservato di fare una proposta sul ddl anticorruzione, non è pensabile che in questa fase possiamo indebolire le norme. L’ipotesi di stralciare o rimandare la legge non è proponibile, se questa è l’ipotesi su cui lavora la destra, noi non siamo disponibili e credo anche il governo non sia disponibile".
"Per noi questo governo arriva fino al 2013 e siamo fermi su questo punto. Lavoriamo per superare le difficoltà che incontriamo" ha ribadito ancora Bersani, definendo "cervellotica" l’ipotesi di una grande coalizione Pd-Pdl-terzo polo nel 2013. Sostituire il dibattito sui programmi tra gli schieramenti politici con una situazione di "grande coalizione" prefigurerebbe, secondo Bersani, una situazione da "democrazia sospesa". Bersani osserva che nei vari incontri di questi mesi con Alfano e il Pdl "sui temi sociali, della democrazia e della giustizia, io non mi trovo quasi mai d’accordo con loro e loro quasi mai con me. E’ naturale perché bisogna dire agli italiani che Paese si vuole. A meno che noi non decidiamo di sospendere le elezioni e la democrazia".
Ma Bersani avverte Monti sulla riforma del lavoro: deve essere condivisa dalle parti sociali, altrimenti il governo si mette in crisi con l’Italia. "Se la cosa va bene - dice Bersani - il Paese prende una spinta importante sul piano della fiducia. Se va male, non va male per i rapporti tra Pd e governo, ma perché ciascuno si metterà in libertà". In particolare, "con un paio di miliardi" si può fare la riforma degli ammortizzatori sociali, soldi - aggiunge Bersani - che "si possono trovare perché ne stiamo risparmiando una barca".
Su Sky, Bersani parla di un Pd disposto anche a compromessi pur di cambiare la legge elettorale. "Con Casini spesso e volentieri ci troviamo d’accordo e se sulla legge elettorale c’è uno sforzo comune a cambiarla sono d’accordo e disposto ad un compromesso - le parole del segretario Pd -. La bozza va discussa e affinata, ma il punto aperto è come conciliare la flessibilità per evitare maggioranze abborracciate e non senza arrivare al punto che non si sa qual è la maggioranza, quale il premier, quale la proposta di governo". E aggiunge: "La soglia del 5% è ragionevole".
Bersani, inoltre, è favorevole all’abolizione della par condicio. "Vorrei giornalisti con la schiena diritta - aggiunge, commentando l’annullamento di Porta a Porta con Berlusconi -. Per loro ci sono problemi seri che sono venuti fuori".
Maxiemendamento e fiducia. Il testo del decreto legge Semplificazioni arriva all’esame dell’Aula di Montecitorio senza la modifica chiesta dal Governo che riguarda il fondo di riserva per gli imprevisti. In precedenza il sottosegretario all’economia, Gianfranco Polillo, aveva detto che o la commissione cambiava il testo oppure il governo avrebbe messo la fiducia. Il Pd, per bocca del capogruppo in commissione Affari Costituzionali, Gianclaudio Bressa, aveva reagito minacciando di non votare la fiducia: "’C’è da chiedersi chi sia Polillo e chi rappresenti".
Più tardi il capogruppo democratico Dario Franceschini ha precisato: "Mai pensato di non votare la fiducia, ma non esiste che un sottosegretario, Polillo, minacci una commissione parlamentare, senza averne titolo, di ricorrere a un maxiemendamento su cui mettere la fiducia anziché sul testo votato dalle commissioni se non viene modificata una norma già approvata e non gradita. Mi aspetto che il governo chiarisca che l’improvvida uscita del sottosegretario non era in alcun modo autorizzata". Chiamato in causa il governo batte un colpo: "Se decideremo di mettere il voto di fiducia, lo faremo solo sul testo che uscirà dalle commissioni" precisa il ministro della Pubblica amministrazione, Patroni Griffi.
Silvio non va da Vespa. A sorpresa Silvio Berlusconi ha annullato la registrazione della puntata di «Porta a Porta» che sarebbe dovuta andare in onda questa sera. L’ex premier avrebbe dato forfait proprio pochi minuti prima della registrazione. Una rinuncia legata alla scelta di evitare equivoci sulla leadership dell’attuale segretario del Pdl Angelino Alfano. Quell’Alfano che l’ex premier prima aveva primo definto "senza storia" e senza "il quid" necessario per essere un leader, salvo poi fare una precipitosa marcia indietro.
"Silvio Berlusconi è rimasto vittima della par condicio - ha detto Bruno Vespa - L’ex Presidente del consiglio mi ha spiegato che dopo le polemiche dei giorni scorsi sul ruolo di Alfano 1 una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd Bersani (prevista il 21 marzo) avrebbe creato sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del pdl che è di alfano al quale berlusconi intendeva confermare ancora una volta tutta la sua fiducia".
"Ho obiettato - ha continuato Vespa - che seguendo questo criterio Berlusconi non potrà più comparire in televisione e fatto fermamente presenti le difficoltà in cui ci metteva questa decisione dell’ultim’ora, ma l’ex presidente del consiglio, nello scusarsi per il disagio prodotto a Raiuno e agli ospiti che erano stati invitati, ha ribadito che da tutto il partito gli veniva rivolto l’invito a non alimentare indirettamente polemiche". "Abbiamo - ha concluso il conduttore - pertanto deciso di non sostituire la prima serata di stasera con una puntata con altri ospiti o con un altro tema, di andare in onda con un programma già registrato in seconda serata e di confermare naturalmente l’invito per la prima serata a Pierluigi Bersani".
E proprio dal segretario del Pd arriva un sarcastico commento su Twitter: "Vespa si tolga dall’imbarazzo. Inviti sia Berlusconi che Alfano. Il 21 dovrei essere a Porta a Porta. Cedo il mio posto". Il conduttore replica piccato: "’Apprezzo la generosita’ di Bersani, ma l’invitato speciale per il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, resta lui e soltanto lui. Dopo tante prime serate trascorse su altre reti il segretario del Pd onori della sua gradita presenza anche RaiUno". Interviene, sempre su twitter, anche Alfano: "Simpatico Bersani! tanto simpatico che piuttosto che andare a Porta a Porta dovresti andare a Ballarò al posto di Crozza".
(07 marzo 2012)
CORRIERE.IT - IL RIFIUTO DI ALFANO
MILANO - «Problemi tra loro ma c’è il convinto sostegno da partiti». È il pensiero del presidente del Consiglio Mario Monti dopo aver deciso di annullare il vertice coi leader di Pd Pierluigi Bersani, Pdl Angelino Alfano e Udc Pierferdinando Casini previsto per mercoledì alle 19.30. «L’incontro avrà luogo in data da determinarsi la prossima settimana» ha detto Monti. «Mi è stato confermato sostegno al governo. La collaborazione con le forze politiche che lo sostengono in Parlamento è vitale per il governo e fondamentale per il Paese; non ho alcun segno che questa collaborazione si sia incrinata o si stia incrinandosi: anzi mi è stato confermato il contrario e cioè il convinto e continuo sostegno delle forze politiche».
ALFANO - La decisione è stata assunta dopo la defezione annunciata da Angelino Alfano. Il segretario del Pdl aveva fatto sapere di non avere intenzione di partecipare al vertice con Bersani e Casini. «Non ci andrò perché mi pare di capire - aveva spiegato al Tg5 - si voglia parlare di Rai e giustizia» e non della situazione dell’economia. «Se lì mi devo incontrare per soddisfare sete di poltrone Rai o per far avvicinare Bersani con Vendola e Di Pietro sui temi della giustizia, sarebbe solo un teatrino della politica a cui mi sottraggo». Successivamente Alfano ha scritto su Twitter: «Ho appena convocato riunione urgente con i capigruppo ed i coordinatori».
BERSANI: INCREDIBILE - Immediata la reazione del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che ha definito «Incredibile» l’atteggiamento di Alfano. «All’ordine del giorno dell’incontro, come potrebbe confermare anche lo stesso Monti, non c’erano solo Rai e giustizia», ha aggiunto il segretario del Pd.
FIDUCIA - Un’assenza polemica, ma che non farà mancare l’appoggio al governo, ha assicurato Alfano: «No, il pasticcio non è responsabilità di Monti, che domani avrà la nostra fiducia alla Camera dove ci sarà una votazione - ha detto -. Da questo punto di vista non verrà meno la fiducia al governo». L’irrigidimento di Alfano potrebbe avere origine dal vertice tra il ministro Paola Severino con Bersani e Casini sui problemi della Giustizia e sul ddl anticorruzione. «Guardate le dichiarazioni e gli incontri che sono avvenuti martedì. Se i ministri tecnici fanno vertici con alcuni segretari si assumono le proprie responsabilità e noi siamo coerenti», ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, spiegando la decisione del segretario del Pdl di non prendere parte stasera alla riunione.
FACEBOOK - Poco prima il segretario Pdl aveva affidato a Facebook il suo malcontento: «A leggere i giornali pare che stasera con Monti si parlerà solo di Giustizia e Rai.., e pensare che credevamo che le priorità del Paese fossero l’economia, lo sviluppo, la crescita. Forse ci eravamo sbagliati. Ovviamente noi parleremo di economia, riforma fiscale e anche sulla giustizia, se proprio la ritengono "missione centrale" del Governo, arriveremo con le nostre proposte». Sulla sua pagina Facebook il leader del Pdl, ha ricapitolato le proposte del Pdl in materia di giustizia: «la legge anticorruzione a prima firma Berlusconi-Alfano, la responsabilità civile dei magistrati (chi sbaglia paga), il giusto processo (per la parità tra accusa e difesa). Tutti temi già discussi in un ramo del Parlamento e pronti per l’approvazione». «Se si vuole parlare di giustizia, siamo pronti a far incontrare i nostri tecnici con il ministro Severino», ha concluso Alfano.
LE QUESTIONI APERTE - Sono diverse le questioni che Monti dovrebbe affrontare con la sua maggioranza, a partire probabilmente dalla riforma del mercato del lavoro, dopo che il governo - che punta a vararla entro il mese - ha per il momento rinviato la discussione con le parti sociali in attesa di trovare fondi certi per finanziare i nuovi ammortizzatori sociali. Sul tavolo anche la vicenda della Rai, il cui cda scade ufficialmente a fine mese. Pd e Terzo polo premono per una riforma della governance dell’azienda pubblica radio-tv - come del resto ha detto già anche Monti nelle settimane scorse - mentre il Pdl (che in Rai resta saldamente alleato con la Lega Nord) vorrebbe semplicemente rinnovare i vertici con la legge attuale. Altro dossier aperto, quello dell’assegnazione delle frequenze tv, (mercoledì mattina il premier Mario Monti ha incontrato a palazzo Chigi il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ndr) attualmente congelato dal governo e che trova su posizioni diverse Pd e centristi rispetto al partito di Silvio Berlusconi. Non è un caso, in questo caso, la visita a Monti del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, mercoledì mattina. Infine, due argomenti caldi per la giustizia, come il ddl anti-corruzione - all’esame del parlamento da anni, e che il Pd vorrebbe cambiare - e la responsabilità civile dei magistrati, che vede il governo contrario all’attuale formulazione.
CORRIERE.IT - IL RIFIUTO DI BERLUSCONI
MILANO - Proprio il salotto di Bruno Vespa che negli anni è stata la vetrina per eccellenza di Silvio Berlusconi diventa il pretesto per un nuovo, duro, scontro tutto interno al Pdl. A sorpresa l’ex premier ha annullato la registrazione della puntata di «Porta a Porta» che sarebbe dovuta andare in onda questa sera. Il forfait è arrivato qualche minuto prima che iniziasse la registrazione e dopo una serie di telefonate notturne per spingere Berlusconi a non andare da Vespa, perché a giudizio di alcuni maggiorenti del Pdl, avrebbe significato una delegittimazione del segretario Angelino Alfano. E questo perché la settimana prossima nello stesso salotto verrà ospitato il segretario del Pd Luigi Bersani. È stato invece confermato il viaggio che Berlusconi aveva in programma in Russia, dove si recherà per congratularsi con Vladimr Putun per la sua rielezione.
IL GIALLO - Secondo le indiscrezioni raccolte dal Corriere che filtrano da ambienti dello stesso Pdl, proporre ai telespettatori la solita contrapposizione Berlusconi-Bersani significherebbe sconfessare Alfano. Una sorta di rivolta interna alla quale sarebbe comunque estraneo lo stesso Alfano che sarebbe stato utilizzato strumentalmente per bloccare la nuova uscita pubblica di Berlusconi. Segnali di malumori che erano già iniziati qualche settimana fa quando l’ex premier aveva detto che al suo giovane pupillo Angelino mancava il «quid» per ambire alla leadership del partito. A seguire c’era stata la clamorosa e plateale retromarcia con l’elogio pubblico di «Angelino che se li mangia tutti». Troppo miele che ha solo confermato piuttosto che smentire le tensioni interne sulla leadership del Pdl.
VESPA CONFERMA - «Silvio Berlusconi è rimasto vittima della par condicio». Così Bruno Vespa spiega l’annullamento della trasmissione con l’ex presidente del Consiglio. Il viaggio di Berlusconi a Mosca per la cena con Putin e Medvedev aveva fatto programmare per le 10 la registrazione della prima serata programmata da Rai1. «Com’è noto - osserva Vespa - la legge impone l’equilibrio delle presenze tra rappresentanti di forze politiche di peso equivalente. Avevamo perciò invitato per oggi Berlusconi e per il 21 marzo Bersani. Sappiamo bene che il segretario del Pdl è Angelino Alfano, che era stato nostro ospite di altre due prime serate insieme con politici di segno diverso, ma Berlusconi non aveva mai parlato in televisione dopo le sue dimissioni da palazzo Chigi del 12 novembre e certamente le spiegazioni che solo lui potrebbe dare sarebbero state interessanti».
BERSANI: CEDO IL POSTO - «L’ex presidente del Consiglio - prosegue Vespa - mi ha tuttavia spiegato che - dopo le polemiche dei giorni scorsi sul ruolo di Alfano - una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd avrebbe creato sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del Pdl che è di Alfano al quale Berlusconi intendeva confermare ancora una volta tutta la sua fiducia. Ho obiettato che seguendo questo criterio Berlusconi non potrà più comparire in televisione e fatto fermamente presenti le difficoltà in cui ci metteva questa decisione dell’ultima ora, ma l’ex presidente del Consiglio - nello scusarsi per il disagio prodotto a Rai1 e agli ospiti che erano stati invitati - ha ribadito che da tutto il partito gli veniva rivolto l’invito a non alimentare indirettamente polemiche. Abbiamo pertanto deciso di non sostituire la prima serata con una puntata con altri ospiti o con un altro tema e di andare in onda con un programma già registrato in seconda serata e di confermare naturalmente l’invito per il 21 marzo a Pierluigi Bersani». Sull’argomento Bersani interviene su Twitter: «Vespa si tolga dall’imbarazzo, inviti sia Berlusconi che Angelino Alfano. Il 21 dovrei essere ospite di Porta a Porta. Cedo il mio posto». Replica Vespa: «Apprezzo la generosità di Bersani, ma l’invitato resta lui e soltanto lui. Dopo tante prime serate trascorse su altre reti il segretario del Pd onori della sua gradita presenza anche RaiUno».
I MAGGIORENTI - Al momento non è dato sapere chi materialmente abbia telefonato a Berlusconi per spingerlo a rinunciare alla puntata di «Porta a Porta». Ma si tratterebbe di «maggiorenti» e comunque è sicuramente un ulteriore segnale delle lacerazioni interne al Pdl. Che Berlusconi sia costretto a rinunciare a «Porta a Porta» è veramente la fine di un’epoca.
DAGOSPIA SULLA RAI
1 - RAI: VELTRONI, MI AUGURO PARTITI FACCIANO PASSO INDIETRO
(AGI) - Walter Veltroni ha invocato una riforma della Rai. "Mi auguro che quello che e’ successo nel paese succeda in Rai e i partiti facciano un passo indietro", ha detto l’ex leader del Pd intervistato a ’28 minuti’ su Radio2. Serve, ha spiegato, "una legge che istituisca un consiglio d’amministrazione di 3 persone, che sia nominato un amministratore delegato e che la Rai possa tornare a essere un’azienda che si occupa del prodotto, l’unica cosa di cui nessuno parla".
2 - MEDIASET: CONFALONIERI, COSTRETTI A TAGLI SENZA BASI PER RIPRESA
(Adnkronos) - "Un’azienda come Mediaset, in una fase di rallentamento della dinamica dei ricavi con conseguente forte contrazione dei profitti, ha deciso di non intaccare i propri livelli occupazionali. Ma e’ evidente che se non si pongono le basi per una ripresa dell’economia e del mercato pubblicitario, sara’ inevitabile farlo. E come Mediaset, molte altre aziende italiane saranno costrette a farlo".
A lanciare l’allarme e’ Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, nel corso dell’audizione in Commissione Bilancio di Montecitorio. Parole pronunciate a poche ore dall’incontro con il premier Mario Monti, oggi a Palazzo Chigi, e sul quale Confalonieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni: "ubi maior minor cessat", ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano dell’incontro.
Ma nell’intervento in Commissione il presidente di Mediaset non nasconde le preoccupazioni per il futuro. E per un presente minato dalla crisi. "Tutte le manovra poste in essere negli ultimi mesi - attacca - portano ad effetti recessivi sull’economia e un inevitabile aumento della disoccupazione. A prescindere, quindi, dall’ovvio rafforzamento degli ammortizzatori sociali necessari per evitare effetti indesiderati in termini di clima sociale, un’attenzione particolare va riposta sui temi strutturali che riguardano l’occupazione".
E ancora. "Anziche’ dedicare risorse mediatiche e politiche in una battaglia sull’articolo 18" rincara la dose, dopo aver sottolineato che "bisognerebbe in concreto agire per ottenere obiettivi di breve termine quale l’aumento della produttivita’ del lavoro e il miglioramento delle condizioni ’ambientali’ per facilitare l’insediamento in Italia di nuove attivita’ portatrici di impiego".
3 - TV DIGITALE: DA CONFALONIERI APPELLO ACCORATO, REGOLE CERTE SU BEAUTY CONTEST
(Adnkronos) - "Un ultimo accorato appello alla necessita’ di regole certe". A rivolgerlo e’ il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, in audizione in Commissione Bilancio della Camera.
"Il nostro cammino per la rivoluzione digitale - ricorda Confalonieri - e’ iniziato nel 2001 con la legge che ci obbligava al nuovo standard. Sono passati 11 anni e ancora siamo con il beauty contest, la procedura di assegnazione delle frequenze in grado di chiudere la procedura europea, sospeso. Non e’ con queste incertezze che le aziende possono andare avanti e non e’ con la demagogia che potremo continuare a svolgere il ruolo che abbiamo nella societa’, nell’economia, nell’informazione e nella produzione di contenuti originali".
"Mediaset - sottolinea rivolgendosi ai membri della Commissione - e’ un’azienda sana, che fa impresa in Italia e che chiede il sostegno del sistema paese per proseguire nella sua politica di investimento, occupazione e di crescita".
4 - RAI: DOMANI IN CDA ODG SU MAZZA E PIANO FICTION RITOCCATO A 180 MLN
(Adnkronos) - Domani mattina sul tavolo del Cda Rai due voti significativi: quello sull’ordine del giorno presentato da Rodolfo De Laurentiis il 29 febbraio scorso per chiedere il riassetto organizzativo della rete ammiraglia della Rai e la sostituzione del direttore Mauro Mazza; e quello sul piano fiction presentato dal direttore Fabrizio Del Noce il 2 febbraio scorso e discusso in Cda il 9 febbraio. Un piano che, a quanto apprende l’Adnkronos, non avrebbe recepito, se non in piccolossima parte, le critiche avanzate poco meno di un mese fa da piu’ di un consigliere.
Fra le novita’ apportate dal direttore di Rai Fiction vi sarebbe l’introduzione di un tv movie sulla strage di Duisburg che andrebbe incontro alla richiesta fatta da alcuni consiglieri di inserire tematiche contemporanee, la cancellazione della miniserie ’Delitto d’Amore’, prodotta da Massimo Ferrero, per fare posto a quella sulla legge Merlin, ed infine la decisione di rimettere ’Il Medico in famiglia’ per intero e cioe’ con 26 puntate da 50 minuti e non a meta’ come inizialmente stabilito. Tutte novita’ che avrebbero effetti anche sui costi: il budget sarebbe passato, infatti, da 171 mln a 180 mln di euro (compresi i cartoni animati).
Su una parte dei 9 milioni di differenza, sembra, pero’, che ai consiglieri i conti non tornino: se, infatti, e’ ritenuto comunque legittimo che 3 milioni possano essere recuperati dalla rinuncia alle attivazioni delle fiction per l’equivalente cifra; per gli altri c’e’ chi storce il naso considerando inverosimile, se pure interessante come idea di fondo, che possano arrivare dalla realizzazione delle produzioni con strutture produttive Rai, perche’ si tratta di fiction da condurre in porto nell’anno in corso.
5 - RAI: ORFINI, GOVERNO NON SI CURI DI VETI PDL, AVANTI SU RIFORMA GOVERNANCE
(Adnkronos) - "L’atteggiamento di Alfano dimostra oltre ogni ragionevole dubbio quale sia l’idea che il centrodestra ha del futuro della Rai: un’azienda asservita alla politica e incapace di competere. Ormai siamo al dunque, il cda e’ in scadenza e si vedra’ chi davvero ha intenzione di rilanciare il servizio pubblico". Lo afferma Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione Partito Democratico.
"Al governo chiediamo di non curarsi dei veti di chi ha paura di perdere l’amata lottizzazione e di andare avanti con coraggio: serve una riforma della governance da approvare subito e dispiacerebbe che si facesse finta di non considerare questa una priorita’", aggiunge.
"Ad Alfano suggeriamo di tornare sui suoi passi: non c’e’ niente di moderno e innovativo in una destra che si rifiuta di fare le riforme per conservare questo desolante staus quo, al solo fine di continuare a lottizzare", conclude Orfini.
DA REPUBBLICA DI OGGI, PEZZO DI CLAUDIO TITO SU BERLUSCONI CHE VUOLE RIDISCENDERE IN CAMPO
«La fase di decantazione è finita. In campo ci devo tornare io». In politica gli spazi vuoti non esistono. E Silvio Berlusconi lo sa bene. Occupò lui nel 1994 il campo lasciato libero dai partiti della Prima Repubblica. E ora non vuole lasciare ad altri quella ampia fascia di elettorato che negli ultimi 15 anni si è rivolta al centrodestra. Vuole custodire il suo orto nella convinzione che nessun altro possa coltivarlo al suo posto fornendogli tutte le possibili garanzie.
E così nelle ultime settimane l´ex premier ha ricominciato a ridisegnare un "piano" per una sorta di "nuova discesa in campo". Certo, non pensa più ad una operazione per ricandidarsi alla premiership. I sondaggi che sono stati recapitati sulla scrivania di Arcore descrivono uno scenario che non gli permette in questa fase una sorta di "predellino due". Il "berlusconismo", per come lo abbiamo conosciuto, difficilmente si materializzerà nuovamente. Semmai si mostrerà con il suo volto più dialogante.
Il suo obiettivo - in modo molto pragmatico - è quello di «giocare in proprio», di gestirsi il patrimonio di consenso che ancora gli rimane, di sfruttarlo per se stesso e - se serve - per le sue aziende. Soprattutto vuole ritornare in qualche modo al centro della scena. Perché, come diceva anni fa uno dei suoi migliori amici, Marcello Dell´Utri, «Silvio non sa stare in panchina». E perché, sebbene assomigli sempre più a una chimera, il capo del Pdl non riesce a rinunciare al sogno accarezzato per tanti anni: approdare al Quirinale nel 2013.
I primi segni della nuova strategia sono stati tracciati un paio di settimane fa in un tempestoso vertice del suo partito convocato a Villa San Martino. In quell´incontro lanciò l´idea di sostituire il Popolo delle libertà con una sorta di "Lista civica nazionale". La risposta dei Colonnelli di An e anche di qualche "potentanto" dell´ex Forza Italia fu gelida. Netta opposizione. Soprattutto fu Angelino Alfano, il segretario pidiellino, a rifiutare l´inversione di rotta che avrebbe provocato anche la fine del suo incarico.
Un episodio che ha segnato la rottura tra il Cavaliere e il "delfino pro tempore". Da quel momento Berlusconi ha di fatto scaricato l´ex ministro della Giustizia. Da quel giorno ripete a tutti - lo ha fatto anche di recente a Villa Gernetto incontrando un gruppo di imprenditori - che «a Angelino manca il quid». Ritiene che quel «quid» per il momento lo abbia solo lui. Del resto, che il progetto sia quello di ricominciare a dare le carte lo si capisce dalle sue ultime mosse.
Oggi tornerà nel suo salotto televisivo preferito e più agevole, quello di "Porta a porta". Subito dopo volerà a Mosca per incontrare Putin (nei momenti più difficili si è sempre fatto consigliare dall´"amico Vladimir"). Negli ultimi quindici giorni ha concesso interviste a giornali stranieri tra cui il Financial Times. La scorsa settimana è tornato a frequentare - non lo faceva da mesi - i summit del Ppe. Proprio a Bruxelles, davanti ai leader popolari sempre più perplessi, si è tagliato su misura il ruolo politico: «Solo io ho potuto resistere alla speculazione finanziaria, solo grazie a me l´Italia si è potuta risollevare, senza di me sarebbe stata una catastrofe».
Insomma l´ex premier cerca di favorire - per se stesso - l´arrivo di una nuova stagione politica. Una strada che prevede alcune tappe: la prima consiste nell´ammainare la vecchia bandiera del Pdl. «Alfano - si è lamentato con alcuni dei "big" pdiellini - sta mettendo in piedi un partito vecchio. Le primarie, le tessere, i congressi. Tutta roba da antiquariato». Per non parlare della guerra ormai aperta tra gli ex di Alleanza nazionale e gli ex di Forza Italia che per l´ex presidente del consiglio rappresenta un motivo in più per "rottamare" il veicolo malridotto
E forse non è un caso che la scorsa settimana abbia negato i fondi allo stato maggiore del suo partito per la campagna elettorale amministrativa di maggio. È sostanzialmente inutile impiegare risorse per un soggetto in via di estinzione. Anche perché proprio l´ultimo sondaggio che gli è stato confezionato, su un punto offre conferme inequivocabili: dopo Monti, nessuno può pensare di ripresentare per la premiership un "politico puro".
Anche il sondaggio dell´Ipr per Repubblica mette in evidenza che un partito dei "tecnici" si attesterebbe già adesso intorno al 22%. La seconda tappa è quella di preservare un bacino elettorale evitando di consegnarlo ai centristi di Casini e all´eventuale partito dei cattolici.
Berlusconi, insomma, è sicuro di poter riconquistare la scena. «Io - è il suo refrain - non mollo mai». Tra le prossime amministrative e l´autunno vuole poter scegliere in prima persona se puntare le sue carte sulla permanenza di Monti a Palazzo Chigi anche dopo il 2013 o imboccare un percorso nuovo. Ma sempre con una finalità: conservare il ruolo di king maker dello scenario politico o per lo meno di soggetto con il quale più o meno tutti debbano fare i conti.