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 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

COSÌ SPREAD E «CEDOLONE» NON SONO PIÙ DEI RIFERIMENTI

Via lo spread contro i Bund, via le ingannevoli "cedolone". Il BTp Italia, il nuovo titolo di Stato creato dal Tesoro per attrarre l’interesse delle famiglie, il portafoglio dei retail, spazza via con un solo colpo due discutibili punti di riferimento del risparmiatore italiano, uno molto recente (il differenziale tra il rendimento dei titoli italiani e tedeschi), l’altro radicato da tempo immemorabile nella smania spesso irrazionale della ricerca dell’alto rendimento a fronte di alto rischio di credito. Quella stessa smania responsabile per i 14 miliardi di dollari di Tango bond argentini in Italia e – per un importo che sembrerebbe molto più contenuto – dei titoli di Stato greci posseduti ad oggi dagli investitori privati italiani. «Lasciarsi attrarre dalla cedola alta porta a esperienze negative – ha ricordato il viceministro Grilli ieri in conferenza stampa –. La crisi finanziaria del 2008 ha mostrato che i potenziali alti rendimenti erano troppo alti, c’era qualcosa che non andava, c’era l’inghippo». Meglio per il risparmiatore, secondo Grilli, rifocalizzare l’attenzione sulla preservazione e conservazione del capitale. Il BTp Italia protegge il capitale contro l’aumento del costo della vita, «preserva il risparmio degli italiani».
Il BTp Italia non si misurerà in punti di distanza dall’andamento dei Bund, se non altro perché semplicemente la Germania non emette titoli di Stato indicizzati all’inflazione italiana. Indicizza i Bund all’inflazione europea. Il termometro dello spread non funziona. Il BTp Italia semmai si può paragonare in casa al BTp€i indicizzato all’inflazione europea: nell’ultima asta – non telematica – dello scorso 24 febbraio, il BTp quinquennale indicizzato all’inflazione europea è stato collocato con un rendimento di assegnazione lordo del 2,71%, un prezzo per i nettisti di 97,4848. Il capitale sarà rivalutato in un’unica soluzione alla scadenza. Per il BTp€i il prezzo in asta cambia mentre la cedola è fissa (2,10%), nel caso del BTp Italia invece in asta il prezzo è fisso (100) ma cambia la cedola.
Il BTp Italia tende a non avere una cedolona, paga un "tasso reale", quindi depurato dall’inflazione. La cedola è ben più bassa rispetto a quella dei tradizionali BTp. Il BTp Italia, però, riconosce all’investitore una maggiorazione sul capitale, rivalutato per il tasso dell’inflazione, a differenza dei BTp standard. Un esempio. Si ponga il caso che un BTp a quattro anni paghi un rendimento del 4% e che l’inflazione viaggi al 2% all’anno. Il BTp Italia pagherebbe una cedola semestrale dell’1,01%e intanto il capitale verrebbe rivalutato semestralmente da 100 a 101: in un anno, il nuovo BTp verserebbe una cedola attorno al 2,02% con un capitale rivalutato da 100 a 102.
L’investitore che sottoscrive il BTp Italia, dunque, non deve guardare né allo spread né alla cedolona. Deve pensare piuttosto ai vantaggi del rendimento "reale" e capitale rivalutato. Ai tempi dell’alta inflazione e della lira, i titoli di Stato pagavano cedolone a due cifre, ma il risparmiatore non guardava al rendimento reale (che poteva anche essere zero), gli bastava quello nominale. Ai tempi degli eurobond emessi da Banca mondiale e Bei esenti dalla ritenuta alla fonte, il risparmiatore veniva attratto dall’agevolazione fiscale e acquistava questi bond senza valutare che, a conti fatti, queste obbligazioni esentasse rendevano meno di quelle tassate.
I tempi sono cambiati. La crisi del debito sovrano europeo e l’estrema volatilità dell’andamento dei titoli di Stato hanno generato un’altra smania, un’altra ricerca irrazionale, quella della preservazione del capitale a tutti i costi. Il flight to quality, la fuga verso la qualità, ha fatto sì che pur di mettere al sicuro il capitale molti investitori istituzionali internazionali abbiano acquistato titoli di Stato tedeschi con rendimento nominale addirittura negativo (altro che reale...).
Non c’è bisogno di arrivare a tanto. Il risparmiatore con il BTp Italia ha l’opportunità di acquistare in asta un titolo alla pari (questo semplifica il calcolo del capitale investito), con cedola che paga, male che vada, un tasso reale minimo garantito (a differenza del BTp indicizzato all’inflazione europea). Intanto il capitale investito si rivaluta semestralmente sulla base dell’inflazione. «Nel tempo il risparmiatore italiano si è evoluto», ha affermato ieri convinta Maria Cannata presentando il BTp Italia e mettendo sul sito del Mef una maxi-scheda informativa con tanto di formula del coefficiente di indicizzazione del nuovo BTp.