Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

ATTIVI RECORD PER LA BCE

Potremmo definirlo il «ritratto di Dorian Gray» dell’Europa: è il bilancio, sempre più ingombrante, della Banca centrale europea. Mentre l’istituto di Francoforte con i suoi maxi-prestiti agevolati dona una rinnovata giovinezza alle banche e agli Stati del Vecchio continente, dietro le quinte è infatti la stessa Bce ad inglobare nel bilancio rischi potenziali sempre più grandi.
Ieri la Banca centrale europea ha comunicato che il valore totale del suo bilancio è salito a 3.023 miliardi di euro: si tratta di un livello ben superiore rispetto ai 2.928 miliardi di dollari (pari a 2.230 miliardi di euro) della Fed Usa. Insomma: mentre Dorian Gray (cioè le banche e gli Stati in Europa) tornano in salute con la maxi-liquidità, è il "ritratto" (cioè il bilancio della Bce) a inglobare sempre più rischi. A diventare sempre più brutto.
Se la Bce ingrassa
Vediamo perché. Come detto, il bilancio della Bce è cresciuto negli ultimi due mesi per effetto delle due operazioni di rifinanziamento: il 21 dicembre e il 29 febbraio l’istituto di Francoforte ha erogato a quasi tutte le banche europee prestiti triennali al tasso agevolato dell’1%. La Bce l’ha fatto per salvare le banche da un’imminente, e potenzialmente mortale, crisi di liquidità: se non l’avesse fatto, probabilmente oggi avremmo l’Europa piena di Lehman Brothers. Il suo intervento, dunque, è stato determinante.
Però questo salvavita non è stato gratuito: le banche per ottenere questi finanziamenti hanno dato alla Bce titoli in garanzia. E la stessa Bce, per permettere agli istituti di credito di incassare più fondi possibili, ha allargato al massimo il ventaglio di titoli consegnabili (aumentando però anche lo sconto e dunque la protezione per se stessa). Morale: oggi la Bce si trova piena di titoli, accettati a sconto. Tra dicembre e febbraio la Bce ha erogato poco più di 500 miliardi di finanziamenti triennali (al netto dei prestiti in scadenza) e, di conseguenza, ha aumentato il proprio bilancio di una cifra analoga. Non tutti i 3.023 miliardi di attivi sono costituiti da questo tipo di finanziamenti (ci sono per esempio anche 420 miliardi di oro), ma ormai questi costituiscono una parte importante: oltre mille miliardi.
Il ritratto di Dorian Gray
Secondo alcuni economisti tutto questo, pur salvando l’Europa, può presentare alcuni rischi. Il primo, seppur teorico, va cercato nel bilancio stesso della Bce: da un lato Francoforte ha in pancia 284 miliardi di euro di titoli acquistati direttamente sul mercato, dall’altro è potenzialmente esposta ai titoli offerti dalle banche in garanzia. Se la Bce dovesse perdere dei soldi, sarebbe costretta a ricapitalizzarsi: a farlo sarebbero le banche centrali nazionali, che dovrebbero però appoggiarsi ai propri Governi.
Ma i rischi veri – osserva Franco Bruni, docente all’Università Bocconi e vicepresidente Ispi – sono altri. «Il primo è che i fondi erogati dalla Bce vengano solo usati per fare carry trade. Questo aggiusta i bilanci delle banche nel breve periodo, ma di fatto non fa altro che rinviare i problemi. Le banche potrebbero anche approfittare di queste erogazioni per montare operazioni rischiose. Purtroppo non ci sono controlli sul reale impiego di questi soldi».
C’è poi un altro tema: tra tre anni i finanziamenti Bce scadranno. Si tratta di 1.000 miliardi di euro. Se le banche non riusciranno a mettere a posto i propri problemi entro quella data, come li rimborseranno? La Bce sarà costretta a erogare altri prestiti analoghi? La verità è che la Bce sta svolgendo un compito non proprio suo: quello di sostenere un’Europa che ancora non sa badare a se stessa. Il suo intervento funzionerà solo se, nell’arco di tre anni, il Vecchio continente varerà tutte le riforme necessarie. Altrimenti, quel giorno, Dorian Gray scoprirà la sua reale faccia. E non è per niente bella.